Piccola guida personale alla Franciacorta – parte seconda

Dopo il primo capitolo del nostro viaggio in Franciacorta, torniamo ad occuparci di bollicine con il Novalia di Villa Crespia, un brut millesimato pure del 2018, 24 mesi sui lieviti, di buon corpo, bolla fitta e sottile, molto agrumato con note abbastanza decise di arancia ma anche di elicriso e camomilla.

Con il Carpe Diem di Bonfadini, torniamo al satèn per uno Chardonnay in purezza. Affina in barrique e riposa per almeno 24 mesi su lieviti. La bolla è elegante e molto fine. In bocca si percepiscono pesca, fico verde, melone ma anche ananas e frutti tropicali per una beva davvero golosa.  

La Costa di Ome è una realtà molto piccola nel territorio della Franciacorta e tra le più giovani (la cantina scavata nella roccia è stata realizzata nel 2001). I suoi vitigni sono tra i più orientali e tra i più alti. Il Franciacorta Zero provato è un Pas Dosé, Chardonnay in purezza proveniente dal vitigno in località Nas, la cui caratteristica è quella di poggiare su uno strato superficiale roccioso. Questo dona alle uve una spiccata mineralità: è un Franciacorta di nicchia, prodotto a partire dal 2011 e con una produzione di poco più di un migliaio di bottiglie. Riposa 24 mesi sui lieviti ed ha una forte personalità: è secco, deciso, nitido, dal perlage sottile. Al naso spiccano il fieno ed il pane con un tocco di lievito. In bocca si sente tutta la mineralità dei terreni calcarei.

Più o meno stessa dimensione anche per San Cristoforo: il suo Pas Dosé millesimato del 2018 è un vino prodotto a partire dal 2004 e con una produzione un poco più ampia ma sempre dal numero contenuto. Riposa 40 mesi sui lieviti e almeno 9 mesi in cantina dopo la sboccatura. Al naso è molto carico con presenza di frutta matura e miele. In bocca è elegante e agrumato, con note di cedro, scorza di limone, pietra focaia e frutta secca.

Per finire due cantine tra le più famose con due rosé, tipolgia in grande spolvero e riscattata nella tiepida considerazione d’un tempo, da prodotti di altissima qualità. Un trend che fa il paio con quello dei dosaggi zero e in generale della sempre minor presenza zuccherina nei prodotti della Franciacorta.  

Tra i nostri assaggi un Bellavista Grande Cuvée Alma Rosé e un Barone Pizzini Rosé Extra Brut Millesimato del 2018. Il primo (65% Chardonnay, 35% Pinot Nero) è un sorso di grande eleganza perfettamente in linea con lo stile della storica cantina: cristallino, pulito, essenziale, deciso e di assoluta freschezza. Il secondo è 100% pinot nero. Le uve provengono da vigneti situati presso le zone di Santella, Roncaglia e Gallo, caratterizzate da un terreno di tipo fluvioglaciale e morenico. Affina dieci mesi al 70% in vasche inox e al 30% in barrique esauste con una sosta sui lieviti dai 30 ai 40 mesi. Ha un dosaggio zuccherino molto basso e pertanto risulta deciso, secco, dal perlage molto fine e con un colore tendente più al giallo tenue con riflessi verdognoli che al rosato. Al naso emerge la frutta rossa e lampone, al palato è immediato: magnifici i sentori di mela verde, agrume e pompelmo con buona sapidità e mineralità.

Bene, questa volta siamo davvero giunti al termine di questo piccolo viaggio. Da Clarabella, nei pressi delle torbiere del Sebino, girovagando tra le dolci dorsali della Franciacorta, siamo approdati a Barone Pizzini di nuovo in zona. Ancora tra le vigne e ancora guardando verso il lago d’Iseo con il dinosauro addormentato del Monte Isola nel suo mezzo. E magari nel 150° anniversario dalla morte del Manzoni, lasciando andare lo sguardo anche a quel cielo di Lombardia, ‘così bello quand’è bello, così splendido, così in pace’. Tenendoci pronti, ne siamo certi, per una nuova irresistibile bevuta.

Massimo Beltrame