Il Roero: una serata con Michele Taliano

Vineria De Gustibus, serata coi vini di Michele Taliano

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Michele Taliano è un piccolo (piccolissimo) produttore del Roero. Facendo poche decine di migliaia di bottiglie, i suoi prodotti bisogna, per così dire, andarseli un po’ a cercare col lanternino. La cantina, condotta dai due figli Alberto ed Ezio, si è però fatta una certa fama tra gli appassionati di questa zona un po’ alternativa delle Langhe (rispetto alla fama di Barolo e Barbaresco) e più di una volta ci è capitato di incrociare qualche degustatore che ne parlava come di un produttore ancora attento al rapporto qualità/prezzo dei propri vini. Continua a leggere



Sa Spinarba, Meloni e Mora&Memo….una nuova idea di Sardegna

L’ardileerrore che si è fatto molto spesso, soprattutto in passato  a proposito dei vini di Sardegna è quello di pensare ad una viticultura arcigna e dura che desse come risultato vini pesanti e difficili da bere (il pensiero va soprattutto a certi cannonau super alcolici e senza alcuna freschezza…), ma fortunatamente anche l’isola dei quattro mori negli ultimi anni ha elevato di molto il livello di qualità. I meriti di questa crescita sono da ricercare, oltre che nel generale aumento di interesse legato all’enologia e alla viticultura da parte del pubblico anche e soprattutto dalla nascita di nuove realtà che hanno di fatto “svecchiato” una certa idea di viticultura. In questo panorama, abbiamo avuto modo di assaggiare recentemente alcune cose di assoluto livello che ci hanno confermato questo cambio di passo da parte dei produttori sardi.

La prima segnalazione riguarda l’azienda agricola Sa Spinarba di Donori (CA), piccolissima azienda a conduzione familiare che produce poche bottiglie che cura una ad una come fossero dei figli, delle quattro tipologie concepite l’Ardile è sicuramente, a nostro avviso il prodotto più riuscito. Il vino è un IGT Isola dei Nuraghi ed è ottenuto da un uvaggio di tre vitigni autoctoni e semi sconosciuti ai più (Maristellu, Barbera sardo e Bovale) e nonostante il “generoso” grado alcolico (14 % vol.), riesce ad essere un vino molto piacevole da bere con una inusuale freschezza degustativa.  Per sua natura e composizione è da bersi in accompagnamento a piatti corposi e saporiti come, ad esempio, cacciagione di pelo (cinghiale su tutti) e formaggi stagionati. Continua a leggere



Vino e hamburger, matrimonio perfetto

Hamburger due valli e raboso

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Abbinare hamburger gourmet a grandi vini. E’ questa la sfida lanciata dai proprietari di ITaste, ristorante di Grezzana, tra la Valpolicella e la Lessinia veronese, che hanno deciso di proporre ai loro clienti nuovi abbinamenti alle loro specialità. L’esperimento, provato in anteprima, è riuscito. L’hamburger italiano infatti si è affrancato ormai da tempo dalla nomea di junk food grazie alla scelta accurata delle materie e nonostante l’accostamento con la birra vada per la maggiore, ci sono ampi spazi di scoperta gustativa grazie alla scelta del vino giusto. Continua a leggere



Sicilia en primeur 2014: raffinatezza e territorio

Sicilia en primeur 2014

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Sicilia en primeur 2014
è un grande evento di presentazione alla stampa internazionale e nazionale dell’annata dei vini siciliani con degustazione alla cieca e non di (quasi) tutti i vini dei produttori appartenenti ad Assovini Sicilia che cura la manifestazione. Noi di Avvinando abbiamo la fortuna di partecipare da diversi anni a Sicilia en primeur e quest’anno complice il fatto di aver assaggiato davvero una quantità notevole di bottiglie è giunto il momento di fare un bilancio di come secondo noi si è evoluta la viticoltura isolana. Partendo da un dato quasi più antropologico che storico: qui l’uva ha accompagnato l’uomo fin dalla notte dei tempi. Persino sulle Eolie, location della kermesse di quest’anno al Therasia Resort di Vulcano, che anzi furono per certi versi un crocevia importantissimo della diffusione del vino, come ha raccontato il professor Attilio Scienza portando ad esempio la presenza nello straordinario museo archeologico di Lipari di una anfora di Chios, uno dei vini più rinomati dell’antichità. Ebbene, presi nel suo insieme, oggi possiamo dire che i vini della Sicilia si sono lasciati alle spalle definitivamente la nomea non sempre positiva di vini “forti” per lasciare il campo a una ricerca di grande raffinatezza, tradotta però in sicilianità, che vuol dire territori particolari che regalano vini altrettanto unici. Vediamo quali ci sono piaciuti di più quest’anno.

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Cinque Nero d’Avola alla cieca: da 5 a 50 euro

I cinque Nero d'Avola della degustazione

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L’occasione è ghiotta: cinque bottiglie di Nero d’Avola da degustare alla cieca nella propria cucina insieme a un gruppo di amici. Loro non sanno nemmeno di che bottiglie si tratta. Io che ho messo il foglio di allunimio alle bottiglie esco dalla stanza e lascio che uno di loro segni le bottiglie con dei numeri. Ovviamente una riccca cena fa da corredo al tutto.  L’idea era di quelle balzane: scegliere una bottiglia per fascia di prezzo e vedere alla cieca l’effetto che fa. In realtà ci siamo riusciti solo in parte. Comunque questi erano i “campioni” selezionati. Nero d’Avola Settesoli, 4,65 euro; Nero d’Avola Baglio di Pianetto, 8,69 euro; Chiaramonte di Firriato 9,89 euro; Tancredi di Donnafugata (unico blend con cabernet sauvignon, tannat e altre uve) 17 euro, Mille e una Notte Donnafugata 46 euro. Tutti i prezzi sono relativi a supermercati brianzoli del Lecchese. Vediamo i risultati.

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In Alto Adige c’è anche lo spumante

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Ci sono state delle gradite sorprese nella degustazione di vini altoatesini a cui siamo stati invitati al ristorante Cracco di Milano. Che i vini bianchi del Sudtirolo siano sempre almeno buoni e spesso eccellenti non è una novità. Che lo siano anche gli spumanti per noi di Avvinando è in assoluto una novità. Come chi ci segue sa, noi non siamo un blog da produzioni di nicchia e qui parliamo di un mini comparto da 250mila bottiglie tutte insieme. E allora perché ne parliamo? Perché tutto sommato vale la pena provarli, anche se trovarli non è semplicissimo.

Diciamo che se nonostante la crisi riuscite a fare qualche giornata di vacanza da quelle parti e avete voglia di bollicine, si può tranquillamente provare con le offerte del posto. Nella gallery trovate tutte e cinque le bottiglie assaggiate, ognuna con la sua personalità e ognuna con la sua “funzione”. Per esempio l’Arunda extrabrut – cantina di metodo classico più alta d’Europa – è un eccellente tutto pasto, con una spalla acida che regge benissimo antipasti, primo e secondo. Il Comitissa brut gran riserva 2002 è un campione di equilibrio, grazie ai dici anni sui lieviti che il suo produttore Lorenz Martini gli regala. Tempo ne ha avuto per riposare e meditare e noi asseconderemmo la sua natura bevendocelo da solo, così, senza neanche un biscottino da tè per non rovinarci la bocca. Continua a leggere



Terre di Giurfo Belsito, bel vino!

Terre di Giurfo probabilmente non è una azienda notissima, al di fuori della Sicilia. Non tanto perché abbia nell’isola il suo mercato principale, quanto perché esporta l’80% della sua produzione come ci racconta direttamente il titolare, Achille Alessi. La cantina è al confine tra il ragusano e il catanese, in un posto isolato, quasi magico. Produce anche un eccellente olio, cosa non insolita in Sicilia, ma il loro ce lo ricordiamo proprio buono. Pochi vini, tutti del territorio, autoctoni come si dice, tranne lo strepitoso syrah che quest’anno ha vinto la medaglia d’oro a Bruxelles. Sono vini che non si trovano al supermercato ma che hanno prezzi corretti, che val la pena di provare. La cantina è (abbastanza) piccola e i vini sono buoni, tutti. Sono vini educati, seri e con una tipicità non pacchiana. Anche quelli che fanno legno mantengono una freschezza che è, secondo noi, la nota tipica di tutta la gamma. Almeno dei rossi, perché solo quelli negli anni abbiamo assaggiato.
Nell’intervista Achille Alessi parlerà della propria azienda e del fatto che è più semplice probabilmente trovare Terre di Giurfo a Toronto piuttosto che a Milano. Per fortuna ci sono le enoteche online. A proposito, Terre di Giurfo ha anche una app sull’Appstore: non aggiornatissima, ci sembra, ma in teoria dovrebbe dirvi in quale enoteca trovare i vini.
Noi abbiamo provato il Frappato Belsito, perché ad un assaggio veloce qualche tempo fa ci era piaciuto e perché in generale… Ci piace il frappato! Continua a leggere



Lo spumante di Natale? Una magnum Trentodoc

La degustazione delle magnum Trentodoc

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Inizia la sfida

Quest’anno per scegliere il vostro spumante per le feste – va bene anche Capodanno, non solo Natale – vi proponiamo una selezione di “spumanti di montagna” che abbiamo potuto apprezzare direttamente nella sede dell’Istituto Trentodoc a Trento, per l’appunto. Ma come sono gli spumanti trentini, cosa hanno di caratteristico? Generalizzare è sempre difficile. Diciamo che se avete presente quei Prosecco un po’ piacioni e morbidosi, questi sono di solito esattamente il contrario: grande finezza e carattere affilato, sostenuto dalla freschezza (leggere acidità) che le uve bianche coltivate a queste altezze di solito hanno. Anzi, il loro problema di solito è controllare gli effetti dell’altitudine per avere un vino alla fine fresco ma equilibrato. Qui vi proponiamo una serie di spumanti aperti tutti nelle magnum. Di alcuni poi (in realtà per quasi tutti prima) abbiamo provato anche la versione in bottiglia “normale” da 0,75l.
Domanda delle domande: ha senso comprare una magnum dal punto di vista strettamente della qualità del vino (poi il discorso convenienza va fatto ognuno con le propre risorse) o è l’ennesima moda consumistica per le Feste? Normalmente i grandi esperti esauriscono la risposta così: ha senso per il vino da far invecchiare in cantina (rossi) e ha senso sempre per le bollicine che hanno una migliore maturazione avendo a disposizione un volume più ampio.
Gli spumanti degustati sono tutti metodo classico. Ecco i risultati. Continua a leggere