Avvinando

Cantine Settesoli: un modello da seguire

Siamo sinceri, quando parliamo  di vino di alta qualità raramente ci viene in mente una bottiglia prodotta da un consorzio da una cooperativa o da una cantina sociale. Stiamo parlando di quelle aziende che riuniscono migliaia e migliaia di produttori (in questo caso detti “conferitori”), che danno l’uva alla società che poi si preoccuperà di trasformarla in vino. Questo metodo, in realtà, nasconde delle insidie e dei rischi, in quanto non tutte le aziende di questo tipo controllano al meglio l’evoluzione e la produzione dell’uva che poi contribuirà a creare i loro vini con il risultato quasi certo di avere un prodotto  mediocre, squilibrato e non costante negli anni in termini di qualità.  Per fortuna, che all’interno di questo panorama, però ci siano anche delle valide eccezioni. Una di queste arriva dalla Sicilia ed è sicuramente rappresentata dalla Cantine Settesoli di Menfi (AG) e lasciateci dire che il fatto che quest’azienda sia nell’assolato meridione della nostra penisola ci fà doppiamente felici in barba a tutti quei pregiudizi che spesso vogliono le aziende del sud un gradino sotto alle decantate aziende del nord. Siamo in presenza di una realtà all’avanguardia che fà del controllo della filiera produttiva, in ogni sua forma ed aspetto, il suo vero punto di forza. La nostra visita risale a circa un paio di settimane fà (durante i giorni della manifestazione di Inycon di cui abbiamo già parlato in precedenza). Cantine Settesoli produce la bellezza di 27 milioni di bottiglie divisi in due brand, il primo porta il marchio Settesoli ed è destinato alla grande distribuzione, il secondo porta il marchio Mandrarossa ed è destinato ai ristoranti, ai wine bar ed alle enoteche ma entrambi hanno un livello qualitativo davvero invidiabile. Il segreto sta nel controllare passo dopo passo l’evoluzione dell’uva che ognuno dei circa 2500 conferitori produce per conto dell’azienda dando loro le corrette ed opportune indicazioni relativo al processo di formazione dell’uva e della relativa vendemmia. Cosi facendo ci si garantisce, un livello di qualità alto ma soprattutto costante malgrado l’alto numero di conferitori, il tutto con una politica dei prezzi assolutamente centrata ed equilibrata per entrambi i brand. Entrando nello specifico dei vini prodotti ci sentiamo di segnalare tra i tanti, per quanto riguarda il marchio Settesoli, l’Inzolia dai sentori agrumati e freschi, molto indicato come semplice aperitivo o in abbinamento a primi piatti di pesce anche abbastanza complessi, mentre per quanto riguarda il marchio Mandrarossa, il Timperosse , da uve petit verdot (100%). Vino assolutamente intrigante ma al tempo stesso piacevole e beverino, dal colore violaceo con sentori di frutta di sottobosco. Concludiamo facendo una riflessione, con gli strumenti e la tecnologia, produrre del buon vino facendo anche grandi numeri è possibile. La Cantina Settesoli ci è riuscita e ci auguriamo che la sua filosofia possa essere da esempio per tutte quei consorzi, cooperative e cantine sociali di cui parlavamo all’inizio, che vogliano intraprendere la stessa strada.
Stefano Tamiglio

 

 

 

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