Cose che ci sono piaciute a Sana Slow Wine Fair, la fiera del vino buono, pulito e giusto.

A Bologna è andata in scena la prima edizione di Sana Slow Wine Fair, fiera internazionale dedicata al vino sostenibile, o per dirla secondo Slow Food che ha ideato e curato la manifestazione, del vino buono pulito e giusto. Inutile dire quanto i temi dell’agricoltura biologica e della sostenibilità ambientale siano una tendenza in fortissima ascesa tra i consumatori, anche nel mondo del vino. Non si parla però in questo caso esclusivamente di sostenibilità ambientale.

Vino buono, pulito e giusto.

La conferenza inaugurale della fiera ha toccato i temi cardine della manifestazione, in primis la sostenibilità, e, tra le molte presenze istituzionali, ha visto la partecipazione di due grandi paladini dell’impegno civile. «Produrre vino è una forma d’arte: tenete insieme etica ed estetica, il bene e il bello. Divertitevi, fate vini come piacciono a voi, liberatevi dall’omologazione, siate virtuosi nei rapporti con la terra e con i vostri collaboratori. Vivete con gioia, ma tenete gli occhi aperti: non consideratevi mai immuni dalle responsabilità». Con queste parole Carlo Petrini, presidente e fondatore di Slow Food, e Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, hanno aperto la prima edizione della fiera.

Un appello alla responsabilità ambientale ma anche sociale, che abbraccia i temi della lotta alla criminalità, allo sfruttamento del lavoro e a qualsiasi tipo di abuso. Vino buono, pulito e giusto ovvero attenzione e cura del vignaiolo verso il paesaggio, la tutela della biodiversità e della terra e il rispetto dei diritti di chi se ne occupa. 

Scoperte internazionali e guida ai vini cinesi.

Oltre 500 cantine dall’Italia e dal mondo con 18 paesi presenti. Noi abbiamo scoperto il Vin de Rosa, interessante e roccioso passito istriano, e assaggiato alcuni finissimi vini bulgari di grande slancio e respiro contemporaneo. Soprattutto, abbiamo assistito al curioso lancio della guida Slow Wine Cina. Una masterclass con 6 assaggi in cui per la prima volta abbiamo provato vini cinesi raccontati da Lan Liu, curatore appunto della prima guida Slow Wine ai vini della Repubblica Popolare Cinese.

Degustazione davvero interessante perché rimuove un po’ di stereotipi sulla produzione cinese, che ha una sua storia ed un suo profilo. Vini che probabilmente non sono in linea con le abitudini ed il profilo gustativo europeo ma che non si limitano a scimmiottare quelli del Nuovo Mondo, ma individuano profili aromatici propri davvero peculiari. La correttezza tecnica è evidente e stupisce il posizionamento premium sul mercato a valorizzare questi prodotti.

Sette assaggi italiani che ci hanno conquistato.

Il Brut Naturae Edizione 2018 di Barone Pizzini (chardonnay e pinot nero) è una bolla di bella struttura e spinta. Franciacorta pieno, morbido, dalla bella speziatura e al contempo dall’acidità caustica e dalla grande lunghezza tagliente.

Sempre dalla Franciacorta, il Dosage Zerò 2013 di Castello di Bonomi (chardonnay e pinot nero) ha un naso dolce sfiziosissimo con note floreali e di pasticceria in cui spicca una nota di zafferano nettissima che ritorna anche in bocca in un sorso pieno dalla freschezza lunghissima.

Il Riesling Renano Collezione di Famiglia 2016 di Roeno è un signor riesling. Idrocarburi da manuale, pesca, agrumi, note speziate, in bocca cremosità e freschezza straripante. Gran bel bere.

Lo Shioppettino 2020 di Marco Sara ha tutto quello che ci si aspetta da quest’uva rossa friulana. Al naso domina una nota pepata spettacolare, che fa venir voglia di assaggiarlo immediatamente. La bevuta poi è agile, fresca con un suo corredo di frutto e tannino. Buono buono.

Una Toscana diversa quella di Cuna. Il Brendino 2018 arriva dal Casentino. Naso “dolce”, floreale, dalle note di rosa e geranio, con punte vegetali e qualcosa che ricorda l’incenso. La bocca ha una certa trama tannica e una sua morbidezza, bellissimo il finale balsamico. Un pinot nero sorprendente.

Ultimamente parliamo spesso di Brunello di Montalcino. Non avevamo provato il 2017 di Cupano allo scorso Benvenuto Brunello e fortunatamente abbiamo rimediato qui. Naso intrigante, ampio con un sorprendente corredo speziato. Vino succoso, ematico, fresco, dalla bellissima trama tannica. Equilibrio improntato ad una grandissima eleganza.

Chiudiamo in Piemonte con il Barolo Bricco delle Viole 2018 di Vajra, altro bellissimo assaggio. Note di ciliegia, confettura di frutti di bosco e spezie, ma soprattutto una nota floreale di violetta strepitosa. Asciutto con il giusto tannino e insieme succoso e con una bellissima nota di liquirizia che spunta nel finale.

Raffaele Cumani 
@raffaelecumani