Potremmo definirla la Cannes del vino. Il Merano Wine Festival raduna le eccellenze del mondo vitivinicolo italiano e non solo. Arrivato alla sua 28esima edizione, l’evento, che quest’anno si è svolto dal 7 all’12 novembre presso Kurhaus, uno degli edifici in stile liberty più suggestivi di tutto l’arco alpino nel cuore della città altoatesina, mette insieme oltre 950 case vinicole, ma anche 120 artigiani del gusto. Le cantine sono state selezionate in base all’altissima qualità dei loro prodotti. Partecipando alle Kermesse per due giorni, sabato 9 e domenica 10, abbiamo potuto fare tantissimi assaggi e ora vi descriviamo quelli degni di nota. Quelli che non dimenticheremo facilmente.
Partiamo dalle bollicine. Il Riesling Meierer “Omg” (Oh My God) è un pet-nat, ovvero un vino lasciato rifermentare in bottiglia con metodo ancestrale, prodotto nella zona di Mosel, in Germania. Il colore è giallo velato. All’olfatto si presenta complesso ed emergono specialmente sentori agrumati . In bocca è davvero “wow”: bellissima acidità, sapidità e grande equilibrio. Lagorai Dosaggio Zero 2015 di Cantina Romanese è un Trentodoc fatto con un metodo particolare: viene affinato per oltre 500 giorni sui fondali del Lago di Levico Terme, comune della Valsugana in provincia di Trento, ad una profondità di 20 metri. 100% Chardonnay, si tratta di una bollicina finissima, setosa, avvolgente e molto persistente in bocca. Si può abbinare praticamente a qualsiasi tipo pasto. Letrari Riserva del Fondatore 976 è una Cuvée de tirage della vendemmia 2008, sboccata a febbraio 2019. Si tratta di un Trentodoc affinato 96 mesi sui lieviti. Una bollicina di grande livello: elegante, con una nota di pasticceria, una piacevole vena minerale e sul finale persistenti note di frutta disidratata.
I bianchi. Non possiamo non partire da Batar 2016 dell’azienda toscana Querciabella. E’ formato per un 50% da Chardonnay e per un altro 50% da Pinot Bianco. Viene affinato per nove mesi in barrique francesi e poi per altri sei mesi in bottiglia. Al naso prevalgono le note fruttate, al palato è intenso, corposo e molto equilibrato. Un altro bianco che ci è piaciuto molto è il Russiz Superiore Collio Pinot Bianco di Marco Felluga 2018. Viene affinato in vasche di acciaio, ma una piccola parte del mosto passa anche in barrique. Riposa 6 mesi sui lieviti. All’olfatto prevalgono note fruttate e floreali. In bocca è avvolgente e corposo. Monteverrro Chardonnay 2016 è un Toscana IGT. Viene coltivato nel cuore della Maremma, a Capalbio. L’affinamento dura 14 mesi e viene fatto per meta’ in barrique e per l’altra meta’ in vasche di cemento. Al naso presenta profumi di caramello, vaniglia e note fruttate (mela cotogna e banana). In bocca emerge la freschezza, la sapidità e un perfetto equilibrio. Altri assaggi di bianchi, provenienti dall’estero, che ci hanno particolarmente colpito sono: Whitestone Viogner 2019 dell’azienda sudafricana Capelands Estate e un Riesling 1999 Julius Treis (Germania).
Passiamo ai rosati. Conti Thun Vino Rosa 2018 è stata una scoperta davvero inaspettata. L’azienda si trova a Puegnago del Garda, in provincia di Brescia. Si tratta di un rosato fatto per l’80% da Groppello e il restante 20% da Barbera e Sangiovese che fa affinamento solo in acciaio. All’olfatto emergono sentori di piccoli frutti rossi e note floreali, in prevalenza la rosa. Al palato è fresco, sapido e sul finale emerge una bella nota iodata. Un altro rosè degno di nota è La Lupinella 2018. E’ un Toscana IGT, Sangiovese 100%, la fermentazione avviene in parte in otri di terracotta. Al naso prevalgono note floreali e agrumate , in bocca si presenta sapido e ben equilibrato. Molto persistente.
Infine i rossi. Partiamo con da un Bolgheri Superiore: Piastraia 2016 di Michele Satta. E’ formato da Cabernet, Merlot, Sangiovese e Syrah, 25% per ognuno. L’affinamento avviene in barrique francesi. Al naso emergono frutti rossi maturi, prugna, note tostate e speziate. In bocca è intenso, corposo, caldo e avvolgente. Rimaniamo sempre a Bolgheri con il Paleo 2016 Le Macchiole. E’ un Cabernet Franc in purezza che fa un affinamento di 18 mesi in barrique di rovere
. Al naso presenta note di frutto rosso maturo, ma anche di spezie. In bocca scalpita. E’ un vino che all’inizio si presenta tagliente e spigoloso, ma poi via via si fa più armonioso. Un capolavoro. Infine, Brunello di Montalcino Biondi Santi annata 1983. Abbiamo avuto il piacere di assaggiarlo durante una verticale sul Double Decker di Tannico. 100% Sangiovese, affinamento di 3 anni in botti di slavonia. In bocca è caldo, sapido, tannico ma molto equilibrato, persistente. Che dire? Eccellente.
Francesca Mortaro