I Carmenere di Inama, dai Colli Berici grandi rossi con uno sguardo al futuro

Recentemente abbiamo letto dell’entrata di Inama, produttore portabandiera dei vini bianchi di Soave di qualità, nel Gran Wine Tour, il primo certificato italiano destinato alle aziende vitivinicole che adottano standard di eccellenza nell’accoglienza enoturistica. Il nome richiama il Grand Tour, il viaggio formativo, artistico e culturale che i giovani nobili erano soliti intraprendere a partire dalla fine del XVII secolo in Italia. Così, a proposito di tour, ci è tornato in mente il bel giro fatto qualche tempo fa in Veneto e la visita a questa celebre azienda di cui conoscevamo i vini bianchi ma non il territorio e le persone da cui nascono.

Il nostro racconto inizia così, in una splendida giornata di sole che sta volgendo al termine, mentre apprezziamo il panorama spettacolare che si gode dal Castello di Soave. Una cosa che da sempre ci piace fare è festeggiare occasioni speciali in luoghi speciali. Così quest’anno, per l’anniversario di matrimonio, abbiamo deciso per un giro tra le fantastiche vigne di Soave. Poteva mancare la visita a qualche cantina? Ed essendo a Soave, potevamo non contattare Inama, produttore di cui da sempre apprezziamo gli interessantissimi bianchi? Scriviamo con poche speranze, vista l’assenza di preavviso, la sera per la mattina successiva ed ecco che poco dopo ci squilla il telefono. È Matteo Inama, primo dei tre fratelli della terza generazione di vignaioli. Va subito al dunque come tra vecchi amici “vediamoci domani così ci conosciamo, passiamo una giornata assieme, beviamo un bicchiere…” capiamo subito che il marchio di fabbrica sono informalità, curiosità e voglia di fare. “Da un giorno all’altro mia moglie partorisce, fosse domani vi dovrei dare buca…” continua “siete mai stati sui Colli Berici?” mai stati. “Allora andiamo lì domani così ve li faccio vedere… tanto Soave l’hai già vista oggi no?” La proposta non ammette repliche!

L’approccio ci piace moltissimo, l’indomani ancora godendo di una cena in un famoso ristorante di carne della zona, Matteo ci preleva con la sua auto ibrida e ci racconta la storia di un territorio sconosciuto ai più ma che mano a mano ci si svela come un gioiello nascosto. Ville venete incastonate tra i boschi, casali storici tra i vigneti e chiesette secolari in un ambiente che, sarà il sole cocente, profuma molto di mediterraneo. Prima che di vino è importante parlare di territorio, promuoverlo.

Visitiamo i vigneti di Campo del Lago, che gli Inama stanno recuperando per riproporre uno storico rosso dei Colli Berici. Arriviamo quindi all’Oratorio di San Lorenzo, cuore nevralgico del progetto Colli Berici, attraverso cui gli Inama i grandi bianchisti di Soave che tutti conosciamo si sono trasformati in grandi rossisti. In questa spianata fatata curano il loro Carmenere, da un lato l’omonima chiesetta da un lato il bosco, al centro un albero secolare che segna l’incontro tra il cardo e il decumano di questo castro di perle rosse. Con umiltà e consapevolezza Matteo ci racconta come negli anni abbiano cercato di migliorare sempre più il loro approccio ai rossi, confrontandosi e avvalendosi della collaborazione di realtà internazionali selezionate attraverso accurata ricerca. Matteo ci mostra con orgoglio i vigneti, ci racconta dell’attenzione al futuro di quell’ambiente, ci trasmette una passione travolgente, una cultura del vino, una smania di fare un vino pazzesco sempre migliorato con mentalità internazionale ma mantenendo le radici nel territorio.

“Esistono bevitori silenziosi che ogni giorno si alzano e bevono un grande vino” ci racconta che la filosofia della casa, la mission, direbbe qualcuno, è soddisfare questi amanti del vino. Senza sovrastruttura, solo produrre grandi bottiglie, che gli appassionati apprezzino.

Ed ecco i vini.

Il Carmenere Più 2013 (Carmenere 70%, Merlot 30%) è un vino che colpisce immediatamente. Succoso, pepato, fresco, elegante. Un vino che non ci stancheremmo mai di bere, abbinabile facilmente a carni e salumi di vario genere, dal rapporto qualità prezzo sensazionale. Un grande vino per tutti.

L’Oratorio di San Lorenzo Carmenere Riserva 2013 ha la stoffa dei grandi. Come il precedente è succoso, fruttato, intrigante ma di una complessità straordinaria. Oltre alle fantastiche note di fiori, frutto, spezie, cacao e tanto altro, ci ha colpito una nota di humus ed erbe aromatiche, come se il vicino bosco soffiasse sulla vigna una brezza fragrante. Un vino elegante, ancora giovane, con un tannino perfetto, cremoso e un finale lunghissimo che spinge sulla freschezza e la sapidità.

Vini magnifici, tra i rossi italiani che più ci hanno colpito negli ultimi tempi, dimostrazione che dietro qualcosa di bello c’è sempre pensiero, entusiasmo e passione. La voglia di promuovere un territorio, di partire dall’alto, e raccontarlo attraverso il vino.

Il nostro racconto finisce a pranzo davanti a una delle prime pizze gourmet italiane, ci raggiunge Ylenia, moglie di Matteo. È il loro anniversario di matrimonio, un giorno dopo il nostro, e aspettano a giorni la nascita di Pietro. Vista la calda e impegnativa mattinata ci concediamo i bianchi, i Soave. Tra un roccioso Vigneti di Foscarino e un minerale Vigneti di Carbonere, pranziamo come vecchi amici raccontandoci di viaggi e passioni.

A volte per parlare di vini vale la pena parlare delle persone che lo producono, della loro passione e sguardo verso il domani. Immaginare il futuro e tentare di perfezionare sempre di più il loro vino è quello che fanno qua Matteo e la sua famiglia. Pochi giorni dopo nascerà Pietro, nelle cui mani, e in quelle delle generazioni future, lasceranno un giorno questo tesoro. E quindi benvenuto piccolo Pietro, l’augurio di raccogliere questa meravigliosa eredità. Cin, un brindisi al futuro!

Raffaele Cumani 
@RaffaeleCumani

2 risposte a “I Carmenere di Inama, dai Colli Berici grandi rossi con uno sguardo al futuro

  1. Ho avuto anch’io il piacere di gustare in diverse occasioni i vini di Inama, incluso l’ottimo Oratorio (del 2006, se ben ricordo). Quello che difficilmente dimentichero’ e’ il Bradisismo del ’99. Splendido!

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