Sì, è una vulgata abbastanza consistente e con certamente qualche ragione, quella che sostiene che i vini a base di nero d’Avola non possano invecchiare. Il Mille e una notte di Donnafugata è la dimostrazione, iconica e nel bicchiere, che si tratta di una stupidaggine. E’ vero che per le sue caratteristiche non è un vitigno dalla longevità infinita ma d’altronde anche tanti nebbioli hanno vita breve. Il fatto è che bisogna saperlo trattare se si vuole fare un grande vino da evoluzione. Che poi magari non saranno decenni, ma almeno 9 anni (e scommetteremmo sul decimo) certamente sì. Qui ad ogni modo non parliamo di un vino in purezza ma di un blend con un 20% circa – se ricordiamo bene – di Syrah e altre uve. E forse questo è il segreto: uve selezionatissime e sapiente lavoro di assemblaggio. Il Mille e una notte 2008 appena aperto sembra proprio un nero d’Avola tradizionale e freschissimo, mora, ciliegia e viola. Poi man mano che si ossigena prende la “stairway to heaven” inebriandoci al naso con sentori di cannella, china, liquirizia e cacao dolce. In bocca è velluto puro. Di una piacevolezza mai stucchevole e una persistenza infinita. Un vino strepitoso da bere anche dopocena con gli amici o con la fidanzata.
Facile, direte voi, visto che costa suppergiù una quarantina di euro. No. Chi ci legge sa perfettamente che qui si ha il massimo rispetto dei soldi dei consumatori e a riprova ne è la nostra rubrica Bere bene al supermercato che tanto apprezzamento riscuote. Questo, e lo diciamo senza se e senza ma, è uno dei grandi vini italiani a prescindere dal prezzo che, visto quello che gira (spesso a sproposito) ultimamente è da considerarsi senza dubbio addirittura conveniente. Su, ragazzi: in fondo domani è S.Valentino…
Sergio Bolzoni