Live wine, alla scoperta dei vini naturali

Live wine 2015

Image 1 of 4


Un po’ per ignoranza, un po’ per pregiudizio dobbiamo ammettere che a lungo abbiamo molto trascurato una tendenza che oggi sembra essersi del tutto affermata, stiamo parlando dei vini naturali.
Sarà per la poca abitudine, sarà perché molti vini naturali “vecchio stile”, spesso non offrivano le sensazioni che si cercano nel vino, sarà perché spesso ci si impigrisce dietro quello che già si conosce ma a lungo abbiamo considerato questo filone una moda passeggera.
Mai capito perché ad esempio ricercare a tutti i costi la ricchezza e la complessità in qualcosa che per sua natura va bevuto fresco e leggero come certi bianchi o da dove nasca l’esigenza di rifarsi a qualcosa che nel bene o nel male è stato superato dalle nuove tecnologie. Nell’ultimo anno, un po’ controvoglia, abbiamo dovuto però confrontaci col fenomeno.
Anche per questo siamo stati al Live Wine 2015 a Milano lo scorso week-end, avendo letto il manifesto della manifestazione che annunciava esplicitamente “vino prodotto e imbottigliato da chi lo segue personalmente in vigna e cantina, che viene da un vitigno che non è stato trattato con prodotti chimici di sintesi, che proviene da un’uva vendemmiata manualmente, che non contiene additivi non indicati in etichetta” e nonostante questo siamo rimasti comunque sorpresi nell’imbatterci per lo più in vini macerativi, non filtrati, arancioni, ecc. La vera sorpresa è che molti dei vini provati ci sono piaciuti. Ecco quali
Dopo un po’ di bianchi macerativi con quelle “puzzette” che me li rendono tutti troppo simili, abbiamo provato l’Ageno 2010 de La Stoppa. Un piacere la veloce chiacchiera illuminante con la signora Elena in grado di trasmettere il proprio entusiasmo e passione di comunicare semplicemente un sistema diverso di concepire il vino in poche parole. Bianco macerativo, 30 giorni sulle bucce, 60% Malvasia di Candia aromatica e 40% Ortrugno e Trebbiano e un lungo affinamento. Cosa fantastica presenta un naso pulito, che esprime tutta la franchezza e l’aromaticità della malvasia! In bocca è ben equilibrato e ricco. Un bianco che ha tannino e una bella lunghezza, un vino che mentre lo bevi te lo immagini accompagnato da un bel formaggio, pulito senza sbavature.
Sempre de La Stoppa forse il miglior vino assaggiato, non ha bisogno di presentazioni è il Vigna del Volta 2009, passito di Malvasia aromatica di Candia. Presenta un equilibrio straordinario, sostenuto da una freschezza che bilancia in maniera eccezionale la componente dolce e lo rende davvero ottimo. Ne avevamo molto sentito parlare, finalmente abbiamo avuto l’occasione di provarlo e certamente ricapiterà. Provatelo!
Nel banco a fianco Radikon, con i suoi bianchi friulani, anche questi macerativi. Lo Jakot 2007, uva friulano davvero un grande vino, anche questo di una ricchezza strepitosa, equilibrio, pulizia e tipicità.
Strepitoso anche l’assaggio verticale degli chardonnay di Gilles e Catherine Vergè. Siamo in Borgogna, bianchi naturali da grande invecchiamento. Assaggio verticale di tutte le annate tra il 2011 e il 2004. Tra un millesimo e l’altro ci sono sensazioni davvero molto distinte, perché spiega la signora Catherinè (non conosco il francese ma il concetto mi sembra insistito) che “il vino si fa da solo”. Si passa in effetti da annate fortemente minerali, a freschezze molto pronunciate a annate che virano decisamente sulle morbidezze. Anche al naso le differenze sono pazzesche dalla pietra focaia riconoscibilissima, alle note gessose, fino a vini che esprimono maggiormente il frutto. Quello che stupisce è come ancora il 2004 abbia davanti una lunghissima vita.
Altro vino che ci ha stupito il Gewürztraminer di Tenuta Dornach Ansitz, altro vino arancione, praticamente un rosso. Davvero interessante per i profumi tipici e aromatici del vitigno, ma all’assaggio sorprende per il tannino importante e le durezze molto pronunciate.
Grande sorpresa anche i vini di Santa Caterina. Il signor Andrea ci fa assaggiare tutta la sua gamma e ci guida con competenza e cortesia spiegandoci il suo approccio che si ritrova in tutti i suoi vini. I bianchi non sono in vendita, mi stupiscono per pulizia, rigore e tipicità. Innanzitutto ci spiega nel dettaglio che le uve che utilizza non rilasciano troppe sostanze, quindi sono bianchi davvero bianchi e che non presentano tannino, cosa strano a dirsi assi rara. Assaggiamo il Vermentino che colpisce molto per la piacevolezza, così come il Vermentino Poggi Alti, questo macerativo ma anch’esso pulito e tipico, l’Albarola e il Giuncaro, tocai e sauvignon. Come detto tutti bianchi che non presentano difetti ma estremamente corretti e piacevoli. Molto piacevoli e ricchi anche i rossi, ma il vino che ci colpisce veramente è il Passito di Canaiolo 2011, vino passito piacevolissimo, di grande beva, dolce ma di grande freschezza, un vino in tutto mediterraneo.
Last but not least, il Cirò Riserva di A’Vita, vino per cui impazzisco letteralmente. Ancora sbilanciata sul tannino l’annata 2010 molto presente ma piacevole, una bocca molto ricca e tanto frutto. Promette di arrotondarsi e regalare una grande evoluzione.
Raffaele Cumani 
@RaffaeleCumani