Avvinando

Barone di Villagrande, un Etna rosso gentile

Oggi non parliamo di un vino da supermercato, anche se sta ampiamente nel range di prezzi (sotto i 10 euro) della nostra rubrica Bere Bene al supermercato. Si tratta dell’Etna rosso di Barone di Villagrande, una cantina di Milo, alle pendici del vulcano gestita con piglio moderno dai giovani Marco e Barbara. Il loro Etna rosso è fatto in larga parte da Nerello mascalese (80%), poi da Nerello cappuccio e Nerello mantellato. Si tratta di varietà tipiche della zona dell’Etna e chi segue un po’ il mondo del vino sa che si tratta dell’ultima frontiera aperta dal dinamico comparto isolano, con una corsa negli ultimi anni di tutte le aziende principali o quasi ad acquisire terreni vitati in zona.

L’azienda di cui parliamo invece è originaria di Milo, coltiva uve da secoli e scusate se è poco. In cantina dispongono infatti di bottiglie vecchie di decenni che regalano sorprese come testimoniato nella nostra visita. La bottiglia degustata è un 2010, che già in annata di commercializzazione l’anno scorso ci era piaciuto molto (come si capisce da qui), ma c’era rimasto il dubbio che da qualche mese ulteriore in cantina avesse tutto da guadagnare. E così abbiamo fatto passare un altro inverno e ai primi giorni di primavera (si fa per dire visto il clima) abbiamo stappato la bottiglia e… Insomma, chi si loda s’imbroda si dice dalle nostra parti, però come succede per i grandi nebbioli anche questo Etna rosso raggiunge col tempo una grazia, una eleganza e una profondità davvero straordinarie. Il colore rimane un bel rosso rubino scarico, il bouquet al naso diventa da frutti rossi a floreale, con profumi di rosa, gelsomino e un sottofondo di note balsamiche e di macchia mediterranea. In bocca è gentile, mai invadente ma con una lunga persistenza e retrogusto senza amarezze. Non aspettatevi il classico vino del sud, opulento ed esuberante.

Questo è un vino da ascoltare, che si abbina a pasti normali e che lascia soddisfatti sin dal primo sorso. Da un punto di vista della forza dobbiamo dire che non sembra affatto di bere un 13 gradi e probabilmente non ha nel corpo la sua dote principale. Vi conquisterà invece con le sue storie, coi tanti profumi e sapori nascosti che necessitano di un po’ di tempo per venire colti (in parole povere aprite la bottiglia una mezz’ora ora prima, versate il vino nei bicchieri e lasciatelo respirare sul tavolo; in questo modo sarà pronto per la cena o pranzo che sia). Un gran bel vino, per palati attenti.
Sergio Bolzoni

 

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