Qui ci concentriamo sulla degustazione di numerosi campioni di Teroldego offerti dall’organizzazione. Una batteria di dieci vini è stata sottoposta all’esame dei palati di una ventina di esperti provenienti da tutta Italia con risultati davvero interessanti. Ma prima di passare alle bottiglie, una breve introduzione al vino.
Deriva dal vitigno Teroldego, è a bacca rossa ed è probabilmente uno dei più bei rossi da guardare nel bicchiere, grazie a quel suo colore rubino acceso di rara intensità. E’ coltivato con la pergola trentina, anche se leggermente diversa da quella tradizionale: più ampia e con inclinazione differente, per favorire la circolazione dei venti che investono la vallata .
E’ un vitigno che tradizionalmente si beve abbastanza giovane, anche se vedremo nella degustazione che i produttori cercano di ottenere bottiglie di lungo invecchiamento sperimentando l’uso del legno e optando per raccolti in vigna a volte particolarmente “concentrati” nonostante il disciplinare sia piuttosto generoso in questo senso.
Normalmente un buon Teroldego spicca, oltre che per il colore, per una fragranza intensissima di ciliegia, mirtillo e frutti di bosco in genere. In bocca è intenso ma asciutto e spesso accompagnato da un’ombra di amarognolo che non guasta. E’ uno di quei tipici rossi che accompagna a tutto pasto senza stancare e che consente quasi sempre di finire la bottiglia senza problemi di saturazione delle percezioni.
Tuttii vini presi singolarmente si sono dimostrati di ottima qualità e spesso diversissimi tra loro, tando da lasciare un tantino interdetti su quale sia il “vero” Teroldego e questo potrebbe essere un problema, se non fosse che la produzione è così ristretta che nel resto d’italia si è già fortunati a trovare una bottiglia, a prescindere da “quale” teroldego essa rappresenti. Comunque a titolo di esempio estrapoliamo tre bottiglie: Il Fedrizzi 2010 era il vino più giovane e anche quello che più assomigliava all’idea di “classico” con il suo colore sgargiante e intenso, la predominanza di mirtillo al naso e una bocca fresca e asciutta. Il Dorigati 2007 cambiava radicalmente e ai frutti di bosco sostituiva quasi completamente al naso delle marcatissime note balsamiche: menta e origano su tutte. In bocca si è dimostrato intenso e persistente, quindi non particolarmente asciutto e fresco. Il Nos 2005 Mezzacorona è un vino decisamente impegnativo: al naso spiccano sentori di rosa appassita, mirtillo e un leggero rosmarino mentre in bocca il tannino è evidente e la persistenza è notevole. Davvero complesso.
La conclusione di questo viaggio alla scoperta del Teroldego Rotaliano è che si tratta di un vino tutto da gustare e assolutamente da assaggiare se ancora non lo si è fatto. Tenendo presente però che possibili teroldeghi sono davvero tanti e diversissimi tra loro. Quindi concedetevi qualche bottiglia di diverse annate prima di decidere quale vi piace di più. Le nostre preferite le vedrete nei prossimi mesi grazie a delle degustazioni mirate.
Sergio Bolzoni