Da Poderi Colla e Argiano sei grandi vini rossi per dimenticare l’estate

Uno dei pochissimi motivi per essere felici dell’estate che finisce è che noi appassionati di vino, passato il gran caldo, possiamo tornare a bere i grandi vini rossi, come quelli di Argiano e Poderi Colla. Eccone sei che incrociano i grandi terroir italiani: Montalcino e le Langhe a caccia di Baroli e Barbareschi. L’occasione una degustazione che ha messo a confronto le due cantine e che ci ha permesso di notare certe affinità tra Toscana e Piemonte non sempre avvertibili al primo sorso.

Sono tutte bottiglie dal costo importante, alcune importantissimo, ma che sono rappresentative di un modo di fare vino che ha solide radici nel passato ma guarda al futuro con interpretazioni non sempre scontate e che potendo meritano di essere conosciute. Parliamo di sei vini per Feste che non deluderanno. 

Argiano, Solengo 2018 – Anche chi i tagli bordolesi li preferisce.. di Bordeaux non potrà che ammettere di trovarsi davanti ad una super bottiglia. In questo caso parliamo di un vino potente e strutturato che non lascia nulla all’immaginazione. A naso siamo inondati dalla frutta e dalla spezia, mentre in bocca entra con tutto il suo fragore e reclama la giusta attenzione. La persistenza è infinita e nonostante la sua potenza si fa bere tutta la bottiglia. Insomma un gran vino per un bel pranzo di carne e/o formaggi stagionati. 

Argiano, Brunello di Montalcino 2016 – Se cercate un Brunello moderno ma che sia ancorato allo stesso tempo alla tradizione, eccolo qua. Moderno perché abbina una grande eleganza alla ovvia struttura. Legato alla tradizione perché al “primo naso” si capisce subito di essere a Montalcino, in bocca è succoso ma allo stesso tempo equilibrato, quasi sapido. Anche in questo caso grande persistenza e bevibilità. Una vera bottiglia per la festa.

Argiano, Brunello di Montalcino Vigna del Suolo 2016 – E’ il cru, il grande Brunello di Argiano prodotto solo nelle annate giuste. Il costo è importante ma il bicchiere è semplicemente fantastico. Non starò qui a fare l’analisi sensoriale basta dire che si tratta di uno di quei rari casi in cui potenza e delicatezza vanno a braccetto sia a naso che in bocca con una profondità che ci lascia con quel sorrisino stupido di intima soddisfazione ad ogni singolo sorso. E’ un vino fatto per l’Amore, non solo con amore. Amore per questa terra e amore per il vino come frutto della passione di chi lo produce ma, soprattutto, di chi lo consuma.

Poderi Colla Langhe Bricco del drago 2015 – Secondo il modesto parere di chi scrive qui ci troviamo davanti a una bottiglia dal rapporto qualità/prezzo notevolissimo. 85% dolcetto e 15% nebbiolo, fusi insieme in una armonia tale da farne un vino totalmente nuovo. Del dolcetto mantiene il colore ma a naso si sentono spezie tutte diverse. In bocca il nebbiolo ingentilisce e il tannino finissimo regala emozioni. E’ la bottiglia più economica di quelle in degustazione ma non sfigura, anzi. Accompagnerà benissimo portate importanti a tavola.

Poderi Colla Barolo Bussia Dardi Le Rose 2017 – L’annata calda ha reso difficile il compito ai vignaioli ma qui hanno portato a casa sicuramente il risultato. Il naso è finissimo: fiori secchi, amarena, un po’ di tabacco da pipa fresco di conciatura (chi la fuma sa di che si parla) e anche dopo un po’ che sta nel bicchiere – giusto perché si era in degustazione, altrimenti si finisce prima – una piacevolissima nota balsamica, quasi mentolata. In bocca il tannino è già (quasi) a posto nonostante sia ancora giovane e per il resto è un grande Barolo, cosa altro dire di più?

Poderi Colla Barbaresco Roncaglie 2018 – Qui ci troviamo di fronte a una bottiglia che può spiazzare chi vi si approccia con in testa lo stereotipo classico del Barbaresco come cugino un po’ meno raffinato e più poderoso del nobile Barolo. A parte che è una sciocchezza in sé, lo è ancor di più in caso di questo Roncaglie 2018 che ci sorprende per la grande austerità. Per nulla immediato, ha bisogno del suo tempo nel bicchiere per esprimersi in tutta la sua magnificenza. Non che non sia “ricco”, lo è, ma conquista per la sua eleganza fuori dal comune, soprattutto in bocca dove regala anche una notevole persistenza. Al naso è ampio: con more e ribes che escono da una sottile base di cuoio. Insomma, un grande Barbaresco.

Sergio Bolzoni

 

 

 

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