C’è la crisi, ma il Lambrusco tira

Un comparto anticiclico rispetto alla crisi in grado di crescere sia per fatturato, volume della produzione ed esportazioni. E’ l’agroalimentare emiliano romagnolo che si darà appuntamento ad Enologica, il salone del vino e del prodotto tipico dell’Emilia-Romagna a Faenza dal 16 al 18 novembre. Per l’occasione e’ stata presentata un’indagine,
realizzata da Nomisma, sulle scelte e i comportamenti d’acquisto dei consumatori italiani nei confronti dei prodotti di questa regione.
Nel 2011 la filiera del cibo ha prodotto – tra Piacenza e Rimini – un fatturato alimentare di 26,2 miliardi, pari al 12% dell’intera Plv (produzione lorda vendibile) italiana e al 20% del fatturato dell’intera industria alimentare nazionale. Il trend positivo si e’ riflesso anche nell’export: nel primo semestre 2012 il volume delle esportazioni e’ cresciuto con un tasso d’incremento superiore rispetto alla media nazionale: +6% contro +4,7%. Un dato legato alle ottime performance soprattutto del vino e delle bevande.
A tirare la volata in Emilia Romagna è quindi l’export vinicolo. Dal 2005 a oggi cresciuto in valore dell’87%. Merito anche dei livelli qualitativi raggiunti dalle imprese cooperative, come nel caso del successo internazionale del Lambrusco, il cui peso sul fatturato del settore è pari al 60%, in crescita di circa il 24% sempre dal 2005, rispetto a comunque positivo +13% registrato dalla media delle imprese vinicole regionali. Continua a leggere



Vinitaly viaggia in Russia e Hong Kong

In linea con la vocazione di partner per l’internazionalizzazione, Veronafiere con “Vinitaly in the World” promuove l’eccellenza dei vini italiani nel mondo. Un progetto che mira a supportare i produttori nel presidio di mercati differenti, regolati da una notevole complessita’ di passaggi e interlocutori, oltre che da svariate dinamiche di importazione. Il mercato dell’export enologico italiano non conosce battute d’arresto e nel 2011 ha superato i 4,4 miliardi in valore in aumento del 12,4 per cento, derivanti da oltre 23 milioni di ettolitri (+9,4 per cento).

Numeri che acquistano maggiore valore alla luce della crisi economica mondiale. Nel 2010 l’Italia ha raggiunto il primo posto tra i tre maggiori Paesi esportatori verso la Russia, con 68,8 milioni di litri. L’export di vino italiano verso la Cina, nel 2011, ha registrato un aumento del 35 per cento in termini di volumi (quasi 31 milioni di litri) e del sei per cento ad Hong Kong (poco meno di tre milioni di litri). Un trend confermato anche nei primi sei mesi di quest’anno con un +16 per cento in Cina, sempre in termini quantitativi, e un +40 per cento a Hong Kong. Continua a leggere



Al supermarket vendute 600 milioni di bottiglie

La Grande distribuzione organizzata (Gdo) si conferma uno dei canali privilegiati per le vendite in Italia di vino, con un giro di affari di 1,5 miliardi di euro, pari a circa 597 milioni di bottiglie e 568 milioni di litri venduti nell’ultimo anno. I dati sono stati resi noti oggi, nel corso dell’assemblea del settore vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative in corso a Casarsa della Delizia. Continua a leggere



Dieci milioni per il Nobile di Montepulciano

Stretto tra il Chianti, il Bolgheri e, naturalmente, il Brunello di Montalcino, il Vino Nobile di Montepulciano ha negli ultimi anni sofferto un po’. Se ne sono accorte le istituzioni, provincia di Siena e Consorzio che, insieme a Banca Monte Paschi hanno firmato un protocollo d’intesa con il quale Banca Mps mette a disposizione un plafond di dieci milioni che i produttori potranno utilizzare per potenziare la loro attività. Continua a leggere



Scoprire quanto si inquina sull’etichetta del vino

Nell’etichetta del vino arriva il primo calcolatore di Co2. L’iniziativa dell’Azienda Agricola Salcheto. Grazie al calcolatore chiunque, da qualsiasi parte del mondo, può calcolare quanto impatta sull’ambiente brindare con un Vino Nobile e decidere di mettere in campo delle azioni per neutralizzare
le emissioni di gas clima-alteranti generate dalla bottiglia. Ad esempio, quanto costa all’ambiente bere un buon bicchiere di Vino Nobile a Milano? E quante emissioni di Co2 produce una bottiglia stappata a Tokyo? E a Beauvais?

A Milano, ad esempio, sono 1,62 kg di Co2eq mentre a Tokyo 2,99 kg di CO2eq. Collegandosi a internet tramite un web-tag sull’etichetta, leggibile da qualsiasi smartphone, si accede all’applicazione che indicherà al consumatore la quantità di emissioni conseguenti il consumo di quella bottiglia in quel luogo. La funzione si basa su di un data base di calcolo certificato da Csqa e Valoritalia in base alla norma Iso 14064. Continua a leggere



Bussia Soprana, la rivincita del Tempo

Eccoci di nuovo qui a raccontare di una bottiglia che ha lasciato il segno. Dopo l’Etna, stavolta tocca alle Langhe. Più precisamente a un Barolo. Bella forza, direte voi, è uno dei migliori vini al mondo. Sì, è vero. Ma c’è Barolo e barolo, giovani o invecchiati, botte grande o barrique… Decenni di discussioni. Io ora sono qui a raccontarvi solo di un mondo di profumi e sapori che si è improvvisamente materializzato sulla mia tavola, l’altra sera, complice la pioggia, i primi freddi e un piatto di genuino gulasch!
L’artefice di questo emozionante incontro è stato il Barolo Bussia annata 1997 di Bussia Soprana, Monforte d’Alba. Una azienda, questa, che ama i baroli (e il barbera d’alba) tradizionali e bene invecchiati.
Quando devo aprire una bottiglia che ha riposato per anni ho sempre un po’ di trepidazione: un po’ per l’ovvio rispetto che le si deve; un po’ perché non mi fido fino in fondo della mia cantina, che ha sì una escursione termica ridotta tra estate e inverno, ma non è perfetta; un po’ perché in 15 anni hai voglia quante cose possono essere andate per il verso sbagliato nella sua conservazione.
Quindi ho adottato tutte ma proprio tutte le tecniche possibili per l’apertura di cotanta bottiglia, persino il trasporto sul tavolo con qualche ora di anticipo affinché si acclimatasse alla stanza (non ridete: in Borgogna, in certi ristoranti dove si va più per bere che per mangiare, si può telefonare nel pomeriggio e il sommelier metterà la ovviamente costosa bottiglia sul vostro tavolo pronta per essere giubilata alla sera).
Aperta quindi con la massima cura, verso i bicchieri e li lascio tutti a respirare (i bicchieri più la bottiglia) per una buona mezz’ora abbondante. Confesso che lì per lì appena stappata la trepidazione si era trasformata in ansia perché il profumo ricordava quello dello sherry: “Vuoi vedere che è andata?” ho pensato. Poi il colore era proprio granato scurissimo, insomma c’erano tutti i motivi per essere preoccupati. Invece… Continua a leggere



Quando il Corvo fa bene al Grillo

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Estate a Lipari, come sempre in giro in cerca di vini della zona. Con esiti deludenti bisogna dire, fatta salva la rinomata Malvasia (e non tutta a dire il vero). Pochissimi i vini ben fatti tra quelli trovati nelle enoteche di Lipari e Canneto e tutti molto cari. Così un po’ intristiti ci buttiamo al supermercato Sisa della via principale della cittadina, in cerca di qualche “porto sicuro” e magari di una qualche proposta per questa rubrica BBS. E’ stato cosi che ci siamo ritrovati in mano due bottiglie ottime, di quelle che già da appena aperte ti fanno capire di essere in salvo. Si tratta del Grillo Irmàna di Corvo, (5,65€) oggetto di questo post e del Nero d’Avola Lamùri di Tasca d’Almerita che ci aveva già bene impressionato anche nella degustazione en primeur di quest’anno, ma che sarà oggetto di un prossimo articolo  su Avvinando.

Corvo è una cantina storica della Sicilia e porta orgogliosamente in etichetta la data di fondazione risalente al 1824, ben prima dell’unità d’Italia. Oggi appartiene al gruppo Illva di Saronno assieme ad altri due marchi storici che rischiavano di scomparire: Florio e Duca di Salaparuta.
Se questi sono i risultati, ben vengano i longobardi…. Irmàna è un bianco dalla beva davvero splendida a partire dal colore giallo paglierino con davvero i riflessi verdognoli. Profuma di mandorla e di fiori secchi in un insieme armonioso e delicato. Continua a leggere



Le Monde: allarme contraffazione per i vini pregiati (anche italiani): “In Cina più Lafite 1982 di quanti ne vengano prodotti”

Con la crisi dilaga la contraffazione dei beni di lusso. Se la Cina, si conferma capitale mondiale della falsificazione, la forte concorrenza sta ora alimentando questo fenomeno anche nel Vecchio Continente. A lanciare l’allarme sono i più importanti quotidiani internazionali che rivelano uno scenario alquanto preoccupante e addirittura sorprendente.
Pochi infatti sanno che la Germania della severa Angela Merkel è seconda al mondo nella classifica dei Paesi che copiano e falsificano prodotti, come rivela uno speciale dell’autorevole quotidiano economico tedesco Handelsblatt (http://www.handelsblatt.com/unternehmen/industrie/produktfaelschung-der-vize-weltmeister-im-abkupfern/6547450.html). Dopo i noti scandali legati all’olio extravergine d’oliva, ai pomodori pachino e al tartufo bianco, ora è il vino di lusso contraffatto ad essere al centro dell’attenzione soprattutto della stampa francese. In un ampio speciale firmato da Denis Saverot, il prestigioso quotidiano Le Monde annuncia il recente acquisto da parte di un magnate cinese della storica cantina francese “Chateau de Gevrey-Chambertin” in Borgogna e mette in guardia i grandi produttori europei, tra cui in primis anche l’Italia, dai pericoli dell’avanzata asiatica che mira ad accaparrarsi cantine non di primo piano spacciandole per Gran Cru. (http://www.lemonde.fr/idees/article/2012/08/31/les-chinois-vignerons-en-bourgogne-une-bonne-nouvelle_1754087_3232.html). Continua a leggere