Devono essersi stancati i sedici produttori dell’Oltrepò Pavese di veder considerare la propria Bonarda un vino per chi di vino capisce poco. Devono averne avute le tasche piene di vederla posizionata in basso a poco prezzo negli scaffali della grande distribuzione. Devono aver pensato, vedendo winelovers e appassionati storcere il naso di fronte all’effervescenza di uno dei vini più rappresentativi del loro territorio ‘basta così, facciamo qualcosa!’. Fatto sta che si sono uniti, i sedici produttori, e hanno deciso di ridare dignità a un vino tradizionale e quotidiano che da sempre esprime un territorio pazzesco dal punto di vista enologico ma non solo, l’Oltrepò pavese, che per motivi tra i più disparati non ha ancora espresso il proprio vero potenziale.
Il Progetto Bonarda, comunicato attraverso l’hashtag #lamossaperfetta, nasce così nel 2015 dall’iniziativa di sedici produttori oltrepadani (Agriamo, Bagnasco Paolo, Bisi, Calatroni, Calvi, Fiamberti Giulio, Gazzotti, Giorgi, Gravanago, La Travaglina, Manuelina, Maggi Francesco, Montelio, Quaquarini Francesco, Tenuta Fornace, Valdamonte) appartenenti al Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, rete di aziende che si propone di valorizzare i vini del territorio attraverso standard di qualità più elevati. L’intento è quello di ridare identità e valore a un vino spesso svilito da troppe bottiglie e prezzi troppo bassi. Offrire cioè al pubblico una Bonarda frizzante prodotta a regola d’arte, riportarla non solo sulle tavole degli italiani ma anche all’attenzione degli appassionati più esigenti.
Ma facciamo un passo indietro. L’Oltrepò Pavese è quel territorio della provincia di Pavia al di sotto del Po, territorio vario e da sempre vocato alla produzione vitivinicola, dal metodo classico ai vini frizzanti, dai bianchi ai rossi, anche da invecchiamento – provare per credere! Uno dei suoi vini più rappresentativi e tradizionali è proprio la Bonarda. Di colore rosso rubino con riflessi violacei e, quando frizzante, spuma purpurea, si presenta con un naso intenso con note di frutta rossa e nera, fiori e pepe. Al palato è secca o abboccata e dal finale ammandorlato. Morbidezza, tannino, freschezza e bollicina sgrassante consentono alla Bonarda una eccezionale versatilità negli abbinamenti, dai salumi, alle carni fino ai piatti delle cucine etniche.
La #mossaperfetta vuole aggiungere qualcosa in più. I vini sono prodotti esclusivamente da uve di collina, le zone più vocate, e soltanto da aziende a filiera completa, che seguono cioè in prima persona tutte le operazioni in vigna e in cantina nella zona di produzione. Il disciplinare è più restrittivo. L’effervescenza (o se preferite la mossa…) avviene senza aggiunte di anidride carbonica. Le rese per ettaro sono più basse, minori i solfiti e i residui zuccherini (i vini possono essere abboccati, ma non dolci), il grado alcolico più alto, i campioni di vino sottoposti prima dell’imbottigliamento all’analisi di team esterni. E per finire, l’imbottigliamento avviene nella bottiglia Marasca, il cui nome rimanda proprio alla nota di ciliegia tipica della Bonarda. I vini inoltre sono ottenuti da croatina in purezza, laddove per la produzione di Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC il disciplinare ne stabilisce un minimo di 85%, consentendo l’utilizzo di altri vitigni per il restante 15%. Un’uva autoctona straordinaria e rappresentativa, vitigno a bacca nera ricchissimo di tannini, colore, aromi e proprietà antiossidanti. Una ricchezza che va domata per ottenere vini dal colore rosso rubino molto intenso, floreali e fruttati, con un buon corpo e una grande piacevolezza.
Vini piacevoli e quotidiani sì, ma mai banali e che secondo noi possono avere anche discrete capacità di invecchiamento. Vini che non stancano, conviviali, che aggiungo un po’ di effervescenza al pasto. E speriamo che su questa spinta questo magnifico territorio si dia una mossa, o meglio… una mossa perfetta!
Raffaele Cumani
@raffaelecumani