Valpolicella, i produttori scommettono sul Superiore

Interessante operazione quella dal Consorzio tutela vini Valpolicella, la messa in discussione di un territorio attraverso la raccolta dei riscontri dei produttori e del confronto con i principali attori mondiali del vino. Su Avvinando vi avevamo già anticipato diversi temi, il ‘Valpolicella Superiore – A Territory Opportunity’ è stata l’occasione digitale per raccontare agli addetti ai lavori il sentiment comune che si respira nella zona veronese. La quasi totalità dei produttori scommette sul Valpolicella Superiore, a confermalo l’indagine interna del Consorzio per mettere a fuoco potenzialità e sfide per il futuro della denominazione. Al contempo non si nascondono le difficoltà nel dare al consumatore riferimenti chiari, soprattutto rispetto agli altri rossi del territorio, Valpolicella e Ripasso in primis. Nello stile innanzitutto, laddove alcuni utilizzano l’appassimento anche nella produzione del Superiore, nel prezzo e nei canali di distribuzione. Manca un’uniformità che diventi immediata riconoscibilità. Su questo si indirizzeranno gli sforzi del Consorzio nel cercare di dare al Valpolicella Superiore la corretta segmentazione e nel rafforzarne l’identità territoriale da affiancare sempre maggiormente i grandi vini di metodo che, Amarone e Ripasso in testa, hanno decretato il successo globale di questa zona. Vigneti dedicati, utilizzo sempre meno marcato dell’appassimento, spinta su frutto e freschezza.

“Vogliamo valorizzare il vino che più si identifica con il territorio – spiega il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella Christian Marchesini – a partire dalla ricostruzione di una identità di prodotto e di una vision condivisa tra tutti i produttori. In particolare, un segnale di svolta è dato dall’appassimento: 6 imprese su 10 non intendono farlo, mentre i rimanenti ritengono utile solo un breve passaggio. Complessivamente, il 94% delle aziende rispondenti producono o commercializzano Valpolicella doc Superiore ma, come le stesse aziende rilevano, c’è ancora moltissimo potenziale inespresso, a partire dalla riconoscibilità e dal posizionamento”.

Non solo, sempre più produttori dichiarano di voler puntare sull’enoturismo e sull’accoglienza, sulla sostenibilità e spingere sull’aumento della qualità.

“Competitività, sostenibilità ambientale ed economica, qualità, sono valori che oggi i Consorzi di tutela hanno il dovere di perseguire per mantenere in equilibrio la filiera. A tal proposito – ha concluso Marchesini – abbiamo la fortuna di poter contare su un tessuto di imprese lungimiranti e responsabili, sia sul piano della sostenibilità con la crescita della vigna green, che su quella legata al contingentamento della produzione a salvaguardia del valore del prodotto”.

Raffaele Cumani 
@raffaelecumani

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