Cinque Nero d’Avola alla cieca: da 5 a 50 euro

Nero d'Avola, Baglio di Pianetto,

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L’occasione è ghiotta: cinque bottiglie di Nero d’Avola da degustare alla cieca nella propria cucina insieme a un gruppo di amici. Loro non sanno nemmeno di che bottiglie si tratta. Io che ho messo il foglio di allunimio alle bottiglie esco dalla stanza e lascio che uno di loro segni le bottiglie con dei numeri. Ovviamente una riccca cena fa da corredo al tutto.  L’idea era di quelle balzane: scegliere una bottiglia per fascia di prezzo e vedere alla cieca l’effetto che fa. In realtà ci siamo riusciti solo in parte. Comunque questi erano i “campioni” selezionati. Nero d’Avola Settesoli, 4,65 euro; Nero d’Avola Baglio di Pianetto, 8,69 euro; Chiaramonte di Firriato 9,89 euro; Tancredi di Donnafugata (unico blend con cabernet sauvignon, tannat e altre uve) 17 euro, Mille e una Notte Donnafugata 46 euro. Tutti i prezzi sono relativi a supermercati brianzoli del Lecchese. Vediamo i risultati.

Il Nero d’Avola di Cantine Settesoli 2012 è un vino “base” ma che ha dimostrato grande piacevolezza. Morbido al palato e con profumi netti e tipici di prugna e visciola, con una calda nota speziata tendente al dolce. In bocca entra gentile e si fa apprezzare per la bassa alcolicità. Buono il retrogusto. Forse non fa della persistenza il suo cavallo di battaglia. Ma quando abbiamo scoperto la bottiglia e visto che era un vino da meno di 5 euro è caduta a tutti la mascella. Rapporto qualità/prezzo strepitoso.

Il Nero d’Avola di Baglio di Pianetto 2011 è quello che ha dimostrato di avere un bouquet di profumi più complesso ed esteso sia come quantità che come profondità. Al contempo però è quello che aveva il naso meno tipico, forse perché oltre ai classici sentori si aggiungevano note ampie di frutti di bosco: lampone, ribes mirtillo. Davvero un piacere. In bocca è stato il vino in cui la nota alcolica si faceva sentire meggiormente dando un vigore financo eccessivo ma anche freschezza. Vino maschio. Forse gli servirebbe un annetto di cantina in più. Buona la persistenza.

Tancredi di Donnafugata 2009. Allora qui chi legge faccia la tara ai gusti personali di chi scrive a cui il Tancredi piace molto. C’è da dire che i motivi per cui è apprezzato dal sottoscritto, sono stati evidenziati anche da tutto il panel di degustazione: al naso è complesso e suadente ma per nulla aggressivo. In bocca entra sì gentile, ma poi riempie il palato. Più che fare il verso alla morbidezza piaciona il Tancredi è un vino asciutto, tagliente, Troken nell’accezione tedesca del termine, perfettamente bilanciato e di grande persistenza pur senza essere invasivo. Perfetto per i meravigliosi formaggi siciliani (ma pazzesco l’abbinamento con il Bitto, il re dei formaggi d’alpe lombarda). Costa caro, ma ancora non una follia e quei soldi, annata dopo annata, li vale tutti.

Chiaramonte di Firriato 2011 si è dimostrato un vino piacevole e omogeneo. Intendendo per omogeneo quella sensazione che al naso capisci già perfettamente che cosa ti ritroverai al palato. Anche questa bottiglia vira verso una piacevolezza “morbidosa”, ma non stancante. Tra questi nerboruti Nero d’Avola quello di Firriato è il vino più “femminile”. E’ sembrato a tutti anche di taglio un po’ internazionale, nel senso che si avvertiva la ricerca di andare oltre la tipicità  per sposare un gusto che dovrebbe viaggiare molto bene al di là dei confini nazionali (fatta la controprova non alla cieca con una appassionata tedesca, è stato il suo favorito). Anche qui la persistenza non era il punto forte.

Mille e una Notte di Donnafugata 2009 è un vinone. Opulento, ampio, sentori di confettura matura, prugna, amarena ma anche cacao e cannella. In bocca entra d’impeto. Fa pensare a uno di quei quadri in cui si raffigura Napoleone col cavallo imbizzarrito che si appesta a guidare le truppe alla vittoria. Riempie il palato di sapori ed è davvero una girandola di emozioni da trattenere finché poi si contano i secondi per calcolare la persistenza… e davvero non si finisce mai. Il colpo di classe lo dà nel retrogusto: piacevole come nessuno della batteria. Un vino impegnativo, da festa, da grande carni. Assolutamente da tenere controllata la temperatura: non fategli la cattiveria di berlo troppo caldo o troppo freddo: Napoleone merita le migliori attenzioni.

In conclusione la degustazione ha evidenziato ancora una volta come il Nero d’Avola sia un vino che si presta a mille interpretazioni diverse. Da poco meno di 5 euro a quasi 50 questi cinque campioni hanno fatto onore alla Sicilia, ognuno a modo suo.
Sergio Bolzoni