Vinexpo, l’Italia nella tana del lupo

Si dice sempre che noi italiani non facciamo mai “sistema”. Sembra che per la rassegna del vino francese quest’anno almeno ci si stia provando grazie al contributo dell’Ice, l’Istituto per il commercio con l’estero. Quasi un centinaio di aziende sono in questi giorni a Bordeaux per la biennale del vino più importante del mondo, o quantomeno la più prestigiosa. Niente pubblico ma solo professionisti del settore. Ecco, tratto dal sito dell’Ice, cosa fanno gli italiani.

In occasione del Salone Internazionale del Vino di Bordeaux l’ICE organizza dal 19 al 23 giugno – unitamente alla collettiva di 100 imprese tricolori nel Padiglione Italia di 1000 metri quadrati – un ciclo di seminari dedicati al vino made in Italy con l’obiettivo di dotarlo di nuove chiavi di lettura e di comunicazione, ampliando e valorizzando la parte immateriale del prodotto, sempre più strategica nel quadro globale delle relazioni internazionali.
Vinexpo rappresenta l’appuntamento mondiale del settore che, con cadenza biennale, offre un momento di confronto delle tendenze dei principali Paesi produttori di vino ed alcolici e un palcoscenico per la presentazione di nuove proposte di comunicazione globale. Quest’anno è prevista la partecipazione di oltre 2400 espositori provenienti da 47 Paesi.
“Il Vino racconta l’Italia” è la terza edizione di seminari tecnici che accompagna la presenza delle imprese italiane a Bordeaux nel corso degli ultimi sei anni. L’ampio consenso riscontrato fin dalla prima edizione, con il ciclo “Viti Estreme” (2007), e successivamente con “Le Vie del Vino” (2009) ha segnato un importante passaggio verso un marketing esperienziale, cogliendo le istanze del consumatore post-moderno, fondendo insieme storia, cultura, tradizione, in un’esperienza originale, in qualche misura unica. Un modello promozionale del vino made in Italy, quello proposto dall’ICE, che si presenta al consumatore globale trasformando l’approccio marketing da “un mercato di massa a una massa di mercati” lontano dall’impostazione di una produzione massificata ed estranea all’Italia e al sistema vino. Sulla base delle esperienze realizzate nell’ultimo anno, l’obiettivo di Vinexpo 2011 è ampliare il contatto con il consumatore globale, mettendo in rete gli incontri seminariali, annullando di fatto, l’importanza della presenza fisica e moltiplicando l’accesso globale dell’utenza.

L’Italia della Storia millenaria, l’Italia patria della Musica, l’Italia memoria storica e luogo delle Arti, con oltre 600 aree riconosciute dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità, l’Italia dei Comuni e delle Regioni. Attraverso questi quattro temi il ciclo di 16 seminari – guidati da relatori di fama internazionale che avranno il compito di trasferire l’emozione del vino Italiano ai presenti – ripercorrerà alcuni momenti importanti per la Storia d’Italia legata a doppio filo con la Storia del Vino. Un rapporto che si snoda nel corso dei secoli condividendo momenti di particolare valenza e testimone dell’evoluzione dello stile di vita Italiano.
Il programma dell’iniziativa prevede ogni giorno quattro seminari appartenenti ai diversi filoni tematici cui prenderanno parte complessivamente 96 aziende italiane. Si parte domenica 19 con il seminario sui vini dei Cesari, quello “Libiam né lieti calici” dedicato ai vini e ai sapori delle terre Verdiane, il seminario sulla città di Verona e i suoi vini e quello “Comuni non comuni” sulle realtà territoriali che, grazie alla produzione vitivinicola, sono divenute un simbolo di un modello di sviluppo decentrato e diffuso divenuto nel tempo tratto caratteristico del tessuto sociale italiano.
Nel secondo giorno si discuterà della viticoltura legata al mondo ecclesiastico con il seminario “vini dei Papi”, dell’incontro tra la musica di Vincenzo Bellini e il vino dell’Etna, dei vini della Val d’Orcia e dei vini della Puglia tra tradizione e Innovazione. Martedì 21 i seminari approfondiranno le realtà produttive dell’epoca del Risorgimento, i vini di Mozart in viaggio in Italia, quelli dell’eredità di Federico II a Castel del Monte ed i vini delle Marche. L’ultimo giorno sarà l’occasione per ripercorrere lo stato dell’arte dell’Italia del Sud nelle fasi antecedenti la nascita dell’Italia con il seminario “i vini dei Vicerè”, per esaltare uno dei più straordinari e inconfondibili generi musicali, la Tarantella, e i vini prodotti nei territori in cui si è sviluppata questa velocissima e frenetica danza, per approfondire il ruolo del Nero d’Avola, il vitigno a bacca rossa più diffuso in Sicilia che fissa l’identità dell’isola e, infine, per proporre un viaggio virtuale tra le colline del Monferrato e delle Langhe e i vini di questa parte del Piemonte. L’iniziativa dell’ICE si completa, infine, con l’innesto del Progetto Magis, coordinato da 12 università italiane, teso alla definizione di un modello produttivo, dove l’attenzione all’ambiente e più in generale alla eco-compatibilità della produzione vitivinicola è elemento centrale. Un altro piccolo tassello per creare un ulteriore valore per il consumatore globale, legando presente e futuro.
Il 2010 ha suggellato l’importanza dei mercati esteri per il vino italiano con un volume di esportazioni che ha raggiunto la metà della produzione nazionale e un valore che sfiora la soglia dei 4 miliardi di euro, coinvolgendo migliaia di imprese tricolori lungo l’intera Penisola. Una delle caratteristiche della ripresa delle esportazioni è il coinvolgimento di tutte le aree produttive e regioni che concorrono all’incremento dei flussi esteri. Sul versante estero, la positività dell’espansione vede coinvolta la maggioranza dei mercati grandi e piccoli con particolare determinazione nei mercati dei Paesi Terzi con un balzo delle consegne da 5,4 a 6,4 milioni di ettolitri, pari ad un incremento del 19%.
La forte domanda è trainata dalla ripresa dei consumi in alcuni mercati emergenti come Russia, Cina e Brasile. Nell’ Unione Europea la domanda sollecita le consegne che passano da 14,6 a 15,7 milioni di ettolitri. A sostenere l’espansione dei volumi di esportazione sono soprattutto i paesi di recente adesione all’Unione: Ungheria, Repubblica Ceca.
Le prospettive nel 2011 sono positive in considerazione della ripresa economica in atto nelle aree strategiche per il setttore enologico e per la progressiva evoluzione della domanda internazionale sempre più alla ricerca di prodotti unici. L’incontro con l’offerta italiana, caratterizzata da una forte identità, unicità dei vitigni autoctoni e le molteplici valenze dei vini di Territorio, entra in perfetta sintonia con i linguaggi e desideri del consumatore globale stretto tra la fragilità delle certezze e l’ubiquitario senso d’insicurezza che pervade le società del nuovo millennio. Obiettivo dell’ICE per la promozione del settore vitivinicolo italiano sarà, da un lato, la costruzione di servizi innovativi al sistema vino Italia in grado di consolidare e sviluppare la competitività nei mercati internazionali e, dall’altro, l’ulteriore sviluppo di una strategia di rete con tutti i soggetti della filiera.
Per saperne di più: www.terroirsditalie.com e Programma Seminari

Una risposta a “Vinexpo, l’Italia nella tana del lupo

  1. Se “ll fare sistema” è quello proposto dall’ICE con degli allestimenti da miserabili allora meglio non fare più sistema. Senza ombra di dubbio gli stand proposti ed organizzati dalle varie regioni su tutte Toscana, Sicilia, Campania, ecc sono decisamente superiori a livello di immagine rispetto allo stand a loculi bianchi proposto dall’ICE. Da produttore italiano , che si trova a Bordeux, mi sono vergognato della pessima immagine che lo stand ITALIA/ICE ha dato all’interno di tale contesto internazionale. La nazione con gli stand più anonimi e desolanti di tutto l intero Vinexpo. Se non ci credete , pubblicate le foto degli stand.
    Grazie e cari saluti da Bordeaux

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