Ca’ Del Bosco, dalla Franciacorta le bollicine (ma non solo) che sfidano i decenni!

Si avvicinano le Feste e il momento dei brindisi e delle bollicine da sorseggiare davanti a grandi tavole imbandite. Noi le abbiamo anticipate un po’ con una sorprendente degustazione di annate storiche delle etichette più rappresentative (bollicine, ma anche bianchi e rossi!) di Ca’ Del Bosco. A guidarci, Mauro Zanella, patron e fondatore della cantina, una delle grandi realtà del panorama vitivinicolo italiano e, nel mondo delle bollicine, una tra le più conosciute e apprezzate. 

La cantina nasce negli anni ’60, momento di forte crisi qualitativa del vino italiano, ed è tra i pionieri della nascita della Franciacorta, una zona che di fatto inizia la propria produzione senza il peso di una tradizione troppo ingombrante. Proprio grazie a questo Ca’ Del Bosco ha avuto la possibilità di sperimentare e crescere da zero, guardando e ispirandosi ai migliori esempi mondiali, in particolar modo alla Francia, con ambizione e lungimiranza. Lo sguardo al futuro e l’ossessione per la ricerca qualitativa si evincono subito dagli assaggi, dalla pulizia e dalla precisione dei vini.La Cuvée Prestige è il biglietto da visita della cantina e, in quanto tale, nasce pulito e definito, un vino riconoscibile a tutti i palati e riproducibile negli anni selezionando tra le vigne e le annate. Abbiamo assaggiato l’interpretazione 2015 (sboccata 6 mesi fa e ora in commercio, per la maggior parte vendemmia 2015), un vino delicato con note di fiori bianchi, agrumate e gessose al naso. In bocca è fresco, morbido, lineare e pulito con una lunghezza sapida. L’interpretazione 2009 resta austero ma aggiunge complessità e vividezza alle sensazioni del 2015, al naso si arricchisce di note speziate e minerali più decise e in bocca è più lungo e complesso. Il 2007 prosegue in questo percorso, mantenendo le note originali ma allargandole ulteriormente, con le note agrumate che diventano di marmellata d’arance e miele di limone, con quelle minerali sempre più pronunciate e, in bocca, con una complessità e lunghezza sempre maggiore.L’Annamaria Clementi, vino dedicato alla mamma di Mauro Zanella, è forse il vino più rappresentativo dell’azienda. Aumentano le percentuali di pinot nero e pinot bianco rispetto allo chardonnay, così come l’uso dei legni per un vino che viene dalle viti vecchie e dai suoli più vocati delle tenute. Il 2009 è un vino elegante che ha carattere e classe, con note agrumate e minerali e una bocca precisa e piena. Il 1995 (sboccato al momento dopo 22 anni sui lieviti!) è clamoroso, ha un’integrità pazzesca e aggiunge alla nota agrumata una nota minerale potenziata e una nota di idrocarburo. In bocca ha frutto e spezie con un finale lunghissimo. La linea di coerenza continua con il 1989 (28 anni sui lieviti per una bottiglia che invecchia come i migliori champagne), vino che ha un’ampiezza, un’integrità e una complessità pazzesca, note di erbe balsamiche, mandarino e in bocca ancora un frutto pieno e un’acidità lunghissima!

Se con l’Annamaria Clementi l’invecchiamento sfidava quello dei grandi champagne, con il Ca’ Del Bosco Chardonnay il riferimento è la Borgogna. Il progetto ambizioso è quello di un bianco che invecchi per anni come i grandi borgognoni. Il 2012 al naso è floreale, agrumato, speziato e gessoso con la presenza di note dolci date dal passaggio in legno. In bocca è morbido, burroso e fresco e minerale, un bel vino ancora giovanissimo come testimonia il colore con riflessi verdolini. Il 2005 ha sottili note dolci al naso arricchite da note di smalto e erbe aromatiche, un colore più pieno e una bocca freschissima. Il 1999 è fragrante e burroso al naso e in bocca opulento ma con una spinta acida ancora potente. Vini ancora una volta presentati in un crescendo coerente e che hanno vari tratti comuni, pur nella tipologia completamente diversa, con le bollicine.

Non poteva quindi mancare il riferimento a Bordeaux con i rossi. Il Mauro Zanella 2010 è appunto un taglio bordolese (Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc) ricco di polpa, di frutto e carnoso con accenni speziati e un tannino vellutato. Il 2000 è sorprendente, ha note di grafite, genziana, vegetali, un carattere “burbero” per nulla piacione. È un vino fresco, etereo con una lunga nota terrosa finale. Il 1990 ha un’evoluzione terziaria ulteriore con note ferrose, di erbe amare e pellame e con una bocca fresca e lunghissima. Ancora una volta procede sorprendentemente nella stessa direzione dei precedenti guadagnandone ulteriormente in finezza nell’evoluzione. Rossi davvero sorprendenti, prodotti da chi conosciamo soprattutto per le bollicine, e che come i vini precedenti rappresentano vere e proprie eccellenze che si arricchiscono attraverso i decenni.  

Raffaele Cumani 
@RaffaeleCumani

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