A Sicilia en Primeur 2017, Etna e vini del vulcano

Chi ha visitato l’Etna sa di trovarsi in un luogo speciale. Un vulcano di oltre tremila metri che si affaccia sul mare in un’isola, la Sicilia, al centro del Mediterraneo. Una terra che ha visto l’incrocio di culture, in cui storia umana e geologica hanno costituito un ambiente unico e stratificato.

L’unicità del territorio non è sfuggita ai molti viticoltori che negli ultimi decenni vi stanno investendo, insieme agli storici pionieri, dando nuova vita e blasone ai vini di questa antica regione. A fianco infatti delle cantine storiche troviamo un fiorire di aziende che, con grande impegno, di anno in anno stanno sperimentando per trovare la miglior chiave di interpretazione del territorio e delle sue uve autoctone, principalmente nerello mascalese per i rossi e carricante per i bianchi.

Abbiamo visitato in occasione di Sicilia en Primeur 2017, anteprima del vino siciliano, alcune cantine etnee, la maggior parte delle quali ci hanno sorpreso per eleganza e tipicità dei vini. Cercheremo per ognuna di esse di concentrarci su uno o due portabandiera della filosofia aziendale, impresa non facile e a rischio di dilungarci un po’…

Di Cantine Tornatore, azienda giovane e in grande espansione di cui avevamo già apprezzato i vini lo scorso anno, citeremo l’Etna Rosso Pietrarizzo 2014, nerello mascalese al 100% affinato in grandi botti di legno, dal fantastico naso pietroso e dai sentori terziari e mediterranei di acciuga e capperi e che ha in bocca una splendida sapidità e acidità. Un vino che secondo noi avrà un bel futuro e che consigliamo di provare ad aspettare. Vale la pena raccontare il grande lavoro effettuato in vigna sulla spinta del “vulcanico” Cavalier Tornatore. Un investimento ingente nel terrazzamento e il reimpianto di oltre 60 ettari per restituire alla vigna il territorio originario della famiglia. 

Cottanera è il punto ideale per comprendere il territorio anche soltanto per la splendida vista che dalla cantina si gode sul vulcano. L’Etna Rosso Riserva Contrada Zottorinato 2012, nerello mascalese da vigne vecchie affinato in botti di rovere francese, al naso è complesso fruttato, con note di prugne, dolci e di polvere di cacao. Un vino che ha eleganza, tannini potenti ma dolci, è allo stesso tempo rotondo, con una lunghezza fantastica e una tipica nota di cacao amaro quasi polverosa nel finale a dimostrazione di quanto nel bicchiere entri in modo potente tutto il territorio. Freschezza e sapidità lunghissime, amare e allo stesso tempo dolci.

L’Etna Rosso Arcuria 2013 di Graci, nerello mascalese con affinamento in grandi botti, è un bel rosso fresco, magro e tagliente, con note delicate al naso quasi biscottate e di amaretto e con una nota amara finale in bocca, lunghissima, sapida, di cacao amaro e allo stesso tempo fresca. Bellissimo l’antico palmento che da solo meriterebbe il viaggio in cantina!

Anche Palmento Costanzo merita la visita, per la vista mozzafiato sul grande vigneto ad alberello che declina dai boschi tra una colata lavica fiorita di ginestre e l’antico palmento. Piacevolissimi i vini, ci è piaciuto moltissimo L’Etna Bianco Mofete 2016, carricante e cataratto, dalle note floreali e di frutta, di agrumi, con note balsamiche, un vino di grande freschezza, minerale, di ottima persistenza e con finale sapidissimo.

Bellissima la cantina Cusumano, scavata nella roccia, impreziosita da una parete “viva” in cui è possibile osservare le radici che affondano per vari metri tra le rocce in
cerca d’acqua e la stratificazione millenaria di varie colate e minerali. I vini mantengono  uno standard davvero alto, ottimo l’Alta Mora Etna Bianco 2016, carricante, assaggiato en primeur ma già prontissimo. Un vino dalle note mediterranee, balsamiche, di erbe aromatiche e di frutta a polpa gialla, che in bocca è verticale, corposo, salino. Molto elegante ma con tanto frutto e tannino l’Alta Mora Etna Rosso 2014, che ha note fruttate e terziarie, gradevolissime, eteree.

Benanti è la cantina che per prima ha creduto nella potenzialità di realizzare grandi vini sul vulcano. Avendo alle spalle un maggior numero di vendemmie è stato possibile assaggiare anche annate storiche che menzioneremo anche per dare un’idea delle capacità evolutive di questi vini. L’Etna Rosso Contrada Rovitello 2004, nerello mascalese e cappuccio, ha un colore con punte aranciate ma vivo, un naso etereo, agrumato, con note di ciliegia sotto spirito. In bocca ha un’eleganza straordinaria, sapidità, freschezza e tannini ben presenti, lunghissimi, equilibrati da morbidezza e corpo. L’Etna Bianco Superiore Pietramarina 2009 ha un naso delicatissimo e complesso con note di idrocarburo, ma anche dolci, fiorite, fruttate. In bocca sembra quasi un riesling: agrumato, con una nota dolce e di idrocarburo, una freschezza balsamica lunga quasi mentolata che unita alla sapidità prorompente danno un vino dal finale salino lunghissimo. Non male per un bianco che affina solo in acciaio!


Barone di Villagrande
è una realtà storica, attiva da diversi secoli, la cui tradizione si respira nell’antica cantina con le secolari botti di castagno. Anche in questo caso parleremo di annate storiche essendo la produzione di lunghissima data. Abbiamo avuto modo di assaggiare il metodo classico da nerello mascalese annata 1996 dalla riserva di famiglia: qualcosa di strepitoso con bollicine finissime e numerose, sentori minerali, di lieviti e croccantezza al naso e un’acidità e una sapidità clamorose, intensissime per vino che potrebbe essere bevuto tra altri 21 anni! L’Etna Bianco Superiore Fiore 2001, carricante in purezza, è giallo dorato molto intenso, ha un naso intrigante e complessissimo con note dolci, di frutta matura, balsamiche, di erbe aromatiche e resina. Un grandissimo vino che ha tanto corpo e ancora sapidità e freschezza impensabili con un finale balsamico e salino. Un vino opulento ed elegante allo stesso tempo, piacevolissimo che da l’idea di come il carricante abbia potenzialità infinite sul territorio di cui è massima espressione tra i bianchi.

Un percorso insomma su un territorio unico, vini che sono allo stesso tempo salati, “polverosi”, lavici come il terreno di cui si nutrono. Un ambiente molto diverso per altezze, clima, piovosità, ma dove il nerello mascalese e il carricante hanno trovato tipicità e grandezza. Oggi possiamo dire che l’Etna è una zona importante, elegante e riconoscibile. Una zona che sta sperimentando, su cui molti vignaioli stanno investendo e trovando il proprio stile e che ha grande potenzialità di crescita per vini che possono inserirsi a pieno titolo nella categoria dei nebbiolo e pinot nero per eleganza e unicità e che possono raccontare un territorio così peculiare.

Raffaele Cumani 
@RaffaeleCumani

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