Viaggio in Valtellina: il Nebbiolo eroico delle Alpi

 

Un grande solco lungo 40km scorre longitudinalmente nel nord della Lombardia stretto tra le Alpi Orobie a sud e le Retiche a nord. Siamo in Valtellina guardata nel suo tratto mediano dai 4049 metri del Pizzo Bernina, il punto più alto della regione e il ‘4000’ più orientale delle Alpi.
La valle oltre che crocevia di genti è da sempre terra di grandi vini: in questo aiuta la particolare disposizione – parallela e non perpendicolare all’Arco Alpino – dove a un versante orobico in ombra fa da contraltare uno retico molto luminoso: qui il numero di ore di sole è pari a quello dell’Isola di Pantelleria.
Esattamente come in Alto Piemonte a farla da padrone è il Nebbiolo, chiamato in loco Chiavennasca. Il paesaggio però è molto diverso: i vitigni non ricoprono morbide colline ma sono letteralmente ‘strappati’ alle pareti verticali della montagna attraverso terrazzamenti artificiali in muretti a secco in sasso. Questi muretti, caso unico per dimensioni in Europa, raggiungono i 2500 km di sviluppo e dal 2018 fanno parte del patrimonio Unesco. Oltre a dare funzione di sostegno, garantiscono un microclima ideale per la vite fungendo da veri accumulatori di calore: durante le stagioni fredde catturano il tepore di giorno e lo rilasciano di notte evitando gelate o repentine variazioni di temperatura. 

Cinque le sottozone. La prima a ingresso valle (e la meno estesa) è la Maroggia, dal termine dialettale ‘maroch’ (sasso) in riferimento ai muretti di sostegno. Appena a ovest di Sondrio, incontriamo la Sassella anche qui con etimologia in riferimento alla pietra. Immediatamente a est invece, ecco l’area del Grumello, dal latino ‘grumus’ (dosso) e quella dell’Inferno, il cui nome rimanda a piccoli anfratti rocciosi capaci, in estate, di raggiungere elevate temperature. Infine, la più estesa, la Valgella da ‘vallicellum’ ovvero piccolo intaglio nella parete rocciosa. È la zona posta più a est della valle in direzione Tirano. Su tutti lo Sforzato, il re della Valtellina, la cui area è trasversale alle sottozone citate ma posta a quote più alte, in genere tra i 600 e i 700 metri e che si distingue non tanto per la posizione quanto per il metodo produttivo, e su cui proprio per questo torneremo con un approfondimento dedicato.

Molte le cantine, da quelle più conosciute a quelle più indipendenti. Senza presunzione di esaustività, ecco una breve guida personale in rigoroso ordine alfabetico.
Ar.Pe.Pe, fondata nel 1984 da Arturo Pellizzati Perego sulle ceneri di una precedente società risalente a fine Ottocento, è ubicata a Sondrio, in una cantina scavata nella roccia e in vista di ripidissimi muretti vitati. Di grande eleganza il Sassella Stella Retica, affinato per 24 mesi in botti di rovere e di castagno; di colore rosso rubino quasi granato, al naso sprigiona profumi di ciliegia e susina rossa mentre al palato è complesso ma mantiene una sorprendente freschezza con tannini fini e articolati. L’Inferno Fiamme Antiche è altro prodotto di punta dell’Azienda. Nasce da viti di oltre 50 anni e prevede un processo di vinificazione a lunga macerazione in tini di castagno con affinamento di 24 mesi in botte di rovere. Al naso presenta note di frutta matura miste a cannella e pepe nero. Il palato è armonico e intenso, di grande personalità e con un finale molto lungo.

Sandro Fay è una cantina a tradizione familiare rilevata di padre in figlio e trasformata in impresa da Sandro nel 1973: oggi sono i figli Marco ed Elena a portare avanti il lavoro. La zona è San Giacomo di Teglio, in piena Valgella. Qui nasce il superbo Valgella Cà Morei: proviene da un terreno di proprietà della famiglia posto a circa 550 metri d’altezza nel comune di Teglio, il paese che ha dato nome alla valle (Vallis Tellina, Valle di Teglio) nonché patria dei Pizzoccheri. Cà Morei è contrazione dialettale di Casa Morelli, la proprietà dove Mansueto Morelli visse con la famiglia ai primi del Novecento; la figlia, Emma, sposerà nel 1947 Pietro Fay. È un vino molto elegante, di colore rosso rubino chiaro, con affinamento di 12 mesi in botti piccole di rovere e di 15 in bottiglia; al naso apre a frutti di bosco e rosa canina ma anche a una punta di cacao; al palato è molto pulito, ma soprattutto caratterizzato da grande finezza, fresco, con tannini delicati e un importante slancio verticale. Molto interessante pure il Valgella Carterìa caratterizzato da paritetica complessità e notevole eleganza.

Mamete Prevostini è altra importante realtà nel panorama enologico valtellinese. La cantina storica si trova a Chiavenna e nasce nel 1996 anche se la famiglia aprì già all’inizio del secolo scorso un’attività legata alla ristorazione. Il suo Sassella San Lorenzo al naso scopre sentori di piccoli frutti rossi con note speziate e balsamiche. Al palato ha un sapore asciutto e caldo, molto elegante e con finale di frutta secca, rotondo e molto lungo. Ottimo pure il Sassella Sommarovina, prodotto da vitigni di proprietà sopra Triasso, alle porte di Sondrio. Di colore rosso rubino intenso tendente al granato, al naso si presenta con sentori di frutti rossi, ibisco e rosa; al palato oltre alle tipiche note di frutti rossi, presenta interessanti spunti di liquirizia e mandorla. È un vino molto strutturato e forse rispetto al San Lorenzo ancora più austero e compatto.

Aldo Rainoldi. La cantina, situata a Chiuro, è dal 1925 un punto di riferimento della valle. Di grande personalità il Grumello Riserva, un vino proveniente da viti di 60-70 anni di età e prodotto all’interno della zona denominata ‘Dossi Salati’, nel comune di Sondrio, posta a circa 600 metri e caratterizzata da un terreno sabbio-ghiaioso poco profondo con strato superficiale estremamente compatto. L’affinamento avviene in barrique di rovere francese per un periodo di 16 mesi a cui fa seguito una pausa di quattro mesi in acciaio inox prima dell’imbottigliamento. In vetro riposa in cantine buie e fresche per almeno due anni prima di essere messo in commercio. Il colore è rosso rubino intenso, al naso la gamma aromatica è davvero ampia e spazia dall’amarena, alla viola, alla liquirizia. In bocca è ricco, stratificato, di grande struttura e molto lungo. Anche il Sassella Riserva è vino di grande statura. I vigneti, con più di 30 anni di età, si trovano parte nel comune di Castione Andevenno e parte in quello di Sondrio a un’altezza compresa all’incirca tra i 300 e i 600 metri e in una zona dove il suolo è particolarmente ricco di roccia ferrosa. L’affinamento è almeno di 24 mesi in botti di rovere di Slavonia e 9 mesi in bottiglia. Al naso affiorano sentori di susine sotto spirito, in bocca è molto armonico, vellutato e decisamente lungo.

Queste sono solo alcune realtà nella grande offerta enologica valtellinese. Una storia che parte da lontano e arriva in alto, molto in alto: nel 1876, gli alpinisti dell’Engadina Hans Grass e Johann Gross raggiungono per la prima volta un colle appena sotto la cima principale del Bernina, a quasi 4000 metri di quota. Per festeggiare decidono di aprire una bottiglia di vino. Anche se svizzeri, in mano hanno una bottiglia di Grumello.

Massimo Beltrame

2 risposte a “Viaggio in Valtellina: il Nebbiolo eroico delle Alpi

  1. Conosco bene la la Valtellina. Comense doc
    Amici a Bormio gran degustatori di vini.
    Io ho imparato da loro a d apprezzare .i vini.
    L’articolo è chiarissimo. Grazie

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