Una valle primaria si stacca dai selvaggi ‘Quattromila’ del Monte Rosa per scendere sinuosa sfiorando la Lombardia, distante in linea d’aria soli 19 chilometri. È la Valsesia, terra di aspre montagne e furibondi torrenti.
Al suo sbocco, tra le pianure di Vercelli e Novara, morbide colline separano l’acqua dei ghiacciai da quella delle risaie: qui, tra il caldo della pianura e il gelo delle Alpi, nascono grandi vini. Siamo nell’Alto Piemonte e lungo la Sesia sfilano borghi noti agli appassionati: Gattinara, Ghemme, Boca.
Il vitigno principe è il Nebbiolo, in zona chiamato anche ‘Spanna’. L’area vitata è molto piccola se confrontata ad altre zone storiche del Piemonte, eppure, in questa sorta di nicchia enologica, ogni assaggio è unico. Merito dei terreni. In una manciata di chilometri le differenze sono abissali: a Gattinara il suolo è tendenzialmente vulcanico, a Ghemme alluvionale, a Boca maggiormente misto. Differenza di quota e di esposizione fanno il resto.
Gattinara occupa la destra idrografica della Sesia. Il nebbiolo è protagonista, concorre ai vini almeno per il 90%, con eventualmente vespolina per un massimo del 4% e/o uva rara che non possono superare il 10%.
Antoniolo è la cantina più vicina al paese. Nasce nel 1948 per opera di Mario Antoniolo coadiuvato della figlia Rosanna che gli subentra alla direzione nel 1980. Oggi i suoi figli, Alberto e Lorella continuano la tradizione familiare. Gli 11 ettari di famiglia hanno dai 35 ai 60 anni di età. I cru più pregiati sono due, Osso San Grato e San Francesco entrambi in etichetta per la prima volta dal 1974. Con Osso San Grato (5,5 ettari totalmente esposti a sud e con viti di 60 anni) si è al vertice dell’enologia italiana. Stiamo parlando di un nebbiolo in purezza che al bicchiere si presenta rosso rubino con rilevanti sfumature granate. Al naso ha un bouquet elegante e ricchissimo con aromi fruttati, floreali e speziati, profumi di rosa, viola, sottobosco, corteccia di china e ardesia. Al palato è decisamente corposo e coinvolgente, complesso, magistralmente equilibrato, con tannini fini e un finale incredibilmente lungo.
Più a ovest abbiamo Nervi-Conterno. L’azienda viene fondata nel lontano 1906 da Guido Ferretti, cognato di Luigi Nervi. Nel 2011 passa nelle mani della famiglia norvegese Astrup, mentre da aprile 2018 è in quelle di Roberto Conterno, famoso proprietario della cantina Giacomo Conterno a Monforte d’Alba. I poderi più conosciuti sono Valferana e soprattutto Molsino. Quest’ultimo, il più occidentale e il primo a essere commercializzato già nel 1970, è adagiato in un suggestivo anfiteatro naturale posto tra i 350 e i 420 metri di quota. Le sue viti hanno un’età di circa 30 anni e producono il Gattinara Molsino dal colore rosso rubino, tendente al granato. I sentori sono di piccola frutta a bacca rossa con un finale d’impronta balsamica. Al palato è corposo, minerale con note di ciliegia. Parliamo di un vino molto strutturato e di grande eleganza.
Ghemme si trova sulla sinistra idrografica della Sesia. L’influenza lombarda di questi territori è raccontata dalla storia: il paese era fornitore di vino per la corte dei Visconti e degli Sforza. Qui la disciplinare prevede Nebbiolo minimo al 75% con Vespolina ed Uva Rara da sole o congiuntamente per un massimo del 25%.
Tra le cantine, Ioppa, fondata nel 1852 e ora alla settima generazione, è la più antica a conduzione familiare. Due i cru, Santa Fé e Balsina. Affascina la loro peculiarità: si trovano sulla stessa collina, il Santa Fé al culmine, il Balsina alle pendici ma mentre quest’ultimo poggia su terreno alluvionale sabbioso, il Santa Fé è un mosaico di 14 argille differenti. La resa rispecchia questa diversità: il Balsina è più morbido, il Santa Fé più deciso. Quest’ultimo, prodotto in poco più di 2.000 bottiglie, deriva il suo nome da ‘Santa Fede’, una cascina nei pressi. Ha un colore granato caldo, di tonalità profonda, con riflessi rubino. Al naso apre una serie d’aromi che vanno dall’arancia rossa matura al ribes nero, dalla santoreggia al rabarbaro e poi cenni di cardamomo e pepe nero. Al palato ha un tannino vivace e soprattutto un’interminabile scia sapida che permane per molto tempo. È un vino deciso, possente, lungo, quasi interminabile.
Rovellotti è invece nel cuore di Ghemme, tra vicoli medievali e profumi di riso. Si racconta che proprio da qui partissero i carichi di vino per la corte degli Sforza. La cantina, fondata nel 1972 ma con secoli di tradizione alle spalle, è in un palazzo antico che trasuda storia; i vigneti occupano 25 ettari di cui 11,5 destinati al Ghemme DOCG. Il Costa del Salmino è il prodotto di punta e riprende nel nome lo stesso toponimo usato nel 1600 per designare il podere. Si tratta di un Nebbiolo al 90% e Vespolina al 10%. Il colore è rosso rubino con sfumature granata. Al naso compare la viola, la rosa appassita, il ribes e la mora matura con note erbacee. Al palato si sente un tannino importante e risulta secco, caldo, stupendamente pieno e persistente.
Boca, pure lungo la sponda sinistra idrografica della Sesia, è il territorio maggiormente addentro la Valsesia e quello posto ad una quota più elevata. Qui le fredde correnti provenienti dal Monte Rosa, seppure mitigate dal Monte Fenera, producono notevoli escursioni giorno-notte. La disciplinare prevede Nebbiolo al 70% minimo con un eventuale saldo di uva rara e/o vespolina fino a un massimo del 30%.
A sud troviamo Barbaglia, azienda fondata nel 1946 da Mario Barbaglia e oggi ancora nelle mani di famiglia con il figlio Sergio, supportato dalla figlia Silvia. Il suo Boca si presenta al naso con note di viola e un finale di spezie, menta ed erbe alpine mentre al palato è asciutto, sapido, armonico, giustamente tannico. Notevole l’ampiezza e la corposità che ne fanno un vino dalla forte personalità.
Le Piane è la cantina posta più a settentrione. Rilevata dallo svizzero Christoph Kuenzli all’inizio degli anni Novanta dalle mani di Antonio Cerri, oggi copre 9 ettari di terreno con vigneti vecchi più di 50 anni. Il Boca Le Piane ha colore rosso rubino con riflessi granata mentre al naso presenta note speziate di pepe, liquirizia e tabacco. In bocca è minerale e complesso. Anche in questo caso il finale è lungo e persistente.
Questi sono soltanto alcuni dei nomi in questo lembo di terra così particolare. Come sempre, vale la pena perdersi tra le colline per entrare in confidenza con le bevute. Magari in un giorno di tramontana con le nevi del Rosa a fare da cornice.
Massimo Beltrame