Avvinando

Le quattro perle di Vinitaly 2013

E’ naturalmente impossibile anche solo pensare di dare un resoconto esaustivo di tutto quello che è esposto a Vinitaly. Ecco quindi che la scelta inevitabilmente cade su una selezione, qualitativa certo, ma che conta anche sull’effetto sorpresa. Non i soliti vini, insomma. Sicuramente quelli che ci hanno impressionato di più per la loro bontà, ma anche perché si tratta di bottiglie trovate in piccoli stand, senza tante luci, anzi addirittura un po’ nascoste. Insomma, queste sono le quattro perle di Avvinando per l’edizone di Vinitaly 2013. Due bianchi e due rossi, da nord a sud.

Iniziamo da un vino commovente, proviene dall’Oltrepò Pavese, precisamente da Rovescala. E’ il Loghetto dei Fratelli Agnes. Questa azienda può essere considerata senza timor di smentita l’università della Bonarda. Ed è un monumento contro il pregiudizio che circonda questo vino. Che voi scegliate la versione frizzante e giovane Cresta del Ghiffi oppure le stupende versioni ferme, il Millennium invecchiato in botti grandi, o il Poculum in barrique vi troverete davanti a grandi vini. Ma il Loghetto è tutta un’altra storia, con le viti di croatina (75%, il resto è un mix di quello che c’era, come si usava una volta) piantate dal bisnonno degli attuali produttori, ancora attive dopo oltre cent’anni. La resa è microscopica e la produzione non supera le 1.500 bottiglie l’anno. Ma sono un miracolo di complessità aromatica e di eleganza. 110 e lode.

Passiamo ai bianchi e passiamo al Friuli. Ma non al “solito” Collio. Andiamo invece in provincia di Pordenone, pianura che più non si può a visitare questa piccola azienda a conduzione strettamente familiare: Borgo delle oche. Oltre a degli eccellenti rossi, Refosco e il taglio bordolese Merlot-Cabernet Sauvignon, produce un bianco assolutamente sorprendente. Si chiama Lupi Terrae e il nome lascia subito intendere che ci troviamo davanti ad un vino di spiccatissima personalità. Intanto è un 2009 di annata e per un bianco italiano è già inusuale. Quello che colpisce è il mix di uve con cui viene fatto: 35% Malvasia istriana, 35% Friulano (ex tocai, per capirci) e 30% Verduzzo. Ne esce fuori un vino di spessore, spigoloso, ma di grande complessità e fascino.

Torniamo ai rossi e scendiamo nelle Marche. La Fattoria Le Terrazze è una di quelle aziende per intenditori. Anche qui non una grande azienda nel senso delle dimensioni, ma una di quelle ben conosciute e pluripremiate. Ciò non toglie che bisogna conoscerla primo e poi andarsela a cercare in mezzo allo stand dei produttori del Conero. Però poi troverete un giovanissimo Montepulciano in purezza Sassi Neri 2008 (ebbene sì, è ancora giovane pur avendo cinque anni sulle spalle) ma già così intrigante… E poi soprattutto troverete la terza perla di questa edizione di Vinitaly: il Chaos 2008. Un inno alla morbidezza e al piacere del bere. Un grande vino 50% Montepulciano, 25% Syrah e 25% Merlot. E’ una di quelle bottiglie da aprire con la persona amata certi che il risultato sarà tutto tranne un caos, ma anzi una sinfonia di profumi e aromi perfettamente assemblati. Poco rock e molto Beethoven.

Torniamo ai bianchi per l’ultima perla di questa edizione. Il Greco di tufo dell’Azienda agricola Petila. Dobbiamo dire che era parecchio tempo che non si beveva un Greco di tufo siffatto, con profumi equilibrati e persistenti e una acidità in bocca così bene educata. Un vino di quelli da godersi non solo con l’aperitivo, ma tranquillamente a tutto pasto (ecco magari evitare carciofi e pomodori) perché non deluderà mai, sia se cercate una bottiglia da aprire in una estate torrida, sia se cercate un bianco da degustare. Da segnalare nel parterre di vini di Petilia anche un Aglianico vinificato in bianco. Davvero intrigante. Al prossimo anno.
Sergio Bolzoni

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