Il bello di fare questo blog non è tanto che si assaggiano diverse cose buone ( ok, va bene: è anche quello), ma che a volte capita di fare degli incontri molto interessanti e assolutamente per caso, che ci portano poi a scoprire prodotti eccezionali dietro ai quali ci sono persone con delle storie da raccontare. È il caso di O de V, la vodka di vino di cui parliamo oggi, recuperando anche il sottotitolo originale di Avvinando che parla di vini e distillati. Perché scriviamo di O de V? Fondamentalmente per tre motivi: il primo perché è semplicemente eccezionale; il secondo perché Marcello Bruschetti di Enoglam, il produttore, ha una storia da raccontare, il terzo perché è Natale e se siete stufi di regalare il solito whisky finto esclusivo o il solito rum forse cubano, beh questa Vodka così diversa da tutte le vodke a cui siamo abituati vi farà fare una signora figura. Unico rischio, una volta assaggiata, è che vi pentirete amaramente di averla regalata.
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Serate Avvinando: un grande vino dal nome curioso, lo Schioppettino
L’Italia è una terra di grandi vini. Alcuni conosciutissimi, altri meno e non si capisce bene il perché. E’ il caso dello Schioppettino, che potremmo definire il Barolo del Friuli, tale è la qualità dei vini che quest’uva riesce a tirare fuori. Il Friuli, si sa, è considerata una terra di grandi bianchi. E giustamente. Negli ultimi tempi, però, erano giunti alle nostre orecchie elogi sperticati per un rosso, lo Schioppettino appunto. E così, messa insieme la nostra “solita” banda di appassionati abbiamo raggruppato (comprandole) ben cinque bottiglie e complice il “solito” Sandro del ristorante Vergani di Fara Gera d’Adda (BG) abbiamo dato il via a una serata di degustazioni istruttive, nel senso che con cinque produttori diversi abbiamo provato a fare conoscenza con questo bel rosso accompagnati da tanta carne: salumi bergamaschi, pappardelle al cinghiale e una grigliata di carne (giusto per dare indicazione di eventuali abbinamenti) e verdure miste per gradire. Continua a leggere
Varvaglione-vigne&vini: modernità e tradizione
Raramente da queste pagine abbiamo parlato di aziende “large”, cioè di quelle aziende che producono milioni di bottiglie, forti della convinzione che è molto difficile mantenere un trend qualitativo di livello quando questa produzione viene “spalmata” su un numero cosi elevato di bottiglie ed una quantità di etichette che spesso superano la ventina. Fortunatamente però, le convinzioni sono fatte per essere smentite e quando ci si imbatte in una di queste realtà ci sembra parlarne. Abbiamo avuto la possibilità di assaggiare molte delle referenze (in totale sono 21), dell’azienda Varvaglione- Vigne e vini di Leporano (TA), e siamo rimasti piacevolmente impressionati dal livello qualitativo di questa azienda, sia che questo fosse espresso dalle bottiglie della linea base (reperibili per pochi euro ma ben spesi), sia che questo venisse espresso dalle bottiglie della linea studiata e dedicata alla ristorazione ed al canale Ho.re.ca. (enoteche, wine bar e locali di intrattenimento, per intenderci. Continua a leggere
Il Roero: una serata con Michele Taliano
Michele Taliano è un piccolo (piccolissimo) produttore del Roero. Facendo poche decine di migliaia di bottiglie, i suoi prodotti bisogna, per così dire, andarseli un po’ a cercare col lanternino. La cantina, condotta dai due figli Alberto ed Ezio, si è però fatta una certa fama tra gli appassionati di questa zona un po’ alternativa delle Langhe (rispetto alla fama di Barolo e Barbaresco) e più di una volta ci è capitato di incrociare qualche degustatore che ne parlava come di un produttore ancora attento al rapporto qualità/prezzo dei propri vini. Continua a leggere
Sa Spinarba, Meloni e Mora&Memo….una nuova idea di Sardegna
L’errore che si è fatto molto spesso, soprattutto in passato a proposito dei vini di Sardegna è quello di pensare ad una viticultura arcigna e dura che desse come risultato vini pesanti e difficili da bere (il pensiero va soprattutto a certi cannonau super alcolici e senza alcuna freschezza…), ma fortunatamente anche l’isola dei quattro mori negli ultimi anni ha elevato di molto il livello di qualità. I meriti di questa crescita sono da ricercare, oltre che nel generale aumento di interesse legato all’enologia e alla viticultura da parte del pubblico anche e soprattutto dalla nascita di nuove realtà che hanno di fatto “svecchiato” una certa idea di viticultura. In questo panorama, abbiamo avuto modo di assaggiare recentemente alcune cose di assoluto livello che ci hanno confermato questo cambio di passo da parte dei produttori sardi.
La prima segnalazione riguarda l’azienda agricola Sa Spinarba di Donori (CA), piccolissima azienda a conduzione familiare che produce poche bottiglie che cura una ad una come fossero dei figli, delle quattro tipologie concepite l’Ardile è sicuramente, a nostro avviso il prodotto più riuscito. Il vino è un IGT Isola dei Nuraghi ed è ottenuto da un uvaggio di tre vitigni autoctoni e semi sconosciuti ai più (Maristellu, Barbera sardo e Bovale) e nonostante il “generoso” grado alcolico (14 % vol.), riesce ad essere un vino molto piacevole da bere con una inusuale freschezza degustativa. Per sua natura e composizione è da bersi in accompagnamento a piatti corposi e saporiti come, ad esempio, cacciagione di pelo (cinghiale su tutti) e formaggi stagionati. Continua a leggere
Vino e hamburger, matrimonio perfetto
Abbinare hamburger gourmet a grandi vini. E’ questa la sfida lanciata dai proprietari di ITaste, ristorante di Grezzana, tra la Valpolicella e la Lessinia veronese, che hanno deciso di proporre ai loro clienti nuovi abbinamenti alle loro specialità. L’esperimento, provato in anteprima, è riuscito. L’hamburger italiano infatti si è affrancato ormai da tempo dalla nomea di junk food grazie alla scelta accurata delle materie e nonostante l’accostamento con la birra vada per la maggiore, ci sono ampi spazi di scoperta gustativa grazie alla scelta del vino giusto. Continua a leggere
Sicilia en primeur 2014: raffinatezza e territorio
Sicilia en primeur 2014 è un grande evento di presentazione alla stampa internazionale e nazionale dell’annata dei vini siciliani con degustazione alla cieca e non di (quasi) tutti i vini dei produttori appartenenti ad Assovini Sicilia che cura la manifestazione. Noi di Avvinando abbiamo la fortuna di partecipare da diversi anni a Sicilia en primeur e quest’anno complice il fatto di aver assaggiato davvero una quantità notevole di bottiglie è giunto il momento di fare un bilancio di come secondo noi si è evoluta la viticoltura isolana. Partendo da un dato quasi più antropologico che storico: qui l’uva ha accompagnato l’uomo fin dalla notte dei tempi. Persino sulle Eolie, location della kermesse di quest’anno al Therasia Resort di Vulcano, che anzi furono per certi versi un crocevia importantissimo della diffusione del vino, come ha raccontato il professor Attilio Scienza portando ad esempio la presenza nello straordinario museo archeologico di Lipari di una anfora di Chios, uno dei vini più rinomati dell’antichità. Ebbene, presi nel suo insieme, oggi possiamo dire che i vini della Sicilia si sono lasciati alle spalle definitivamente la nomea non sempre positiva di vini “forti” per lasciare il campo a una ricerca di grande raffinatezza, tradotta però in sicilianità, che vuol dire territori particolari che regalano vini altrettanto unici. Vediamo quali ci sono piaciuti di più quest’anno.
Cinque Nero d’Avola alla cieca: da 5 a 50 euro
L’occasione è ghiotta: cinque bottiglie di Nero d’Avola da degustare alla cieca nella propria cucina insieme a un gruppo di amici. Loro non sanno nemmeno di che bottiglie si tratta. Io che ho messo il foglio di allunimio alle bottiglie esco dalla stanza e lascio che uno di loro segni le bottiglie con dei numeri. Ovviamente una riccca cena fa da corredo al tutto. L’idea era di quelle balzane: scegliere una bottiglia per fascia di prezzo e vedere alla cieca l’effetto che fa. In realtà ci siamo riusciti solo in parte. Comunque questi erano i “campioni” selezionati. Nero d’Avola Settesoli, 4,65 euro; Nero d’Avola Baglio di Pianetto, 8,69 euro; Chiaramonte di Firriato 9,89 euro; Tancredi di Donnafugata (unico blend con cabernet sauvignon, tannat e altre uve) 17 euro, Mille e una Notte Donnafugata 46 euro. Tutti i prezzi sono relativi a supermercati brianzoli del Lecchese. Vediamo i risultati.