Gli assaggi in anteprima di Chianti Classico Collection 2019: ma che buone le Riserve

di Francesca Ciancio
Una Collection mai così ricca. 197 aziende presenti che hanno portato in degustazione 731 etichette per un totale di oltre 9500 bottiglie. Questi sono i numeri dell’ultima edizione dell’anteprima del Chianti Classico, svoltasi, come ogni anno, presso la Stazione Leopolda di Firenze. Una macchina super rodata in grado di ospitare 250 giornalisti provenienti da tutto il mondo e più di 1800 operatori italiani e stranieri. Il Consorzio più antico d’Italia si avvia a grandi passi verso il suo centenario – è nato 95 anni fa – e ha le dimensioni di una vera e propria azienda con 510 soci attivi che mettono assieme un fatturato di 800 milioni di euro. L’annata che invece tutti aspettavano al varco dell’assaggio è la trecentesima, calcolata dalla prima definizione della zona del Gallo Nero come terra di vini eccellenti. Parliamo della 2016 che ha confermato le buone aspettative e che ha superato le considerazioni sulla 2015, che pur aveva raccolto consensi piuttosto unanimi. È piaciuta perché di facile accesso, comprensibile, dai calici di facile beva, vini espansivi ma anche molto calibrati tra le componenti. Un millesimo elegante che non sacrifica però la polpa, in nome di una sottigliezza che stava rischiando di impoverire la denominazione.

Ci troviamo dunque di fronte a bottiglie che si possono non aspettare, etichette da comprare e consumare su due piedi o lasciare affinare senza il timore di una maldestra evoluzione. Se i vini di entrata si definiscono per la loro piacevolezza, a sorprendere in positivo sono le riserve, in cui il legno gioca sempre più una parte da gregario funzionale ma non sovrastrante, accompagna il succo nella crescita della sua complessità, senza dettarne la matrice.

Prima di passare agli assaggi migliori della 2016, abbiamo scaldato i motori con l’annata successiva, la 2017, la più scarsa in termini quantitavi degli ultimi 40 anni. Poche piogge, temperature eccessive, andamenti climatici altalenanti hanno fatto portare in cantina uva non memorabile. Il risultato nel bicchiere – molti campioni di botte però – rivela un Chianti Classico più nervoso, meno definito e che pecca un po’ in armonia. I “nasi” spingono molto su note alcoliche e fruttate, le “bocche” si presentano meno distese e persistenti. Ovviamente, parlando di un territorio fortemente diversificato al suo interno, anche questo millesimo ha presentato punte enologiche di eccellenza da incorniciare per maestria e bontà.

Chianti Classico 2017

Badia a Coltobuono – Un colore rosso vivido, leggero sentore di smalto, alcol abbastanza evidente; naso di frutta e di pepe; in bocca elegante e sottile, acidità equilibrata, leggera speziatura. Persistente e piuttosto classico

Bibbiano  – Subito arancia e spezie, bella ricchezza a naso e sensazione materica; in bocca vira molto sull’acidità, si sente un grande succo, non ancora equilibrato. Vivacità importante, sconta un po’ di eleganza

Castellare di Castellina- Castellare – Naso avvolgente di camino e cenere, un richiamo di smalto, subito polpa vivida già al naso che si apre succosa in bocca, erbe di campo, finale di bocca lungo e profumato. Snello ma di carattere.

Castello di Monsanto – Un naso da subito sfaccettato con sentori di camino e rabarbaro, erbe mediche; in bocca si avverte più la frutta avvolta da pepe nero, liquirizia, frutti di rovi. Finisce molto lungo e materico.

Cinciano – Primo naso un po’ rustico ma invitante e croccante, sa di frutti rossi e di viola. In bocca solido e vivace, piuttosto potente, si affina sul finale con note più scure di liquirizia e polvere di caffè

Famiglia Nunzi Conti – Colore piuttosto scarico, naso non intenso ma elegante giocato tutto su note di erbe secche. In borca sferza di più grazie a un sapore mentolato e a bella acidità . Pecca in armonia, ma il vino c’è

Felsina – Grande eleganza fin dal naso, coerente all’olfatto e all’assaggio. Cenere e note delicate di erbe secche e petali appassiti. In bocca sapidità e agrume appena candito con sferzata finale più di pompelmo. Beva sosfisticata senza essere incomprensibile.

Isole e Olena – Saporito, al naso come in bocca con un’entrata calda e avvolgente. C’è la frutta, ci sono le spezie, note di fumo e cenere e anche tanta menta. Senza dubbio fresco anche se chiude su note di legno

Riecine – Subiro note di lacca, sensazione di calore, alcol evidente. Poi dopo poco il vino prende un’impronta. al naso come in bocca, da chianti classico dove si avvertono note di ematico, ciliegia, erbe secche. La bocca è più carica di polpa ma anche di sentori di legno, comunque ben dosato.

Tenuta di Arceno – Profondo e intenso, apre con una certa dolcezza alcolica ma poi subito recupera in acidità. Sa di tabacco e arancia sanguinella. In bocca colpisce per potenza e ricchezza. Una beva piuttosto impegnativa.

Chianti Classico 2016

Borgo Casa al Vento-Aria – Ha qualcosa di cupo e intrigante questo naso che ricorda l’erba secca e la viola; in bocca invece è tutta arancia, c’è la vivacità dell’agrume accompagnata dall’acidità. Nell’insieme rimane un po’ ruvido, ma è una bottiglia facile da bere.

Cantina Ripoli – Carnoso e violaceo nel colore come al naso, in bocca fiori secchi e acidità. Bell’equilibrio e finale lungo e pulito. Un’idea di Chianti Classico fresco e facile, ma non banale.

Castello della Paneretta – Conquista subito per l’armonia tra morbidezze e durezze, ci sono i fiori e i frutti, chiusure di china e liquirizia, mentolato sul finale. La polpa lo accompagna lungo l’intera beva.

Fattoria di Vegi – Francesco Chiostri – Ha qualcosa di sommesso, che toglie un po’ di vivacità al vino, ma che rende lo stesso accattivante con questi toni da sottobosco, di torba e humus. C’è l’arancia candita, il petalo appassito, la chiosa di camino.

Fontodi – Potenza e una certa crudezza al primo naso, tant’è che il colore colpisce per il suo violaceo vibrante. Sa di visciole e frutta di rovi, acidità spiccata, sorso goloso. Senz’altro molto giovane

Fontodi – Filetta di Lamole – Questo è il Fontodi adulto – rispetto al precedente – meno vivace, più scuro, più frutta nera e profumi di sottobosco. In bocca bilanciato e al contempo complesso, con una trama finale di cuoio e tabacco

Il Palagio di Panzano – Erba tagliata e odore di mammola, poi china e liquirizia. In bocca le stesse note in un passaggio di sentori di grande coerenza. L’acidità sostiene, la lunghezza distende il sorso che sa ancora di ciliegia, cannella e menta.

Il Poggiolino – Il Classico – Naso ardente di brace e fumo, con alcol netto ma non fastidioso. In bocca vibra e tiene costante la tensione nella beva grazie all’agrumato e al mentolato. Davvero intenso

Istine – Bel carattere espansivo fatto di frutta rossa e di viola in primis, di spezie come cannella e cardamomo poi. In bocca si assottiglia e si fa teso per diventare ancora più piacevole alla beva che è in effetti lunga e fresca

Lamole di Lamole – Etichetta Bianca – Davvero avvolgente grazie anche a un alcol presente che rende il naso morbido. Ha un’anima cupa e il legno non è ancora del tutto digerito, ma in fondo c’è il profumo del mosto e della viola. In bocca l’equilibrio è più centrato con fiori secchi, pepe e roccia.

Renzo Marinai – Bella cupezza che spinge a cercare oltre. Si trova china e liquirizia, grafite e carica sanguigna. In bocca colpisce per sapidità e trama minerale. La beva è dritta e va subito al dunque rispetto a un naso che si diverte a temporeggiare su più sfumature.

Ruffino Santadame – Ha un incedere piuttosto elegante, con un legno ben evidente ma che non desta particolare fastidio. Spicca soprattutto la nota mentolata e in generale una nota verde che caratterizza naso e bocca del vino. Ha davvero una persistenza incredibile

Tenuta di Lilliano – Lilliano – Naso al bergamotto, poi un verde da raspo, piuttosto alcolico e materico. In bocca molta polpa, quasi ad avvertirne la densità. Legno non del tutto digerito, ma colpisce per la lunghezza e la freschezza.

Terreno – Subito la ciliegia, poi l’alcol, naso un po’ monocorde. La bocca al contrario è ampia e profumata, nonché sapida. Dopo un po’ prevalgono note più lievi di camino spento, ma soprattutto ha una persistenza notevole.

Val delle Corti – Equilibrio perfetto tra frutta e fiori, così come tra acidità e morbidezza. Un vino intenso ma con calibro, senza sbracare mai. Arriva un po’ alla volta, prima con i toni freschi della ciliegia e della rosa, poi con quelli sferzanti dell’agrumato e chiude su sensazioni più sommesse di corteccia e cenere.

Chianti Classico Riserva 2016

Caparsa-Caparsino – Naso che spinge da subito con note alte di acidità e alcol. Per fortuna un bel mix di frutta e fiori calibra la sensazione di calore. È in bocca che tira fuori il meglio di sé con una vena sapida, rocciosa, e con una bocca golosa e croccante.

Caparsa-Doccio a Matteo – L’intepretazione più adulta del precedente. Se perde in vivacità acquista in complessità. Molto gioca sulle note minerali, con sentori di pietra bagnata, roccia, grafite. Sa essere più elegante e sottile. Note autunnali sul finale di humus e fungo.

Castellare di Castellina – Castellare – Primo naso appena dolce e avvolgente. Al secondo giro si avverte la freschezza del frutto. Una polpa succosa spinge alla beva. In bocca appare più tagliente e dritto. Molto pulito e classico.

Fattoria san Giusto a Rentennano – Le Baroncole – Un vino ancora in trambusto, che ha bisogno di acquietarsi. Per questo motivo il naso non si avverte subito pulito. Scalpita in bocca con una polpa vivacissima e succosa. Si comprende la beva elegante e raffinata che riesce  a essere densa senza appesantire.

Felsina-Rancia – Naso serrato, geloso dei suoi stessi profumi che sanno di ciliegia, erbe secche, carne cruda, brace. Sa essere da subito profondo, elegante e sottile senza alcuna sbavatura. Rimane integro nella sua leggerezza dal primo all’ultimo sorso.

Istine – Levigne – Ha un naso e una bocca infiniti. La sua persistenza è la nota caratterizzante. Vino ancora in movimento ma con una trama tannica già elegante. In bocca è succoso e sapido, richiama le visciole, le erbe aromatiche

 

 

3 risposte a “Gli assaggi in anteprima di Chianti Classico Collection 2019: ma che buone le Riserve

  1. Molta ricercata fantasia, possibile che oggettivamente si possano distinguere o associare tutti questi sapori, umori e percezioni ??

  2. Per il Borgo Casa al Vento chianti classico 2016 si osserva che il ruvido rilevato è conseguente all’uvaggio in.purezza (100%sangiovese) ,che da ancbe un sentore di smalto e profumo.

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