Cinque Nero d’Avola alla cieca: da 5 a 50 euro

I cinque Nero d'Avola della degustazione

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L’occasione è ghiotta: cinque bottiglie di Nero d’Avola da degustare alla cieca nella propria cucina insieme a un gruppo di amici. Loro non sanno nemmeno di che bottiglie si tratta. Io che ho messo il foglio di allunimio alle bottiglie esco dalla stanza e lascio che uno di loro segni le bottiglie con dei numeri. Ovviamente una riccca cena fa da corredo al tutto.  L’idea era di quelle balzane: scegliere una bottiglia per fascia di prezzo e vedere alla cieca l’effetto che fa. In realtà ci siamo riusciti solo in parte. Comunque questi erano i “campioni” selezionati. Nero d’Avola Settesoli, 4,65 euro; Nero d’Avola Baglio di Pianetto, 8,69 euro; Chiaramonte di Firriato 9,89 euro; Tancredi di Donnafugata (unico blend con cabernet sauvignon, tannat e altre uve) 17 euro, Mille e una Notte Donnafugata 46 euro. Tutti i prezzi sono relativi a supermercati brianzoli del Lecchese. Vediamo i risultati.

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Export, da Settesoli “Vini differenti per mercati differenti”

Interessante chiaccherare con Roberta Urso, reponsabile pubbliche relazioni di Cantine Settesoli. Interessante sopratutto farlo a Bordeaux per Vinexpo 2013 e farsi raccontare come “il più grande vigneto d’Europa” con i suoi 2.000 soci conferitori si rivolgono ai mercati esteri. E Settesoli racconta che lo fa… Studiando! Il che è sempre una bella cosa. Certo che per poter usufruire di studi di mercato finalizzati ai singoli mercati bisogna disporre di una bocca di fuoco in grado di sparare milioni di bottiglie. Settesoli in Sicilia è questa realtà e affronta i vari competitor (sopratutto Cile, Australia eNuova Zelanda) diversificando l’offerta. Clicca e guarda l’intervista

Cantine Settesoli: un modello da seguire

Siamo sinceri, quando parliamo  di vino di alta qualità raramente ci viene in mente una bottiglia prodotta da un consorzio da una cooperativa o da una cantina sociale. Stiamo parlando di quelle aziende che riuniscono migliaia e migliaia di produttori (in questo caso detti “conferitori”), che danno l’uva alla società che poi si preoccuperà di trasformarla in vino. Questo metodo, in realtà, nasconde delle insidie e dei rischi, in quanto non tutte le aziende di questo tipo controllano al meglio l’evoluzione e la produzione dell’uva che poi contribuirà a creare i loro vini con il risultato quasi certo di avere un prodotto  mediocre, squilibrato e non costante negli anni in termini di qualità.  Per fortuna, che all’interno di questo panorama, però ci siano anche delle valide eccezioni. Una di queste arriva dalla Sicilia ed è sicuramente rappresentata dalla Cantine Settesoli di Menfi (AG) e Continua a leggere