Riserva Tenuta Greppo Biondi-Santi, il Brunello che non conosce tempo e come spiegare a mia moglie un grande vino

Qualche giorno fa in un’enoteca di fiducia si manifestano due bottiglie di due noti produttori ad un prezzo tutto sommato basso, in relazione alle etichette. Con sommo gaudio mi aggiudico le bottiglie senza pensarci troppo. Sia chiaro non è una cosa che faccio spesso. E sia chiaro l’idea è sempre quella di arricchire la cantina e godercele in qualche fredda serata invernale in compagnia (per berle insomma, non per collezionarle…). Non rivelerò le etichette né il nome dell’enoteca perché, abbiate fiducia, il tema di quest’articolo è un altro… Arrivato a casa sfoggio un sorriso smagliante esibendo le bottiglie “cara – dico a mia moglie – guarda che colpo!” mi aspetto la stessa esultanza, ma lei, che non condivide la stessa mia passione per il nettare di Bacco, mi guarda un po’ esterrefatta: “più di cento euro per due bottiglie…” inizio a farmi più piccolo “Proprio tu che con Sergio sostieni sempre su Avvinando che si può bere benissimo anche spendendo poco?!” Rispondo subito sulla difensiva “ma ogni tanto possiamo anche concederci un regalo no?! Ho appena fatto gli anni” provo a dribblare e parto all’attacco “ma tu oggi hai speso più di me per un solo vestito…” Lascio a chi legge immaginare il finale della storia, anticipo solo che non credo di averla convinta.

Provo allora a raccontare qua, nella speranza di convincere anche lei, perché ho comprato quelle bottiglie per arricchire la cantina. La colpa (o il merito) è tutta di una recente degustazione che spiega perfettamente perché certe cantine diventino vere e proprie leggende e perché i vini che producono acquistino maggior valore e di conseguenza costo rispetto alla media.

La degustazione pazzesca in questione fa riferimento all’assaggio, in abbinamento alla cucina dell’Armani Ristorante, di quattro decadi di Brunello Riserva Tenuta Greppo di Biondi-Santi. Si tratta di una delle cantine più rinomate del Paese che non c’è bisogno di presentare e che al solo nominarla evoca una vera e propria mitologia, basti dire che per chi come me è appassionato di vini questo è come un viaggio nel paese dei balocchi. Nata nel sedicesimo secolo, l’azienda conserva ancora due bottiglie della prima annata di Brunello di Montalcino mai prodotta, il 1888. Da allora il Brunello è sinonimo di eleganza e longevità come pochissimi rossi al mondo. Un’azienda che parte sempre dal passato, dalla storicità e profondità di una cantina unica. Per questo in Biondi-Santi si parla “non di rivoluzione ma evoluzione”. Il concetto di tempo è qualcosa che ritorna sempre nell’approcciare bottiglie come queste.

Ma andiamo per gradi. Partiamo con il Rosso di Montalcino 2015, vino che esce quest’anno. Cara, se avessi assaggiato questo vino come primo vino… Un flash! Giovane e fragrante, un assaggio dello stile Biondi-Santi. Frutto, sapidità e tanta, tanta freschezza per un vino che si presenta finissimo e “leggero” nel grande slancio. Un bel segnale su quella che diventerà un’annata straordinaria. Dicono peraltro, cara, che a Franco Biondi-Santi (il cui nome è presente su alcune delle etichette in questione…) piacessero particolarmente le vendemmie che finivano col 5, per Natale non dire poi che non ti ho dato indizi…

Torniamo a noi. Il Brunello Riserva Tenuta Greppo è un vino dalla longevità leggendaria e nasce dalle migliori vigne solo in annate eccezionali. Dal 1888 è accaduto 38 volte. Cara, io ho avuto la possibilità di assaggiarne quattro annate: 2010, 1995, 1985 e 1975.

È inutile descrivere le note aromatiche che si ritrovano nei vini, si farebbe prima a dire quello che non c’è. È un viaggio a ritroso attraverso uno stile che esalta l’uva e il territorio. Le note varietali, la polpa, il tannino e l’equilibrio ci sono sempre (e anche di più) quello che sorprende sono l’integrità del colore dei vini, la finezza indescrivibile e la freschezza che perdura tonante in tutte le annate. La Riserva 2010 è un vino ottimo già oggi, una goduria, ma ha ancora tutta la vita davanti, tuona ed esplode in bocca. Immagina, cara, di aver bevuto una bottiglia che tu mi hai regalato in modo davvero molto lungimirante per brindare all’inizio della nostra convivenza. La 1995 è uno degli assaggi migliori mai fatti, un gioiello di giovinezza, balsamico e delicato, con la freschezza ancora a farla da padrone. Un Brunello così fine da essere abbinato al pesce! Immagina, cara, di aver bevuto una bottiglia che mio padre mi ha regalato in modo davvero molto lungimirante per celebrare l’imminente maturità e l’ammissione a un corso universitario ristrettissimo. La 1985 dimostra l’immortalità di questi vini, e si presenta più potente e nervosa del suo fratello più giovane di 10 anni. Immagina, cara, di aver bevuto una bottiglia che uno zio mi ha regalato in modo davvero molto lungimirante per festeggiare la mia Prima Comunione. Arriviamo alla 1975. Il colore è pieno, il vino un concentrato per complessità dei precedenti e ancora una volta lascia senza parole la freschezza! A conferma di quanto possa rimanere ancora in cantina. Immagina, cara, di aver bevuto una bottiglia che mia madre mi ha regalato in modo davvero molto lungimirante quando ancora vagavo nel mondo dell’Iperuranio ma si capiva già che, una volta nato, avrei amato i grandi vini.

Non so se con questo ho convito mia moglie, spero almeno chi legge sul perché valga la pena approcciarsi a certe bottiglie. Alcuni vini, e questa degustazione lo racconta meglio di qualsiasi parola, possono rimanere in cantina decenni e acquistare complessità senza perdere lo stile iniziale. Mantenere viva la memoria e il tempo o la grande occasione in cui vengono acquistati. Per tornare al punto iniziale, ecco perché, dopo questo percorso, mi sono convito che sia necessario acquistare e bere ogni tanto una grande bottiglia, o anche meglio quando possibile due, per chi vuole comprendere questo mondo. Per studiare i maestri, coglierne la poesia e cercare di interpretare i segreti. E capire che bottiglie come il Tenuta Greppo, e non ce ne sono tante, possono attraversare una vita intera e, ahimè cara, presentarsi anche più in forma del sottoscritto.

Raffaele Cumani 
@raffaelecumani

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