
Ogni vino – lo sappiamo e forse ne abusiamo un po’ – racconta una storia. All’interno delle bottiglie si esprimono le fatiche degli uomini e i segreti dei territori. Ci sono degustazioni che ci fanno viaggiare per il mondo e altre che ci portano a ritroso attraverso gli anni. Forse è proprio questo che rende il vino così magico. Eppure, ci sono bottiglie che più di ogni altre ne racchiudono una speciale e che restituiscono, solo col fatto di essere prodotte, qualcosa di buono al mondo. Il Gorgona di Frescobaldi è una di queste.
Che cos’è il progetto Gorgona?
Gorgona è l’isola più piccola dell’Arcipelago toscano. Si trova di fronte a Livorno ed è l’unica isola-penitenziario ancora attiva in Europa. Qui i detenuti trascorrono l’ultimo periodo di pena, lavorando a contatto con la natura per sviluppare professionalità che facilitino il reinserimento nella realtà lavorativa e sociale.

Dall’agosto 2012 alcuni detenuti, sotto la supervisione degli enologi di Frescobaldi, curano sull’isola un piccolo vigneto (e una piccola cantina) di 2,3 ettari incastonato in un anfiteatro da cui si domina il mare. Vermentino, ansonica, sangiovese e vermentino nero per produrre un bianco ed un rosso in regime biologico.
L’idea è quella di far vivere loro un’esperienza concreta e attiva nel campo della viticoltura, imparando i mestieri e le attività che portano alla produzione di un vino di alta qualità. Un lavoro retribuito per fornire loro anche una base economica di partenza una volta scontata la propria pena. Un’opportunità formativa, ma anche umana che mira al reinserimento sociale attraverso la dignità del lavoro e la forza trasformativa della bellezza.
Riportare la speranza
E la visita all’isola carcere non lascia indifferenti. Si attracca in pittoresco porticciolo dai colori vivi che ricorda tanti magnifici borghi del mare nostrum. Acque cristalline, natura lussureggiante. Mediterraneo di grande impatto: il verde, il blu e le case pitturate stridono con l’immaginario della detenzione. Eppure, ci si trova in un luogo di pena, di dolore. Un contrasto che sembra una metafora che apre luce in fondo a lunghi percorsi fatti di buio.

E lo fa fin dall’accoglienza. Attraverso le parole del Direttore del carcere Giuseppe Renna e di Lamberto Frescobaldi, Presidente del gruppo. Si parla di lavoro condiviso, di un ambiente simile a quello esterno, di comunità e responsabilizzazione. Di un luogo dove acquisire competenze tecniche e umane e di un modello che punta appunto sulla speranza.
Del concetto di armonia del vino, che in qualche modo si riflette nel ricreare un equilibrio anche negli uomini che ci lavorano.
Del vino porta dentro di sé proprio quelle persone, le storie, le gioie, la sofferenza, il riscatto. Che rompe ogni confine e unisce. Della dedizione dei detenuti per realizzarlo e di un territorio espresso attraverso vinificazioni semplici e rispettose. Di un modo per andare avanti per guardare al futuro. Con speranza appunto.

Com’è il Gorgona Bianco 2024?
Bianco da vermentino e ansonica davvero interessante. Fiori, frutta a polpa gialla e agrumi e un bel corredo aromatico di erbe mediterranee e note iodate al naso. In bocca c’è sostanza, polpa, una gran freschezza marina unita ad una bellissima sapidità. Un bianco gastronomico che lascia pensare ad un bel potenziale evolutivo. Che guarda al futuro, anche nel bicchiere.
Raffaele Cumani