Focus su Canada e Svezia, Paesi dove l’import di vino passa quasi esclusivamente dai monopoli statali, ma dove altre finestre possono essere utilizzate per vendere vino italiano, specialmente se si tratta di prodotti di nicchia, a Wine2Wine, neella seconda giornata di forum sul business del vino promosso da Veronafiere-Vinitaly. In Canada, primo esportatore è l’Italia, con oltre 68 milioni di litri, seguono Usa e Francia. L’Italia detiene circa il 17% del mercato, secondo dati Veronafiere-Vinitaly,. Il consumo di vino in Canada aumenta a un ritmo accelerato rispetto al resto del mondo, tanto che tra il 2012 e il 2016 e’ previsto in crescita di oltre il 14%, cioe’ tre volte piu’ della media globale e con un orientamento verso i prodotti premium.
Tra i vini italiani, crescono costantemente la richiesta di vini biologici e sostenibili e il successo del Prosecco, ma sono Pinot Grigio, Sangiovese, Bardolino, Valpolicella e i vini rossi in genere a rappresentare la zoccolo delle importazioni dall’Italia; bene anche i super premium come Brunello e Barolo.
Oltre alle scelte operate dai monopoli, sempre attraverso di loro è possibile un’importazione “privata” per conto di categorie di “consumatori” quali wine bar e ristoranti.
L’Italia, secondo dati Veronafiere-Vinitaly, è il primo esportatore di vini rossi con 41 milioni di litri, seguono Sudafrica con 12 milioni e Spagna con 11. Per i vini bianchi, il
maggiore fornitore della Svezia il Sudafrica con 14 milioni di litri, seguito dalla Francia con 8 e da Germania e Italia entrambe con 7 milioni di ettolitri La Svezia può essere un
mercato molto redditizio per incrementare l’export di vino italiano, ma ha peculiarità che vanno approfondite, come ad esempio la forte attenzione per i vini ecosostenibili.
Systembolaget, il monopolio pubblico che detiene l’import e la vendita di bevande alcoliche nel Paese (200 milioni di litri nel 2014), ha già impostato la sua strategia di acquisto per i prossimi anni. Aumenterà l’interesse per i vini sostenibili (quelli biologici rappresentano già quasi il 20% delle vendite), intendendo una serie di requisiti che vanno dalla scelta informata dei consumatori, all’etica del lavoro e del business nella filiera produttiva, alla tutela dell’ambiente.