La Schiava dove non te la aspetti

Torna la rubrica Bere bene al supermercato e questa volta va a Bergamo! Sarà anche vero che a causa del surriscaldamento del pianeta ormai si fa il vino sempre più a Nord e in posti fino a qualche decennio fa impensati (vedi i colli lariani, per fare un esempio),  ma ammetto che il motivo che mi ha spinto a comprare questa bottiglia di rosato alla Auchan di Merate per 2,49 euro (!) non è stato altro se non in nome di questo Igt: Schiava bergamasca. Ora, conosco il Valcalepio bianco e rosso, so che nella bergamasca si coltiva tanto cabernet, ma la schiava davvero no. Non me l’aspettavo. Per me Schiava vuol dire Alto Adige senza discussione di sorta.
Ma questa bottiglia della Cantina sociale bergamasca è stata una piacevole sorpresa in questi giorni di torrida estate. Bevuta fredda da frigo  esprime profumi di mandorla predominanti e bene armonizzati con le note alcoliche. In bocca è bello pieno con un retrogusto amarognolo che lo rende compagno di pasti per niente stucchevole. L’alcol al 12% lo fa essere bevibile e finibile senza timori di coccoloni da calura estiva.Ammetto che io le note di frutta di bosco decantate in etichetta ce le ho sentite per niente, però ciò non toglie nulla alla grande piacevolezza di questo vino.
La Cantina sociale bergamasca ha sede a S. Paolo d’Argon, paese una quindicina di km ad est di Bergamo, ha 150 conferitori ed è stata costituita nel 1957.  L’etichetta della bottiglia che vedete non corrisponde a quella sul sito (e francamente è molto più bella questa) quindi probabilmente è una etichettatura ad hoc per la grande distribuzione, come sempre più spesso succede. Buono, buono.
Sergio Bolzoni