L’Umbria del vino avanza o meglio il vino dell’Umbria lo fa con le vette e le incertezze normali quando un intero comparto cerca strade nuove. “A Montefalco” è stato essenzialmente questo: comunicare al mondo che si cambia e in questa annata 2020 a cinque stelle possiamo dire che il cambiamento c’è e nel bicchiere si nota al primo sorso praticamente ovunque.
E che qualcosa si stesse muovendo lo avevamo intuito a Vinitaly 2024 dove nei vari assaggi avevamo individuato del tutto casualmente ben due vini umbri tra i nostri preferiti.
Questo significa che ci dobbiamo dimenticare quei vini umbri tosti, tannici al limite (e qualche volta oltre) della piacevolezza? In generale la risposta non può che essere positiva anche se – come insegna Esopo – uno scorpione resta sempre uno scorpione. Cioè per essere chiari nel sagrentino il tannino c’è e sempre ci sarà ma ora si è capito e spesso imparato ad addomesticarlo al servizio della gradevolezza di bevuta.
Il Trebbiano spoletino
Grande risalto – lo richiede il mercato in fondo sempre più orientato ai bianchi e difatti l’obiettivo è raddoppiarne la produzione – i produttori lo hanno dato al Trebbiano spoletino, uva bianca molto particolare ed eclettica che la tradizione voleva “maritata” cioè accomunata ad altre coltivazioni e che oggi invece è oggetto delle attenzioni esclusive in vigna. I risultati sono incoraggianti: alcune vette raggiunte ci raccontano anche di potenzialità ancora largamente inespresse. C’è ancora tanto da fare (e da studiare) specialmente sulle bollicine ma vale sicuramente la pena farlo.
Il Montefalco rosso
I Montefalco rosso assaggiati ci hanno lasciato l’impressione di grandi “vinoni” mentre noi si aveva in mente probabilmente qualcosa di diverso e più semplice e con gradazioni alcoliche meno spiccate. Ma evidentemente quella di un vino più quotidiano e di immediato approccio non è l’idea che hanno in mente i produttori e sicuramente sbagliamo noi. Nella tipologia dei Riserva abbiamo quindi trovato in generale dei grandissimi vini: ampi, profondi ma spesso anche di buona bevibilità. Ideali per belle cene a base di carne.
Il Sagrantino
I Sagrantino nelle varie denominazioni da noi assaggiati durante “A Montefalco” sono l’esempio più evidente di come l’Umbria del vino abbia imboccato la via per il futuro. Tante strade diverse in vigna e in cantina con un unico obiettivo: dare bevibilità e piacevolezza al vitigno con la maggiore carica di tannini in Europa ( e forse anche al mondo).
È la direzione giusta per due motivi: primo perché il mercato cerca (giustamente) la piacevolezza nel bicchiere e poi perché la struttura “sociale” della cucina italiana è cambiata: con il ricambio generazionale ai fornelli nelle famiglie, i grandi piatti di carne che richiedono ore di cottura sono sempre più rari. Inoltre i grassi e le grandi sapidità sono sempre più banditi anche dai piatti dei migliori ristoranti e quindi la richiesta di grandi e potenti vini rossi a tavola va inevitabilmente scemando. Se poi ci mettiamo che i controlli della Polstrada aumentano…
Certo c’è sempre l’estero dove i grandi rossi si consumano volentieri anche lontano dai pasti ma qui si torna inesorabilmente al primo punto: la piacevolezza. Quindi nel nostro piccolo promuoviamo a pieni voti la via nuova e attendiamo fiduciosi risultati sempre migliori.
Il Sagrantino passito
Non abbiamo assaggiato abbastanza versioni passite per poter avere una opinione in merito seria. In certi casi ci è sembrato un vino dolce e in altri qualcosa di unicamente diverso. Certo ci piacerebbe prima o poi provarlo come da tradizione con l’agnello.
Una bella sorpresa
In ultimo non possiamo non parlare di una piacevole sorpresa almeno per noi: ma che buoni sono i rosé a base Sagrantino! Scordiamoci le fragoline di bosco e le dolcezze da big babol. Questi sono rosé aromatici ma con corpo e con la giusta acidità e gradazione alcolica. Adatti per essere un compagno ideale di tanti piatti a tutto pasto e – non ci stancheremo mai di ripeterlo – di una buona pizza.
Chi fosse curioso di sapere quali vini ci sono piaciuti di più non deve fare altro che rimanere sintonizzato su Avvinando: nei prossimi giorni parleremo anche di bottiglie e cantine. Stay tuned.
Sergio Bolzoni