Lo Sforzato: il re dei vini valtellinesi

La Valtellina ormai è entrata nei nostri cuori e dopo il primo viaggio tra il nebbiolo eroico delle Alpi, torniamo di nuovo a parlare di questa splendida valle ma questa volta con un focus sul vino principe della regione, lo Sforzato.

Il territorio Valtellina, una realtà vitivinicola unica nel cuore delle Alpi

La Valtellina è una vasta area della Lombardia, di grande storia e bellezza, che corre a sud delle Alpi Retiche e a nord di quelle Orobie. È circondata da alte e famose montagne: il Bernina che con i suoi 4049m è il punto più elevato non solo della regione ma anche delle Alpi Centrali, il Gran Zebrù 3851m, il Cevedale 3769m e il Disgrazia 3678m (ci concediamo questa digressione perché siamo appassionati di montagna). Ha orientamento est-ovest, cosicché mentre il pendio orobico a nord è freddo e ombroso, quello retico a sud è invece caldo e decisamente assolato. È su quest’ultimo che si coltiva la vite e dove si sviluppano i famosi terrazzamenti artificiali in sasso dei vigneti, patrimonio Unesco dal 2018. Il clima presenta una costante ventilazione con contenute precipitazioni, ottima luminosità e soprattutto un’elevata escursione termica, amplificata dal calore immagazzinato dalle pietre di sostegno dei muretti. Il terreno è prevalentemente sabbioso con assenza di calcare. In generale è molto permeabile ed ha scarsissima ritenzione idrica.

Una storia antichissima

Vino e Valtellina sono un binomio antico. Sembra che le prime notizie in merito risalgano addirittura all’837 quando il Monastero di Sant’Ambrogio di Milano stipulò un contratto con tale Gaudenzio di Delebio per la vendita della pregiata bevanda. È dal Medio Evo però che produzione e commercio del vino diventano cruciali. Ne parlano Matteo Bandello ma soprattutto Leonardo da Vinci, quando in viaggio verso Bormio scriverà: “in testa alla Valtolina è la montagna di Bormi. Terribili piene sempre di neve (…). A Bormi sono i bagni. Valtolina come detto valle circumdata d’alti terribili monti. Fa vini potentissimi.” La stessa Bormio diventerà un centro molto ricco proprio grazie al commercio del vino e ai decreti ad hoc dei Visconti e degli Sforza. Risale per esempio al 1451 quello emanato sotto Francesco Sforza: si sancisce che solo gli abitanti di Bormio possano commerciare il vino della Valtellina all’estero (soprattutto verso i Grigioni e i territori del Sacro Romano Impero, attuali Austria e Germania). Gian Galeazzo Sforza riconfermerà il decreto nel 1484 e le successive leggi sforzesche ribadiranno la facoltà di Bormio nell’imporre dazi e pedaggi in esclusiva.

Cos’è lo Sforzato, il principe dei vini valtellinesi

Veniamo ora allo Sforzato. Qua il nome non si riferisce alla dinastia milanese, quanto al processo di “sforzare” le uve, di concentrarle per generare una maggiore struttura e potenza. I grappoli, infatti, una volta raccolti, non vengono pigiati ma posti nei tradizionali fruttai o in locali appositi dove iniziano il loro lento e costante processo di appassimento. È uno stadio che porta a una disidratazione naturale parziale delle uve in grado di concentrarne le caratteristiche conferendo loro la tipica corposità. Per disciplinare, questo passaggio dura fino all’inizio di dicembre. Dopodiché è possibile avviare la fase di pigiatura e solo dopo 20 mesi di affinamento (dei quali almeno 12 in legno), quella della commercializzazione. Nasce così lo Sforzato di Valtellina o Sfursat, il primo vino rosso passito secco in Italia ad aver conseguito la DOCG nel 2003. I vigneti preposti sono dislocati lungo tutta la valle ma tendenzialmente ad un’altezza maggiore rispetto alle sottozone Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella e possono raggiungere i 700 metri sul livello del mare. Il vitigno, come per tutte le sottozone citate, è sempre il nebbiolo (qui chiamato Chiavennasca) che però, per il particolare procedimento produttivo, raggiunge una gradazione alcolica molto più alta, in media tra i 15 e i 17 gradi.

I nostri assaggi

Veniamo ora ai nostri assaggi: come sempre parliamo di spunti personali e senza presunzione di esaustività.

Nino Negri 5 Stelle Sfursat

È una tra le cantine storiche della valle con più di 120 anni alle spalle. Il 5 Stelle è il suo prodotto di punta: ricco, complesso ma soprattutto caratterizzato da un equilibrio davvero mirabile, perfetto. Il colore è un granata intenso, al naso emergono legno, tabacco e prugna, in bocca si distende in maniera avvolgente con un retrogusto di frutti di bosco per un finale lunghissimo, memorabile.

Aldo Rainoldi Ca’ Rizzieri

Sforzato di punta di un’altra cantina dalla lunga storia, fondata nel 1925. Il colore è un rosso rubino intenso, al naso emergono ciliegia e amarena ma anche spezie, uva passita con sentori di china e tabacco. In bocca è pieno, avvolgente, vellutato, per una sensazione di grande morbidezza.

Sandro Fay Ronco del Picchio

Anche in questo caso, parliamo di una cantina di lunga data, attiva fin dal 1973. Il suo Sforzato Ronco del Picchio proviene dal vigneto San Gervasio a Teglio situato a 750 metri d’altezza mentre il nome ricorda il piccolo bosco situato a ridosso della vigna. Al naso emergono frutti rossi, ciliegia e more. In bocca è ampio, potente, con un grande corpo capace di mitigare l’alcolicità importante, per un’ottima persistenza.

Mamete Prevostini Albareda e Corte di Cama

Due prodotti di grande interesse. Il primo si presenta con un colore rosso granato intenso e un profumo elegante, complesso, con note di lampone, more ma anche prugne sotto spirito, erbe alpine, liquirizia e cioccolato. In bocca è caldo, pieno e sapido. Il secondo, ha un profilo olfattivo simile ma è più asciutto e con un finale interessante, un po’ più fresco pur inserito nella tipica potenza di questo vino.

Pietro Nera Sforzato

Si presenta con un colore rosso rubino tendente al granata con l’invecchiamento. Al naso emergono sentori di lampone e viola, al palato sale una piacevole nota tannica, nel complesso risulta sapido e persistente.

Menegola Sforzato

Vino di tradizione familiare, con attività basata a Castione Andevenno dove si fa vino da metà dell’Ottocento. Il suo Sforzato nasce da viti con oltre 35 anni di età, viene affinato per 12 mesi in barrique, 12 mesi in botti di rovere e oltre 60 mesi in bottiglia. Al naso è un’esplosione di note: emergono fragola, ciliegia, sottobosco. In bocca colpisce la sua incredibile morbidezza, è vellutato pur nella sua massiccia corposità, di grande equilibrio, rotondo. Il finale è lunghissimo.

Marchetti Maria Luisa Lechét

È uno Sforzato molto diverso dal precedente. Parliamo di un vino muscolare, di grande potenza e dal tasso alcolico elevato (17 gradi). È una bevuta decisamente particolare, meno morbida e più robusta: al naso emergono il lampone e i frutti di bosco; in bocca è decisamente pieno, piacevolmente tannico, con un finale assolutamente lungo.

Come sempre, queste sono solo alcune delle scelte in un mondo così variegato come quello dei vini valtellinesi, ricco ogni volta di splendide sorprese, quasi gelosamente nascoste tra i secolari muretti a secco e le grandi vette delle Alpi.

Massimo Beltrame