E convinzione, anche abbastanza netta, di chi scrive che sui vini dolci in Italia abbiamo enormi potenzialità ma su come farle fruttare ci sia spesso ancora molto da imparare. Che non ci sia insomma quella qualità stratosferica raggiunta dai grandi Sauternes o dai tedeschi Trockenbeerenauslese, dagli Eiswein e così via. Quello che trovo manchi nei campioni italiani in generale è l’acidità, che anche nei prodotti più carichi ti invoglia a bere un secondo bicchiere. Ecco, io con i passiti italiani è già tanto se – con piacere – finisco il primo di bicchiere. Finora.
Poi è arrivato il Ben Ryé di Donnafugata e tutto è cambiato. Ne abbiamo già parlato varie volte su Avvinando, ma recentemente per una fortunata combinazione di eventi (alla stessa cena bottiglie portate da persone diverse) ho potuto con tutta calma degustarne due annate piuttosto diverse: 2008 e quella attualmente in commercio credo, la 2012.
Uve zibibbo, fatto a Pantelleria, non sto a raccontarvi i dettagli che potete benissimo leggere sul completo sito di Donnafugata. Quello di cui vorrei scrivere è della strepitosa – e per me sorprendente – capacità di invecchiamento di questo vino che merita di stare a fianco dei più grandi in Europa. Continua a leggere→