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Autochtona 2020, ecco come sarà l’appuntamento di Bolzano con gli autoctoni italiani

Il 19 e 20 ottobre torna di scena Autochtona, il salone dedicato ai vini da vitigni autoctoni di Fiera Bolzano. Dalla scorsa edizione, è inutile dilungarsi, è passata una pandemia mondiale e l’emergenza legata al Covid-19. Abbiamo incontrato Thomas Mur, direttore di Fiera Bolzano e Stefano Malagoli, direttore di Fruitecom, agenzia che co-organizza la manifestazione da 11 anni, per farci raccontare qualcosa di più dell’edizione che sta per cominciare e, più in generale, di come si stiano ripensando gli eventi legati al vino.

Come sarà questa edizione di Autochtona e in cosa sarà diversa dalle precedenti? 

T.M.: Durante il lockdown è nata la consapevolezza che quest’anno difficilmente sarebbe potuto essere come i precedenti. Non sapendo cosa ci saremmo trovati di fronte a Ottobre abbiamo immaginato due possibili scenari: saltare completamente l’edizione dando appuntamento al 2021 o inventarci un format che ci consentisse di immaginare un’edizione all’interno dell’attuale scenario. Abbiamo così ragionato su una modalità nuova e ibrida. La priorità era la sicurezza, per cui abbiamo sostituito i tradizionali banchetti con un bancone all’americana e il personale di servizio, un po’ come succede durante le grandi anteprime dei vini in Italia. Non saranno presenti i produttori e nemmeno il pubblico generico, ma avremo fasce orarie da 100 addetti ai lavori per volta, e parallelamente una “Giuria delle stelle” giudicherà i vini per gli Award. Il pubblico potrà seguire i lavori di quest’ultima sui canali digitali e poi le premiazioni in diretta streaming.

Autochtona Award, come è nata l’idea della “Giuria delle stelle”?

S.M.: Abbiamo pensato di coinvolgere le principali guide italiane e quindi quest’anno in giuria avremo nomi di primo piano della critica italiana come Mario Busso (Vini Buoni d’Italia), Giuseppe Carrus (Gambero Rosso), Elio Ghisalberti (l’Espresso), Fabio Giavedoni (Slow Wine), Christine Mayr (Vitae-AIS), Alessandra Piubello (I Vini di Veronelli) e Riccardo Viscardi (Doctor Wine). Serviva una giuria che fosse in grado di trasmettere autorevolezza per offrire alle cantine un’occasione in più per raggiungere un pubblico ampio e variegato. Il nostro è sempre stato un osservatorio sulle piccole realtà e deve perciò essere sostenibile per le cantine, Autochtona deve sempre trasformarsi in una possibilità vantaggiosa per loro. I giurati hanno capito il nostro intento in un momento come questo, apprezzato la serietà del lavoro svolto negli anni e subito accettato il nostro invito. Utilizziamo i nostri canali digitali, sui social in particolare abbiamo una presenza storica, per raccontare le etichette candidate, i giurati che negli anni sono stati con noi e quindi la giuria di quest’anno. Insieme a questi nomi italiani ci saranno giornalisti che ormai da anni collaborano con Autochtona, come Leila Salimbeni, Pierluigi Gorgoni e Alessandro Franceschini, nonché giurati internazionali come Anders Levander, Peer F. Holm, Thomas Vaterlaus e Thomas Rydberg. Il rilancio di tutte queste storie ha generato un passaparola anche tra i produttori, e questo buzz ha portato molte iscrizioni.

Che cosa è cambiato e come cambieranno gli eventi dedicati al vino? Autochtona diventerà un contenitore editoriale per raccontare gli autoctoni viste le firme che avete citato?

T.M.: Solo se non diventa qualcosa che si sovrappone alle voci che ci sono già. Voglio dire che lo può essere in un’ottica di sinergia e completamento con i media sempre in una logica di reciprocità. Autochtona è un forum, è un momento di incontro e discussione intorno alle tematiche del vino e della sua comunicazione vista nell’ottica delle piccole aziende. Diamo voce ai piccoli, non alternativamente ai media ma insieme ai media. In questo momento non è semplice immaginare come sarà il futuro, i rischi per gli eventi ci sono sempre ai tempi del Covid, ma se le cose vengono fatte bene si può lavorare in sicurezza. Chi lavora nell’organizzazione degli eventi ha dimostrato sino ad ora grande responsabilità. Un grande scoglio saranno gli spostamenti e le presenze, per questo vanno trovate modalità ibride innovative e multicanale.

Cos’è un’uva autoctona? È una riflessione attuale e interessante che va decisamente oltre il mondo del vino

T.M.: Nel corso degli anni sono state fornite diverse definizioni alla parola “autoctono” in viticoltura e spesso, questa tematica, ha anche sollevato qualche polemica. Consapevoli come in Italia trovino spazio oramai da tempo, con successo e autorevolezza, molte uve internazionali e che inoltre in alcuni areali dopo quasi un secolo hanno assunto connotazioni fortemente identitarie e originali, noi abbiamo deciso di sposare sin dall’inizio quella definizione, accettata dai più, che considera autoctone quelle uve che sono così tradizionalmente legate ad un territorio tanto da aver maturato caratteristiche peculiari e pressoché impossibili da replicare altrove. In Italia abbiamo veramente moltissime varietà di questo tipo, che in molti casi hanno anche rischiato l’estinzione: è un patrimonio da preservare e valorizzare, senza ovviamente demonizzare altre nobili varietà alloctone che anche nel nostro Paese sanno donare interpretazioni di grande livello. Non sono due mondi contrapposti, ma due facce di un unica medaglia, quella che appartiene al grande vigneto italiano.    

L’Italia infatti è un paese meraviglioso dal punto di vista enologico, quali sono gli autoctoni italiani che portereste su un’isola deserta?

S.M: È una domanda difficile considerando l’incredibile numero di vitigni autoctoni presenti in Italia. Ne citerò uno solo: l’Ucelut. È un antico vitigno, presente nel Friuli occidentale, coltivato da secoli esclusivamente nell’area collinare che si trova tra i comuni di Castelnovo del Friuli e Pinzano al Tagliamento. Se vogliamo può essere considerato un po’ il simbolo della manifestazione, perché legato ad uno specifico territorio e perché recuperato da un vignaiolo con passione e perseveranza, che da anni segue e crede in quel che stiamo facendo con Autochtona a Bolzano per accendere i riflettori sul patrimonio di biodiversità del nostro Paese. 

Raffaele Cumani 
@raffaelecumani

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