Viaggio in Toscana in 12 vini rossi da sangiovese

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Quest’autunno è stato ricco di assaggi, in particolare di vini toscani da uva sangiovese. Dell’anteprima dell’annata 2017 del Brunello di Montalcino vi abbiamo parlato, dunque qui vi racconteremo un po’ di bottiglie assaggiate in modo non sistematico che ci hanno confermato ancora una volta le potenzialità (e la nostra passione) per il sangiovese e per la Toscana. Un’uva capace di dare vini spensierati e quotidiani come grandi vini da invecchiamento, anche con una forbice di complessità e prezzo considerevole. In tutte le sue versioni, per chi scrive, il sangiovese, purché ben fatto, è sempre una gioia, che comincia già quando lo avviciniamo al naso!

Parliamo di rossi, perché i rosati meriterebbero da soli un altro articolo. Partiamo dal grossetano, a Scansano – prima del covid eravamo rimasti colpiti dagli assaggi di Morellino in anteprima – continuiamo ad assaggiare versioni interessanti di sangiovese. Il Rinaldone dell’Osa 2018 di Querciarossa è un bel rosso tutta fragranza. “Vinoso”, floreale e fruttato con una nota dolce burrosa, la bocca è leggera ma c’è sostanza, freschezza e tannino.

Spostiamoci nel Chianti Classico, uno dei cuori della Toscana vitivinicola. Il Chianti Classico 2019 di Casale dello Sparviero è super buono! C’è una piccolissima percentuale di canaiolo, il vino è giovane, leggero, profumato di fiori e frutto croccante. La bocca è freschissima, giovane e agrumata con un tannino esuberante, sostanza e una gran beva. Il finale è lungo e balsamico. La Riserva 2018 al naso ha note speziate e mediterranee. In bocca c’è liquirizia, maggior pienezza e succo ma con gran slancio e freschezza. La Gran Selezione Paronza 2018 ci è proprio piaciuto, più concentrato e insieme ancora più fine. C’è dolcezza floreale, tabacco e propoli (anche al naso), tannino, freschezza super e finale slanciatissimo balsamico.

Nel Chianti Classico 2018 di Tenuta Casenuove c’è anche una percentuale di merlot e cabernet. È un vino rotondo, scuro, c’è il territorio e il sangiovese con l’acidità, la nota agrumata, di violetta ed ematica. L’impatto è rotondo, il finale è pieno, c’è un bel tannino e una super freschezza. L’ottima Riserva 2017, solo sangiovese, ha note balsamiche e di frutta matura, maggior corpo, è più asciutto, con grande slancio e tannino. 

Torniamo in Maremma. Il Sassoalloro 2019 di Castello di Montipò ha un naso fragrante, scuro e con tipici profumi di mammola. Ancora una volta la bocca è freschissima, fruttata con entrata leggera e poi importante nella profondità, sapidità e morbidezza. Vino di grande eleganza, già pronto, che potrà esprimersi ulteriormente negli anni.

A Montepulciano, il Nobile Pietra del Diavolo 2015 di Tenuta il Faggeto ha un colore chiaro, aranciato, evoluto. Il naso slanciato ha note di frutto croccante, amarena, rabarbaro e china. La bocca è snella, austera, fresca, con tannino tonante e agrume e un finale sul “dolce”.

Quindi a Montalcino giù il cappello per il Brunello 1984, annata che non è passata alla storia, di Mastrojanni. Il colore è super integro, la freschezza infinita. C’è il rabarbaro, note dolci che ricordano il confetto, qualcosa di fruttato. La bocca è dolce, freschissima, sapida con una nota di agrume centrale per un vino lunghissimo in cui si inseguono ancora freschezza e frutto.

Sempre a Montalcino, ancora sangiovese ai massimi livelli. Il Rosso 2018 di Biondi Santi è un vino verticale dal colore scarico che spinge su un frutto austero. Dritto, leggero, tannico, elegante. Il finale è sapido per un vino super versatile che ricorda i vini del passato, tenui con note di amarena e fiori ma con uno slancio e una versatilità tutto contemporaneo. Ecco poi un paio di anteprime. Il Brunello 2016 ci ha proprio entusiasmato. Un vino stupendo che ha tutto e punta su eleganza ed equilibrio. C’è una grande freschezza, concentrazione, ma è tutto giocato sulla grande armonia e finezza. Il finale è ematico e succosissimo. La Riserva 2015 è meno opulenta rispetto all’annata calda. C’è una grande sensazione di frutto, tannini ancora potenti e freschezza incredibile. Poi tanto agrume, erbe aromatiche, con un finale e un naso più “dolci” rispetto al Brunello 2016. Finiamo con una spettacolare Riserva 1983. C’è un accenno di evoluzione nelle note di genziana, china, rabarbaro ma la freschezza fa paura. Un vino lunghissimo, con note balsamiche, nel finale esce un frutto rosso clamorosamente vivo. 38 anni di finezza incredibile!

Raffaele Cumani 
@raffaelecumani

 

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