World Lambrusco Day 2024, a Matera per il vino della gioia

Chi ci segue qui su Avvinando sa quanto ci stia a cuore il lambrusco, in tutte le sue declinazioni. In passato vi abbiamo raccontato la sua versatilità e, un po’ provocatoriamente, la nostra idea che si tratti del vino italiano del futuro. E quale occasione migliore per tornare a parlarne del World Lambrusco Day, che coincide con l’arrivo dell’estate e della stagione della festa portando il vino emiliano “fuori casa” in luoghi suggestivi per svelarne le potenzialità.

Lo scorso anno fu Parigi, quest’anno i Sassi di Matera. Un giro per il mondo organizzato dal Consorzio Tutela Lambrusco per raccontarlo attraverso grandi masterclass e degustazioni, abbinarlo ai sapori dei luoghi toccati e, con grande inclusività, anche ai vini locali. Perché il lambrusco è innanzitutto inclusivo. Ma andiamo per ordine

Cos’è il lambrusco (anzi i lambruschi)

Parliamo di vini tutti emiliani. L’universo lambrusco si snoda tra due provincie, Modena e Reggio Emilia: 6 doc, 10.000 ettari a vigneto, 70 cantine e 5.000 viticoltori. 40 milioni di bottiglie doc e più di 100 milioni igt. Il dato davvero interessante, che non tutti conoscono, è che non esiste un vitigno lambrusco ma ben 12 varietà di uva, che si esprimono molto diversamente tra loro. Vitigni autoctoni a bacca nera, i più conosciuti: il sorbara, dal colore scarico, il corpo leggero e l’acidità tagliente, il grasparossa, scuro, più corposo e tannico, e il salamino, una sorta di via di mezzo tra i primi due. Non solo però, la famiglia dei lambruschi comprende anche il foglia frastagliata, il barghi, il maestri, il marani, il montericco, l’oliva, il viadanese, il benedetti e il pellegrini. Vini che possono essere rosè o rossi (anche se la notizia è che è in arrivo anche il bianco per il sorbara) ma sempre frizzanti o spumanti, rifermentati, metodo classico o metodo charmat.

Il vino dell’inclusività e della gioia, contemporaneo e autoctono

Dicevamo inclusività. Perché c’è un lambrusco per tutti e per tutte le occasioni. Stili, vinificazioni, uve, colori e zone regalano un ventaglio di vini estremamente diversi fra loro e per tutti i gusti. Dall’acidità sferzante agli stili più morbidi, agli amabili. Dai vini delicati a quelli dal tannino potente. Dai rosati sussurrati ai rossi impenetrabili.

Perché il lambrusco è contemporaneo, fresco, poco alcolico, versatile. E con l’aumentare della qualità e le sperimentazioni dei giovani produttori può diventare la via nostrana e autoctona alla bollicina. Vini che guardano al futuro con le radici ben piantate nella tradizione, il lambrusco è lambrusco.

Perché il lambrusco unisce, è il vino della gioia, da bere spensierato, perché non cerca sovrastrutture ma racconta l’allegria e la cultura buon vivere emiliano, ed italiano.

Dieci lambrusco degustati da segnalare.

Ne scegliamo dieci rappresentative, in un livello medio di etichette decisamente interessante. Vini sempre accompagnati da grande freschezza, sferzante nei lambruschi “chiari” e delicati come il sorbara, che diventano via via più pieni e rotondi nello “scurirsi”,  come ad esempio nel caso del grasparossa.

  • Francesco Bellei &C – Puro 2013. Metodo classico in bianco non dosato. Pura verticalità
  • Cantina della Volta – Christian Bellei 2016. Grande metodo classico sempre in bianco, capolavoro di equilibrio da una cantina di cui spesso abbiamo parlato e che è un punto di riferimento delle nostre scorribande enologiche.
  • Paltrinieri – Radice Lambrusco di Sorbara doc. Rifermentato in bottiglia. Vino delicato, agrumato, floreale che rimane uno dei punti di riferimento dell’universo sorbara da una cantina che tra le prime ci “iniziato” a questi prodotti.
  • Cantina di Carpi e Sorbara – Omaggio a Gino Friedmann Lambrusco di Sorbara doc. Altro rifermentato di cui abbiamo spesso parlato di grande bevibilità, versatilità e goduria.
  • Cantina Zucchi – Silvia Zucchi Rosato Lambrusco di Sorbara doc. Charmat lungo, fragrante, aromatico e fruttato. Una grande scoperta materana.
  • Cantina Ventiventi – Le Vie Modena doc. Charmat da sorbara “fuori zona” di grande piacevolezza da una cantina giovane ma che è partita decisamente con il piede giusto.
  • Umberto Cavicchioli & F – Vigna del Cristo Lambrusco di Sorbara doc. Primo vino “di vigna” della zona. Charmat lungo, di grande equilibrio e pulizia. Sempre una conferma.  
  • Fattoria Moretto – Monovitigno Lambrusco Grasparossa di Castelvetro doc. Charmat vivo ed intenso anche nel colore. Vino iconico: fruttato, asciutto, scuro, pieno.
  • Cantina Gualtieri – Il Ligabue Reggiano doc. Charmat da salamino, persistente, spesso, perfetto per la tavola e gli abbinamenti più “di peso”.
  • Cantina Settecani – I vini della tradizione Lambrusco Grasparossa di Castelvetro doc. Amabile, per non tralasciare nella corsa alla verticalità i lambruschi ben fatti più “zuccherini” che rimangono una grande espressione della nostra tradizione.

Vini di grande interesse, insomma, e soprattutto interessante l’idea che il vino provi a legare situazioni anche distanti fra loro. Il Lambrusco esce dall’Emilia, in questo caso con destinazione Matera, perché le osterie e le case d’Italia e del mondo hanno bisogno di vini così. Perché citando il Presidente del Consorzio Claudio Biondi “il Lambrusco è Italia”.

Raffaele Cumani

@raffaelecumani