Avvinando

Autochtona 2016, l’appuntamento con i vitigni autoctoni italiani

Siamo stati a Bolzano ad Autochtona, momento dedicato ai vini autoctoni italiani ideale per conoscere vitigni e produttori del variegato e prezioso panorama enologico del nostro Paese, molto spesso poco conosciuto dal grande pubblico in tutte le sue espressioni.

Quando parliamo di autoctoni intendiamo chiaramente quei vitigni originari di determinate zone nelle quali sono coltivati e diffusi.

L’occasione era ghiotta e chiaramente non ci siamo fatti mancare un po’ di assaggi! Eccoci a raccontare un po’ di cose che ci sono piaciute.

lambruschiPartiamo come ormai di consueto dall’Emilia per semplici ragioni di provenienza di chi scrive… Cantina della Volta ci ha offerto alcune piacevoli sorprese, lo Spumante di Qualità Bianco Christian Bellei Metodo Classico 2012 ci ha subito piacevolmente colpito: un metodo classico ottenuto da Lambrusco di Sorbara vinificato in bianco, una vera chicca che dimostra le potenzialità dell’uva emiliana, uno spumante dal naso spiazzante di frutta bianca e con un’acidità lunghissima quasi agrumata. Un bel bere così come il Lambrusco Rosé di Modena DOC Spumante Brut Metodo Classico 2012, dai sentori più classici di piccoli frutti rossi e le prorompenti note acide e sapide e il Rimosso 2015, Lambrusco di Sorbara rifermentato in bottiglia, che presenta tipicità, frutto e una verticalità fresca e sapida piacevolissima. Espressioni diverse di un vitigno ancora troppo spesso sottovalutato.

Il Timorasso, vitigno autoctono dell’alessandrino, dà bianchi strepitosi per struttura e complessità. Abbiamo provato il Cantico 2013 di Giovanni Daglio che ha al naso una mineralità stratosferica, che si riscontra anche all’assaggio e cui si affianca anche la polpa della frutta. Un vino lungo, quasi salino, che avrà di fronte sé ancora diversi anni.

Tra i Lugana, bianchi che negli ultimi anni stanno finalmente ottenendo i giusti riconoscimenti, ci sono piaciuti molto il Brolo 2015 di Cantina Marsadri, vino giovane dalle grandi potenzialità che regala in bocca note grasse, sapide e grande centratura e L’Artigianale di El Citera, inizialmente più spiazzante e asciutto con un’interessante mineralità e un finale cremoso tipico.Spostandoci in provincia di Pesaro, abbiamo incontrato una realtà giovane, Conventino di Monteciccardo, dove abbiamo scoperto un insolito Bianchello del Metauro, il Brecce di Tufo, vendemmia tardiva 2014, con una sorprendente complessità e struttura, note dolci, saline e una lunghezza salmastra.

Restando nelle Marche ci è piaciuto lo stile di un’altra realtà giovanissima, Tenuta Santori, con l’Offida Passerina DOCG Le Spighe 2015 piacevolissima dalle noti dolci e una bocca ben bilanciata e l’Offida Pecorino DOCG Heliantus 2015, più complesso, minerale, di grande freschezza e buona lunghezza.

I verdicchi di Tenuta San Marcello sono una grande conferma delle potenzialità ben note di quest’uva: quello Classico, il Buca della Marcona 2015, di ottima beva, naso balsamico, con note fruttate, floreali e gessose e una bocca bella piena e, menzione speciale, quello Superiore, il Cipriani 2015, una vendemmia tardiva che conserva tutta la tipicità e le note del primo ma si presenta più pieno, minerale, complesso e cremoso, un vino di cui, sarà la personale predilezione per il vitigno marchigiano, riempiremo presto la nostra cantina.

Consigliamo infine di correre subito ai ripari a chi non avesse mai provato un altro grande autoctono italiano, la Lacrima di Morro d’Alba, un rosso marchigiano unico. Abbiamo provato il 2014 di Stefano Mancinelli, un piccolo capolavoro, con un naso aromatico di rose, frutto e pepe davvero inebriante e una bocca straripante in cui c’è tutto, tannino, eleganza e lunghezza. Uno di quei vini che somiglia più a un elisir, che sarà facilissimo apprezzare e riapprezzare.

Vitigni italiani insomma di piccole realtà che è interessante scoprire e che consigliamo di provare anche per capire come possano regalare vini diversi e a volte anche sorprendenti e inaspettati. Vini spesso immeritatamente poco conosciuti al grande pubblico, ma da valorizzare per comprendere sempre più a pieno il valore immenso del nostro panorama enologico.

Raffaele Cumani 
@RaffaeleCumani

Exit mobile version