Quella del rosato è un po’ una perversione. E’ il classico né carne né pesce, non è rosso ma non è neanche bianco. E’ un vino a sè. Il 90% dei consumatori italia lo trova inutile, spesso finché non va a fare una vacanza in Francia e assaggia i rosati loro, magari quelli della Provenza , i migliori in assoluto. Allora entusiasta di avere scoperto un nuovo vino torna a casa sul suolo patrio e comincia a comprare delle bottiglie di rosato italiano pensando diritrovarci la stessa qualità. E fa una amara scoperta: se nei rossi e nei bianchi la distanza media tra il vino italiano e quello francese si è molto assottigliata, per i rosati siamo al punto di 20 anni fa. Non c’è partita. Non solo. Diventa difficile trovare dei vini davvero buoni (non stiamo parlando di spumanti rosé, ovviamente).
E’ precisamente quello che è successo a noi questa estate di ritorno dalla Francia dopo una degustazione di rosati provenzali. Soprattutto speranzosi di trovare dei vini al supermercato da consigliare al pubblico della nostra rubrica BBS – Bere Bene al Supermercato. Saremo stati poco fortunati noi, sicuramente. Ma della dozzina di bottiglie acquistate non ce la siamo sentita di proporre alcunché. Quando veramente avevamo ormai messo in soffitta l’idea ecco che all’Essselunga troviamo il noto Five Roses, di cui qui sopra trovate la degustazione del produttore fatta a Bordeaux. Che dire: finora, insieme a quello della pavese Ca del Ge’ che però è completamente diverso, intanto perché è frizzante, il Five Roses di Leone de Castris è il miglior vino rosato italiano assaggiato quest’anno.
Sergio Bolzoni
@sergiobolzoni