A Verona la tredicesima edizione di Anteprima Amarone dedicata all’annata 2012 ci ha regalato la suggestione di un prodotto che piace sempre di più all’estero (il 60% della produzione finisce oltreconfine) e anche parlando con i produttori si percepisce chiaramente la propensione all’export della Valpolicella, fatta di aziende dinamiche e di carattere fortemente imprenditoriale. Ma queste cose le sappiamo tutti, il Veneto non per niente è una delle principali locomotive dell’Italia. Più interessante in questa sede è capire come è l’annata 2012. Intanto dobbiamo dire che oltre la metà delle 78 bottiglie in degustazione erano campioni prelevati da botte, ergo pronti ma non prontissimi. Quindi parliamo di vini giovanissimi (4 anni di invecchiamento sono il minimo sindacale) che evolveranno molto nel tempo e diventeranno – spesso – alquanto diversi.
In linea generale possiamo dire di aver individuato (almeno) due filoni di interpretazione dell’Amarone che esaltano le differenze: quello in uso negli ultimi anni che vede un supervino, molto alcolico, tendenzialmente amabile (quando non proprio dolce) e morbido, sovente estremamente morbido, spesso di grande corposità; poi c’è anche un Amarone che invece cerca di riscoprire – dice chi lo fa – sapori e tradizioni antiche mantenendo una certa salinità, una buona acidità e cercando anche l’eleganza e la facilità di beva pur restando nel solco del “grande” vino con un buon corpo. In linea generale chi predilige il primo tipo sembra avere una spiccata propensione all’export, specie nel Nordamerica, mentre il secondo tipo è più facile incontrarlo nelle aziende nate da poco e più piccole molte delle quali apprezzate in Italia. Interessante a questo proposito in Valpolicella il dato che le aziende che fatturano meno di 5 milioni di euro abbiano una vendita diretta in cantina del 20% della produzione. Ovviamente non c’è da dire un “tipo” è meglio dell’altro. Però è da rilevare come in una tipologia di vino che all’apparenza può apparire abbastanza tetragono nel suo ricercare la potenza si stia invece affermando una varietà di interpretazioni che ne esalta le possibilità degustative. Una delle prospettive del futuro – dice ad esempio il presidente del Consorzio Cristian Marchesini – è ad esempio quella di monitorare le 5 valli della Valpolicella per verificarne eventuali tipicità.
Ma veniamo alla degustazione. Naturalmente non si può parlare di tutti i 78 vini proposti e quindi una cernita andava fatta. Niente classifiche però, anche perché come detto si è trattato spesso di assaggi “en primeur” su un vino annata 2012 molto complicata ma comunque destinato a migliorare con gli anni, quindi è ovvio che si siano apprezzati maggiormente i vini più pronti. Prendete quindi le segnalazioni per quello che sono. Per giunta le mettiamo in ordine alfabetico.
L’Amarone Acinatico di Accordini Stefano (campione da botte, d’ora in avanti cdb ove non specificato invece è un assaggio da bottiglia) giocava al naso su intriganti note balsamiche, in bocca molto alcolico ma con un evidente spalla acida, segno che probabilmente si sistemerà col tempo. L’Amarone della Valpolicella Aldegheri (cdb) al naso rivela un bouquet speziato e con note vegetali. In bocca offre un tannino elegante e una certa piacevole salinità. L’Amarone di Benedetti soc. agricola Corte Antica è potente al naso con profumi di ciliegia sotto spirito; in bocca invece recupera grande eleganza con una buona mineralità. L’Amarone Le Origine di Bertani ha un bouquet complesso, floreale e speziato, pepe in sottofondo; Buona acidità e grande morbidezza. L’Amarone San Giorgio di Carlo Boscaini (cdb) è speziato e floreale, in bocca è sapido ed elegante. L’Amarone della Valpolicella Bottega a naso presenta un bouquet delicato e vegetale, in bocca è quasi salino e di grande morbidezza. L’Amarone Ca’ Rugate gioca al naso su note floreali e vegetali; sapido e minerale ha una persistenza lunghissima. L’Amarone Gli Archi di Corte Archi a naso si presenta floreale e delicato; in bocca vira sull’amabile ma resta fresco. Il Monte Danieli di Corte Rugolin (cdb) mostra un bel bouquet ampio di frutti rossi ma freschi, sotto uno strato di note balsamiche e un delicato sentore di rosa; in bocca è morbido, lunghissimo con un leggero retrogusto tostato che, stavolta, non infastidisce. Il Valmezzane di Corte Sant’Alda (cdb) ci è piaciuto perché a naso si è dimostrato di grande complessità, anche se offre sentori non usuali probabilmente dati da un uso del legno sapiente: qui in evidenza non c’è la ciliegia o il lampone, ma china, cuoio, tamarindo; umori che si ritrovano in bocca con una entrata potente ma equilibrata e una persistenza notevole. L’Amarone della Valpolicella di Giulietta Dal Bosco (cdb) ci è piaciuto per il naso floreale e delicato; giovanissimo in bocca si rivelava elegante e austero con ancora una punta d’alcol che sicuramente andrà a posto una volta messo in bottiglia. L’Amarone della Valpolicella di Bruno Damoli (cdb) è stato uno degli assaggi che ci ha sorpeso: al naso è minerale, note balsamiche e freschezza vegetale. In bocca è al contempo sapido e soave, la buona acidità lo rende particolarmente beverino. L’Amarone della Valpolicella Falezze di Luca Anselmi al naso era un po’ chiuso – normale essendo prelevato da botte – ma in bocca è già pronto, un pelo alcolico ma molto fresco. Secondo Marco (cbd) è un Amarone particolare, minerale, un po’ vegetale e note floreali. In bocca è secco, beverino, in netta controtendenza rispetto al “gusto dominante” ma fresco con una persistenza strepitosa: da provare. Così come da provare è anche lo Zovo di Pietro Zanoni che fa dell’armonia e dell’equilibrio la sua caratteristica saliente e si conferma una prima scelta di Avvinando. Last but not least, da non perdere l’Amarone di Vigneti di Ettore, anch’esso del tutto atipico nel panorama fatto grandi frutti rossi un po’ spinti e grande alcolicità: anche qui la scelta è privilegiare la mineralità e i risultati sono davvero eccellenti.
Sergio Bolzoni