Guardando il bicchiere mezzo pieno, una consolazione piacevole al passare degli anni è che un compleanno può essere l’occasione di aprire qualche bottiglia interessante. Così insieme a un bel gruppo di amici fidati, dal fiuto sviluppato e dalle papille curiose abbiamo improvvisato, in modo assolutamente randomico, una degustazione di un po’ di bottiglie che avevamo in cantina senza averle ancora assaggiate.
Siamo partiti con una bollicina originale, il Pietrafumante Caprettone Spumante Metodo Classico Millesimanto 2016 di Casa Setaro. Siamo alle pendici del Vesuvio, su terreno vulcanico si coltivano autoctoni campani. Tra questi il caprettone, uva a lungo confusa con la coda di volpe, in questo caso spumantizzato. 30 mesi sui lieviti per un vino interessante. Giallo pieno, un bel corpo. Al naso è delicato con note floreali e di frutta, agrumate. In bocca è vulcanico e… esplosivo, una bella rotondità con una freschezza e mineralità tonanti lunghe nel finale super pulito.
Quindi qualche bianco… Sarà stato l’influsso dell’amico Sergio, grande amante del genere, ma ci siamo concessi qualche riesling. Il primo, bottiglia originale, è americano, ma non della zona più nota, quella di Napa o Sonoma per intenderci, ma quella dei Finger Lakes, nello stato di New York, regione emergente nel panorama a stelle e strisce. Si tratta del Dry Riesling Fox Run 2014, una piacevole sorpresa. Ha le note tipiche del vitigno, idrocarburi sparati, agrumi, zafferano e pasticceria. La bocca è coerente, cremosa e agrumata, con una gran freschezza e mineralità. Il finale fumé, possiamo dire, sfuma in note mentolate e balsamiche fresche.
Quindi ci siamo spostati in una zona più tradizionale per quell’uva, l’Alsazia. Il riesling è il Geierstein 2015 di Frédéric Arbogast storico vignaron indipendant di Westhoffen. C’è lo zafferano, l’idrocarburo pur delicato, una nota dolce di crema e ancora una nota agrumata. Freschezza sparata, una vera e propria sensazione di acidità, morbidezza e corpo, ma nessuna sensazione zuccherina, e tanta sapidità. Rimane sulla lingua una sensazione ancora mentolata, agrumata, con un’idea di miele di castagno, freschissima.
Per rendere il confronto più serrato non poteva però mancare un riesling della Mosella della storica weingut Dr. Fischer acquistata da Martin Foradori Hofstätter in osservanza alla sua passione per quest’uva. Il Saarburg Kupp 2016 è proprio un bel vino. Un accenno, o qualcosa di più, di idrocarburo, che lascia intravvederne gli sviluppi aromatici, e note di agrumi e pasticceria. In bocca è freschissimo, morbido e cremoso. Il finale ha una nota di pietra focaia e una freschezza travolgenti che pizzicano la lingua.
Passiamo ai rossi, abbiamo provato di Enrico Serafino, storica azienda delle Langhe, il Picotener 2016, “il nebbiolo dimenticato”, dall’omonimo clone della grande uva piemontese oggi sempre meno diffuso dal momento che questa sottovarietà è caratterizzata da bassa produzione e scarso vigore vegetativo. Un vino asciutto, con note fruttate, speziate e floreali al naso. In bocca c’è un tannino elegante, un sorso fresco e un finale ammandorlato.
Passiamo al Valpolicella Classico Superiore La Fabriseria 2015 (corvina, corvinone, rondinella, oseleta) di Tedeschi, storico produttore veronese. Si tratta di un cru, vino prodotto cioè da uve provenienti da una stessa vigna particolarmente vocata da cui prende il nome. Colore intenso, note di mora, chinotto, arancia amara, spezie, erbe e una nota che ci sembra balsamica. Potenza e corpo, tanto frutto un finale sapido, fresco che ci ricorda la menta. Vino dal bell’equilibrio e che ha ancora tanta vita davanti.
Finiamo in Toscana con il Bolgheri Superiore 2015 di Argentiera (cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc). Vino scuro, dal colore impenetrabile. Un naso sontuoso con sentori di frutti di bosco, fiori appassiti, cuoio, tabacco, pomodoro e note mediterranee e erbacee. In bocca ha corpo, morbidezza, tannini setosi con una nota burrosa, tanta freschezza e sapidità. Un vino importante, ancora giovanissimo.
Raffaele Cumani
@raffaelecumani