L’occasione è ghiotta: cinque bottiglie di Nero d’Avola da degustare alla cieca nella propria cucina insieme a un gruppo di amici. Loro non sanno nemmeno di che bottiglie si tratta. Io che ho messo il foglio di allunimio alle bottiglie esco dalla stanza e lascio che uno di loro segni le bottiglie con dei numeri. Ovviamente una riccca cena fa da corredo al tutto. L’idea era di quelle balzane: scegliere una bottiglia per fascia di prezzo e vedere alla cieca l’effetto che fa. In realtà ci siamo riusciti solo in parte. Comunque questi erano i “campioni” selezionati. Nero d’Avola Settesoli, 4,65 euro; Nero d’Avola Baglio di Pianetto, 8,69 euro; Chiaramonte di Firriato 9,89 euro; Tancredi di Donnafugata (unico blend con cabernet sauvignon, tannat e altre uve) 17 euro, Mille e una Notte Donnafugata 46 euro. Tutti i prezzi sono relativi a supermercati brianzoli del Lecchese. Vediamo i risultati.
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Export, da Settesoli “Vini differenti per mercati differenti”
Cantine Settesoli: un modello da seguire
Siamo sinceri, quando parliamo di vino di alta qualità raramente ci viene in mente una bottiglia prodotta da un consorzio da una cooperativa o da una cantina sociale. Stiamo parlando di quelle aziende che riuniscono migliaia e migliaia di produttori (in questo caso detti “conferitori”), che danno l’uva alla società che poi si preoccuperà di trasformarla in vino. Questo metodo, in realtà, nasconde delle insidie e dei rischi, in quanto non tutte le aziende di questo tipo controllano al meglio l’evoluzione e la produzione dell’uva che poi contribuirà a creare i loro vini con il risultato quasi certo di avere un prodotto mediocre, squilibrato e non costante negli anni in termini di qualità. Per fortuna, che all’interno di questo panorama, però ci siano anche delle valide eccezioni. Una di queste arriva dalla Sicilia ed è sicuramente rappresentata dalla Cantine Settesoli di Menfi (AG) e Continua a leggere