Avvinando

Lo spumante di Natale? Una magnum Trentodoc

La degustazione delle magnum Trentodoc

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I due sommelier Luca Martini e Mariano Francesconi

Quest’anno per scegliere il vostro spumante per le feste – va bene anche Capodanno, non solo Natale – vi proponiamo una selezione di “spumanti di montagna” che abbiamo potuto apprezzare direttamente nella sede dell’Istituto Trentodoc a Trento, per l’appunto. Ma come sono gli spumanti trentini, cosa hanno di caratteristico? Generalizzare è sempre difficile. Diciamo che se avete presente quei Prosecco un po’ piacioni e morbidosi, questi sono di solito esattamente il contrario: grande finezza e carattere affilato, sostenuto dalla freschezza (leggere acidità) che le uve bianche coltivate a queste altezze di solito hanno. Anzi, il loro problema di solito è controllare gli effetti dell’altitudine per avere un vino alla fine fresco ma equilibrato. Qui vi proponiamo una serie di spumanti aperti tutti nelle magnum. Di alcuni poi (in realtà per quasi tutti prima) abbiamo provato anche la versione in bottiglia “normale” da 0,75l.
Domanda delle domande: ha senso comprare una magnum dal punto di vista strettamente della qualità del vino (poi il discorso convenienza va fatto ognuno con le propre risorse) o è l’ennesima moda consumistica per le Feste? Normalmente i grandi esperti esauriscono la risposta così: ha senso per il vino da far invecchiare in cantina (rossi) e ha senso sempre per le bollicine che hanno una migliore maturazione avendo a disposizione un volume più ampio.
Gli spumanti degustati sono tutti metodo classico. Ecco i risultati.

Trentodoc Maso Martis Dosaggio Zero, 2007 – 80% Chardonnay e il resto Pinot nero, questo spumante è tagliente come un coltello: è la perfetta rappresentazione dello spumante di montagna. Freschissimo, agrumato con profumi di fiori bianchi e  un colore paglierino brillante; va giù che è un piacere e il gusto per nulla abboccato, ma anzi quasi salino, lo rende perfetto per gli antipasti natalizi che hanno bisogno di essere “sgrassati” dalla bevuta. Non ha un perlage particolarmente accentuato e probabilmente è fin troppo affilato in bocca con la sua spiccata acidità (che non vuol mai dire che un vino è acido), compensato da una grande mineralità. E’ uno spumante netto, non per tutto e non per tutti ma per chi piace il genere è una goduria.

Trentodoc Rotari AlpeRegis Extrabrut, 2007 – 100% Chardonnay, questo spumante ha un perlage non finissimo ma persistente e profumi di frutta secca e leggero lievito. In bocca risulta grasso, pieno e l’entrata nel palato è potente. Lo potremmo definire un peso massimo degli spumanti. Molto “maschile”.

Trentodoc Moser 51,151 – Spumante della Val di Cembra, con terreno ricco di porfido e clima alpino la cui combinazione – dicono gli esperti – regala impatto salino ai vini. Alla degustazione nel nostro piccolo in qusto caso non ce ne siamo accorti. Questo spumante è l’esatto contrario del precedente. Perlage splendido con una presa di spuma abbondante. Al naso profuma di pasticcini, ananas e banana non troppo matura, quindi per nulla fastidiosa. Sono tutti profumi gentili. In bocca però è secchissimo, persistente con un finale che ricorda la frutta candita e quindi con una salinità per nulla accennata. Delicato e “femminile”. Perfetto anche per una cena romantica.

Trentodoc Pisoni Millesimato, 2009 – 100% Chardonnay, qui siamo nella Valle dei Laghi, la zona col clima più caldo del Trentino con terreno calcareo-dolomitico. Qui abbiamo finissimo il perlage e una buona presa di spuma. I profumi sono con la dominante classica della crosta di pane mitigati però da una certa delicatezza. Fiori bianchi quelli secondari. In bocca si fa notare per una certa armonia e per delle note quasi balsamiche del retrogusto. Ottima la persistenza.

Tretodoc Cavit Altemasi riserva Graal, 2004 – 70% Chardonnay e 30% Pinot nero, questo spumante ha forse il “look” più bello tra tutti quelli degustati, con un perlage finissimo e intenso che si va a ricomporre ai lati del bicchiere in modo perfetto. Al naso regala profumi tropicali e di frutta matura. Verrebbe da dire che negli anni al naso lo Chardonnay si sia bevuto via il Pinot nero. Pinot che invece possiamo pensare di ritrovare a ingentilire il prodotto in bocca dove questo metodo classico si presenta molto pieno, ma non grasso.

Trentodoc Mach Riserva del Fondatore, 2009 – 60% Chardonnay e 40% Pinot nero, qui è dichiarato l’uso del legno. Il perlage è fine ma poco intenso. A naso si notano fragranze balsamiche, pera e mela cotogna. E’ un altro vino maschio, con profumi netti e scolpiti. Un bouquet fantastico. In bocca è rotondo, equilibrato e ampio. Persistente e mai fastidioso grazie a un accenno di mineralità che sostiene e armonizza il tutto. Davvero una grande bottiglia.

Trentodoc Letrari Riserva, 2008 – 60% Chardonnay e 40% Pinot nero, questo spumante viene fatto dalle parti di Rovereto, nella zona del marzemino. Perlage non finissimo ma abbondante. Il colore dorato è spettacolare. Al naso il bouquet è di frutta matura, con profumi secondari di mela cotta e cioccolato bianco. In bocca è ampio e pulitissimo, pieno ma equilibrato. Invita davvero al secondo biccchiere. Un’altra grande bottiglia senza ombra di dubbio.

Trentodoc Methius Riserva, 2008 – 60% Chardonnay, il cui 50% fa legno con diversi passaggi a seconda delle annate e il 40% Pinot nero. Perlage fine e continuo, colore bellissimo. A naso si presenta freschissimo e complesso, con profumi di fiori di campo (avete presente quando ci si sdraiava nell’erba?) e di pesca bianca (quella più delicata). In bocca riesce a essere sia aromatico che secco, sia delicato che intenso, con una persistenza infinita. In poche parole un equilibrio perfetto. Uno stupendo tuttopasto. Bottiglia eccezzionale che abbiamo potuto assaggiare anche in dimensione normale e ci sentiamo di confermare tutto quanto di straordinario c’è nella magnum.

Trentodoc Ferrari Perlè, 2001 – 100% Chardonnay per  questa magnum che si porta sulle spalle 12 anni e che dovrebbe essere assaggiata da tutti i consumatori italiani che vogliono sempre i vini d’annata, condannandosi a bere prodotti troppo giovani e squilibrati. Ovviamente non c’è tanto il discorso delle annate negli spumanti, ma vi assicuriamo che sentire di quale freschezza è capace questa bottiglia del 2001 fa davvero strabuzzare gli occhi. E intendiamo in assoluto, non in relazione agli anni. Appunto alle note di degustazione: stiamo parlando di una bottiglia che è impossibile da trovare in commercio e quindi va intesa come una degustazione fatta più a scopo “didattico”. Procediamo: il perlage è perfetto, conosco pochi champagne in grado di averne di migliori. Il bouquet profuma non di crosta di pane ma di pane carasau (chi conosce questa delizia della Sardegna sa di che parlo, chi non lo conosce lo provi assolutamente) e leggera frutta bianca. In bocca è straordinariamente lungo e ampio, sostenuto da una mineralità equilibrata e perfetta con un retrogusto che ricorda la frutta secca di qualità (quella che non ti lascia l’amaro in bocca, per capirci). Davvero una esperienza eccezionale.
E il Ferrari Perlè che è in vendita adesso? Ci siamo incuriositi anche noi e ne abbiamo comprata una bottiglia al supermercato (21€). Fatto salvo che le degustazioni comparative a memoria anche di pochi giorni lasciano il tempo che trovano,  vi diciamo solo che è un altro “signor spumante”, di grande piacevolezza e, cosa non proprio comune con le bollicine, facilmente reperibile in tutta Italia. Uno spumante in cui a naso il pane sardo ha lasciato il posto al più classico e preciso dei bouquet floreali con delle finezze di scorza d’arancia e in bocca si gioca tutto su un equilibrio perfetto delle componenti per lasciare un retrogusto con una netta nota di mandorla. Insomma un grande spumante che conferma una linea di qualità negli anni. Senza se e senza ma.
Sergio Bolzoni
@sergiobolzoni 

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