Avvinando

In Cantina da Vecchie Terre di Montefili: il Chianti classico di gran classe

Scrivere di una visita in cantina a Vecchie Terre di Montefili da Panzano in Chianti non è affatto semplice per una serie di motivi. Il primo: siamo nella zona del Chianti classico e fin qui tutto bene, ma siamo anche a circa 500 metri di altitudine in un posto stupendo ma piuttosto altino e quindi i vini saranno senz’altro un po’ diversi, strutturalmente, dal solito. E ne parleremo.

Secondo: proprietà innamorata ma americana, enologa appassionatissima ma bresciana, collaboratori da mezzo mondo con un solo fiorentino doc: non è che si possa star qui a raccontare la solita storiella della Toscana “autentica”.

Terzo: a Montefili credono nella scienza, quella vera e quindi hanno varato un decennale percorso di studio delle caratteristiche dei suoli. Con tanto di analisi persino della quantità e qualità di insetti presenti in vigna. Quindi anche in questo caso raccontare in scioltezza di suoli calcarei o argillosi non si può o si rischiano figuracce (e di fatti non lo faremo).

Quarto e ultimo: i vini sono tutti maledettamente buoni ma, inutile girarci intorno, costosetti come si vede dal loro shop nel sito. Quindi la carta del rapporto qualità/prezzo qui non la possiamo giocare e, in questi tempi di dazi e rincari, dove spesso capitano bottiglie che non valgono l’esborso richiesto, non è affatto semplice spiegare che a Montefili il lavoro c’è davvero e che quello che trovi nel bicchiere corrisponde a quello che paghi.

Se siete arrivati fin qui ora parliamo dei vini. In generale la firma di Vecchie Terre di Montefili è data da una eccellente acidità, non nel senso che sono vini acidi ovviamente, ma per dire che tutti giocano nel campo della bevibilità e di una certa leggerezza (facendo la tara che parliamo pur sempre di sangiovese nel Chianti) che invita a bere il secondo bicchiere.

In questo senso il Chianti classico “base” 2021 ci è piaciuto davvero molto. Lontano anni luce da quei “colleghi” un po’ tronfi e pieni di tannino, qui si beve un vino elegante con un naso piacevolmente delicato di mirtillo e ciliegia. Una bottiglia veramente perfetta a tutto pasto.

Saliamo di livello con il Gran selezione 2019. Qui tutto si fa più complesso e ricco, ma quella firma di cui parlavamo prima rende il sorso elegante e per nulla scontato. A naso sotto uno strato di frutta rossa escono note di tabacco Kentucky a crudo e chi fuma il Toscano sa di che si parla.

Il Bruno di Rocca Igt Toscana 2016 è un supertuscan a base cabernet sauvignon e 15% di sangiovese che entra potente in bocca come ogni supertuscan che si rispetti, ma anche in questo caso mantenendo quel quid di bevibilità che caratterizza tutta a linea. Anche in questo caso il naso non è banale con quel sottinteso di note leggermente balsamiche che lo rendono intrigante.

E arriviamo al pezzo forte della visita: la verticale di Anfiteatro, il cru dell’azienda proveniente da una vigna che proprio ora festeggia i 50 anni di onorato servizio. Dal 2015, prima vendemmia a Vecchie Terre di Montefili dell’enologa Serena Gusmeri, fermentazione spontanea con lieviti indigeni. La vigna è proprio di fronte alla cantina quindi le uve vendono raccolte e lavorate con estrema rapidità. Parliamo di una bottiglia che costa 90 euro (2019 in commercio ora), quindi fate la tara ognuno col proprio modo di vedere le cose. Se ne fanno poco più di tremila l’anno. Sopratutto qui l’acidità che dà quell’eleganza  che caratterizza tutte le annate, mette la propria firma stilistica.

L’Anfiteatro 2015 viene da botti nuove, infatti si sente ancora un velo di vaniglia e dattero al naso, che offre anche cipria e borotalco. In bocca entra ancora fresco con un tannino maturo in evidenza e un finale eterno e leggermente ammandorlato. Che dire: un grande vino.

L’Anfiteatro 2017 è diversissimo. E’ stata, per bocca della stessa enologa, una stagione molto calda e “sfidante”. Il risultato è un naso leggermene più alcolico e balsamico mentre in bocca entra caldo con un lungo finale senza note amarognole.

E veniamo all’Anfiteatro 2019, l’annata in commercio adesso. Il naso è stupendo: molto floreale all’inizio poi vira sulla frutta fresca, l’arancia rossa su tutti. In bocca entra gentile ma pieno, con la giusta alcolicità. Dobbiamo ripeterci ma anche in questo caso la bevibilità è assolutamente garantita. Persistenza eterna e un finale che vira sul dolce completano una bicchiere di altissimo livello.

Assaggio en primeur dell’Anfiteatro 2020 che sarà in vendita a inizio del prossimo anno. Naso ancora più spinto sul floreale per poi virare anche in questo caso su arancia e mentuccia. In bocca si sente ancora il tannino ma il sorso rimane fresco e piacevole. Qualche mese ancora in bottiglia non gli farà altro che bene.

In chiusura che dire di Vecchie Terre di Montefili. Tutta la linea ha una firma riconoscibilissima quindi se siete amanti del Chianti classico potrebbe essere di grande soddisfazione provare per lo meno la più abbordabile versione “base” per vedere un punto di vista diverso, ma sicuramente di livello altissimo.

Sergio Bolzoni

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