Per il terzo anno di fila siamo stati al Live Wine di Milano, manifestazione dedicata al mondo del vino artigianale. Anche quest’anno molte cantine ci hanno piacevolmente colpito, tra queste ne citeremo tre di cui non abbiamo parlato approfonditamente nei precedenti articoli del nostro blog.
Partiamo dalla Romagna e andiamo subito nel faentino da Ancarani perché chi scrive, da bolognese, ha mosso i primi passi, o meglio sorsi, nel mondo del vino proprio con i frutti di queste terre. Le migliori tradizioni e tipicità romagnole si riversano nell’Albana Secco Santa Lusa 2013, un vino strepitoso, di grande territorialità e struttura, con uno splendido color oro, un naso dalle note ampie e complesse e una bocca ricca, sapida, in grado di bilanciare la morbidezza e l’alcolicità del vitigno. Il Sangiovese Oriolo 2015 è un bel vino dalle note floreali di viola e frutta rossa e con una bocca piacevole, ferrosa con un tannino potente, che darà grandi soddisfazioni. Il Centesimino 2015 è un bel vino aromatico con note di rosa, pepe e un bel corpo, un rosso piacevolissimo da un’uva autoctona che dà nella vendemmia tardiva Uvappesa 2012 un vino dolce e polposo, dalle note di frutta rossa sotto spirito e dai sentori speziati e di cioccolata. L’A Delmo (longanesi, sangiovese, centesimino ) è un vinone interessante, che ha tanta polpa, corpo, ricchezza e tannino, un super-romagnolo la cui ricetta prevede solo uve autoctone locali.
Spostandoci nel Collio, abbiamo riassaggiato i vini di Radikon, cantina fondamentale nel panorama del vino naturale e macerativo nostrano. L’Oslavje 2009 (chardonnay, pinot grigio, sauvignon) è un vino complesso e bilanciato con naso ampio con note di frutta, terziarie e di spezie dolci. Lo Jakot 2009 (friulano) è davvero un bel vino con una grande ricchezza, note di agrumi, frutta disidratata e tostatura e una freschezza davvero imponente. La Ribolla Gialla 2009 ha equilibrio, un naso con note speziate e balsamiche e in bocca una grande freschezza e sapidità. Vini dalla grande prospettiva di invecchiamento, manifesti delle potenzialità delle lunghe macerazioni delle uve a bacca bianca.
La Cantina di Enza, piccola realtà dell’avellinese, è stata forse la scoperta più intrigante. Il Coda di Volpe 2012, dalle omonime e rarissime uve autoctone ormai semi estinte, è un vino sorprendente dal naso complessissimo dalle note di smalto, eteree, dolci, speziate e di tabacco, un naso incredibile in continua evoluzione che in bocca è coerente, pieno ma con una sorprendente freschezza. L’Aglianico 2013 è meno spiazzante ma altrettanto tipico e piacevole, ha tannino, freschezza e belle note fruttate e anche il Taurasi 2011, più evoluto e di grande equilibrio, eleganza e persistenza, ci è piaciuto moltissimo.
Insomma anche quest’anno non sono mancati gli spunti, le sorprese e le riscoperte, per un fenomeno, quello del vino artigianale, che sempre più si sta imponendo all’attenzione dei consumatori.