Cantina Terlano: Terlaner 1991 Rarity: un miracolo di longevità

Terlaner Rarity 1991: un grandissimo vino direttamente dal secolo scorso

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Sì lo sappiamo. Stavolta si tratta di un vino per le tasche, anzi per i palati, di pochissimi. Non ci sono molte bottiglie in giro (3.300) e quelle poche costano più o meno 240€. Quindi perché ne parliamo visto che Avvinando si è sempre contraddistinto per proporre vini dal favorevole rapporto qualità prezzo? Semplicemente perché è bello sapere che c’è. Che c’è un vino bianco italiano che si può bere dopo 26 anni e trovarlo ancora fresco, quasi beverino. Lo fa Cantina Terlano, si chiama Terlaner 1991 Rarity ed è stato tenuto in botte grande per un anno, poi in vasca sui lieviti fino al gennaio 2016 per infine riposare un annetto in bottiglia e quindi giungere sugli scaffali delle migliori enoteche del mondo. Abbiamo assaggiato anche tre annate di Primo Grande Cuvée ma ne parleremo in una seconda occasione. 

Cantina Terlano (Kellerei Terlan in tedesco) non ha bisogno delle presentazioni di Avvinando. Chi ci segue sa che ogni tanto incappiamo in questo fiore all’occhiello dell’enologia nostrana e ogni volta rimaniamo stregati dalla pulizia, dalla nettezza e ovviamente dalla bontà dei loro vini, anche e sopratutto quelli che possiamo comprare tutti. 

Il Terlaner poi è il vino della tradizione di queste zone dell’Alto Adige o Sud Tirolo che dir si voglia. E’ un blend di Pinot bianco, Chardonnay e Sauvignon blanc. Ma è il Pinot bianco il re di queste terre. Qui raggiunge vette elevatissime. Qui la ricerca della qualità si traduce in un controllo straordinario dei singoli appezzamenti di tutti i conferitori. Il resto lo fanno in cantina e soprattutto nel terroir di Terlano che – dicono – dispone di cristalli particolari a cui attribuire il segreto della longevità dei loro vini. Sarà, non siamo geologi. Secondo noi però il manico qui fa tanto, tantissimo.

Fatto sta che abbiamo assaggiato una bottiglia straordinaria con la quale siamo un po’ in imbarazzo anche a dare le solite indicazioni degustative. Comunque ci proviamo. Il naso è ricco di sentori di fiori bianchi di ogni tipo e poi frutti, sottilmente balsamico ma con un eleganza che veramente rimanda ai migliori in assoluto (sì, anche Borgogna certo, ma in particolare quei capolavori prodotti in quel fazzoletto di terra tra la Nahe e la Mosella).

In bocca, beh riporto pari pari gli appunti tirati giù al volo senza abbellimenti: “Acidità perfetta (dopo 26 anni!), sapido, lungo, retrogusto eccezionale”. Che altro aggiungere?  Chi può se lo goda con amore assaporando ogni singolo sorso. Chi come noi non può si bei del loro splendido Nova Domus, magari – consiglio – accaparrandosi qualche bottiglia del 2014. Fidatevi. 
Sergio Bolzoni

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