Se il Romanée Conti è un tarocco

Spendi 2.000 euro per una bottiglia di vino e poi è un tarocco. Magari è buono, perché non è che possono metterci dentro la benzina, però… Siamo onesti: quanti consumatori sanno distinguere immeidatamente se un vino non è un Romanée Conti bevendolo da una bottiglia uguale in tutto e per tutto all’originale?

Esattamente quello che devono aver pensato i membri di un’organizzazione con base in Italia dedita alla contraffazione e al contrabbando del Romanée-Conti, distribuito tra l’altro pure in Francia, oltre che in Italia, Svizzera, Russia, Olanda, Germania e Giappone. La banda è stata smantellata dalla Guardia di Finanza di Milano con la supervisione di Eurojust ed Europol. Continua a leggere



Five Roses, un grande rosato italiano

Quella del rosato è un po’ una perversione. E’ il classico né carne né pesce, non è rosso ma non è neanche bianco. E’ un vino a sè. Il 90% dei consumatori italia lo trova inutile, spesso finché non va a fare una vacanza in Francia e assaggia i rosati loro, magari quelli della Provenza , i migliori in assoluto. Allora entusiasta di avere scoperto un nuovo vino torna a casa sul suolo patrio e comincia a comprare delle bottiglie di rosato italiano pensando diritrovarci la stessa qualità. E fa una amara scoperta: se nei rossi e nei bianchi la distanza media tra il vino italiano e quello francese si è molto assottigliata, per i rosati siamo al punto di 20 anni fa. Non c’è partita. Non solo. Diventa difficile trovare dei vini davvero buoni (non stiamo parlando di spumanti rosé, ovviamente). Continua a leggere



L’addio al tappo di sughero per il vino docg è legge (purtroppo)

Durante il mese di settembre è stata varata la sospirata (dai produttori) modifica alla normativa che riguarda i vini docg: non esiste più l’obbligo del tappo in sughero, che ora potrà essere a vite, in silicone, ecc… il tutto per soddisfare le esigenze dei mercati esteri (americano e giapponese in primis) che privilegiano di gran lunga i vini col tappo a vite.

E così, su quei mercati, anche i nostri Baroli, Brunelli e Amaroni potranno essere venduti con la comoda apertura di facile manualità e, sopratutto, che non fa rischiare al consumatore estero di spendere parecchie decine di dollari o yen e poi avere un vino che sa di tappo. Bene, benissimo. I nostri produttori che devono primum vivere (vendere il vino) e quindi philosophari  sono felicissimi. Noi un po’ di meno. Continua a leggere



Decanter World Wine Awards festeggia 10 anni e premia il vecchio continente

I vini europei hanno riscosso un notevole successo con varietà di uve autoctone ai Decanter World Wine Awards (DWWA) di quest’anno, uno dei concorsi di vini più importanti del mondo, che ha annunciato la scorsa settimana i 32 vincitori di “International Trophy” (Trofei Internazionali) nel corso di una cena di gala tenutasi a Londra.

Con un’unica eccezione, tutti i vini vincenti per il vecchio continente sono stati prodotti con uve autoctone: “Una conferma della dedizione dei produttori del vecchio continente nei confronti del loro mestiere e della cultura della vinificazione. Senza di loro, il vino non potrebbe vantare una diversificazione così ricca”, ha commentato Steven Spurrier, Presidente dei DWWA. Continua a leggere



Export, da Settesoli “Vini differenti per mercati differenti”

Interessante chiaccherare con Roberta Urso, reponsabile pubbliche relazioni di Cantine Settesoli. Interessante sopratutto farlo a Bordeaux per Vinexpo 2013 e farsi raccontare come “il più grande vigneto d’Europa” con i suoi 2.000 soci conferitori si rivolgono ai mercati esteri. E Settesoli racconta che lo fa… Studiando! Il che è sempre una bella cosa. Certo che per poter usufruire di studi di mercato finalizzati ai singoli mercati bisogna disporre di una bocca di fuoco in grado di sparare milioni di bottiglie. Settesoli in Sicilia è questa realtà e affronta i vari competitor (sopratutto Cile, Australia eNuova Zelanda) diversificando l’offerta. Clicca e… Continua a leggere


La ricetta per l’export di Nicosia: “Comunicare i microterritori come l’Etna”

Continuiamo il nostro giro tra le aziende che a Vinexpo lavorano per combattere la crisi. Abbiamo incontrato Giuseppe Monaco, responsabile estero di Nicosia azienda siciliana che fa dell’Etna il suo punto di forza. Il vino dell’Etna si sa sta vivendo un grande momento, in Italia. Quello che abbiamo cercato di capire con Nicosia è come si fa a comunicare un territorio all’interno di una doc addirittura appena nata come quella Sicilia. L’opinione di Romano è che l’Italia “deve” puntare sulle realtà micro-regionali e comunicare col consumatore maturo ed evoluto. Clicca e guarda l’intervista.

Export per Baglio del Cristo di Campobello: “Crescere coi nostri importatori”

Baglio del Cristo di Campobello è una azienda siciliana giovane per quanto riguarda l’imbottigliamento, è presente dal 2009 pur producendo uva da generazioni, ma opera già su 25 mercati internazionali tra cui Thailandia e Corea del Sud. Incuriositi, abbiamo chiesto a uno dei titolari Carmelo Monetta di spiegarci come si fa. La sua ricetta è semplice in teoria ma di difficile attuazione in pratica: crescere con gli importatori, scegliendo paese per paese le persone giuste. Per fare questo una vetrina come Bordeaux è indispensabile e Monetta ci spiega anche l’importanza di Vinexpo 2013 per la sua azienda. Clicca e guarda l’intervista

Il vino dei Romani rinasce in Sicilia

Sulla questione se ne sono sentite di tutte e di più. Ora il vino degli antichi Romani potrebbe rinascere in Sicilia, dove si tenterà di riprodurre un vigneto seguendo in maniera fedele le istruzioni contenute in alcuni testi romani. L’esperimento sarà condotto dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam-Cnr) a Catania in collaborazione con la cattedra di Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico dell’Università di Catania.
L’obiettivo del progetto è verificare sperimentalmente e tradurre in pratica le antiche tecniche romane di produzione del vino: dal prelievo delle talee fino alla vendemmia, passando per lo scavo delle fosse e l’utilizzo di strumenti antichi ricostruiti. Le istruzioni che saranno seguite sono contenute in alcuni testi risalenti al periodo compreso fra il I secolo avanti Cristo e il II secolo dopo Cristo, come il secondo libro delle Georgiche di Virgilio e il De Agricultura di Columella. Continua a leggere